Il mango è una pianta arborea originaria della regione Indo-Burmese, che appartiene botanicamente alla famiglia delle Anacardiaceae. Introdotto in Sicilia già a partire dai primi anni ’80, trattandosi di una pianta estranea al nostro clima, sono state subito studiate le risposte vegeto-produttive del mango siciliano in relazione all’ambiente di coltivazione e la qualità dei frutti.
Il mango pur essendo una pianta estranea al nostro clima, ha trovato piena adattabilità nei territori dell’isola, per cui possiamo parlare di mango siciliano.
Se all’inizio delle sperimentazioni veniva consigliata la cultivar Kensington Pride, in virtù dell’elevata vigoria e resistenza ai freddi invernali, oggi, in Sicilia sono coltivate una decina di varietà con un calendario di maturazione che va da metà agosto a novembre inoltrato e delle quali è stato valutato l’adattamento in zone vocate. Altre varietà allo studio quali Nam Dok Mai, Calypso, Valencia Pride, Rosa, R2R2, Mallika e Palmer sono ancora sotto la lente di ingrandimento per valutarne rese e qualità dei frutti.
Questi frutti sono caratterizzati da un profilo aromatico e gustativo adeguato al mercato europeo, evoluto, informato ed esigente e con aspettative di qualità elevate.
La scelta della cultivar in termini sia di periodo di maturazione che di requisiti qualitativi dei frutti va, quindi, pensata e fatta in funzione del mercato di riferimento tenendo conto anche di eventuali competitors commerciali, tra i quali la Spagna.
Per questo motivo è meglio diversificare l’offerta puntando su cultivar non commercializzate dal Paese Iberico.
La correlazione tra stadi fenologici e temperatura, nonché il confronto con i risultati ottenuti in ambienti vocati, indicano che seppur con alcuni limiti legati all’inverno, le aree della costa tirrenica della Sicilia, dove queste varietà sono state coltivate, risultano un ambiente climaticamente idoneo per il corretto evolversi delle fasi vegetative e produttive e l’ottenimento di frutti dalle eccellenti qualità organolettiche.
Bisogna dire che, anche in queste aree, soprattutto in impianti giovani, spesso si fa ricorso a differenti sistemi protettivi combinati quali frangivento, copertura delle piante contessuto non tessuto.
Si sta inoltre sperimentando anche la coltivazione in serra fredda per scongiurare eventuali danni dovuti a sporadici, ma deleteri, picchi di freddo invernali. Dai risultati della ricerca emerge come la copertura delle piante consenta di mantenere intatti i germogli del primo flusso fogliare a vantaggio della crescita vegetativa della pianta e della formazione del futuro scheletro. Anche i caldi estremi, sebbene occasionali, possono causare danni alle piante e ai frutti.
Oggi, per la coltivazione del mango in Sicilia, è in atto una crescita esponenziale della domanda di mercato e si prospetta un aumento delle superfici testimoniata dai numerosi nuovi impianti. Per approfondire la tendenza climatica tropicale della Sicilia clicca qui.
Peculiarità del mango siciliano è la maturazione sull’albero che consente la raccolta di frutti profumati, succosi e gustosi, con un elevato profilo nutraceutico, raggiungendo requisiti commerciali migliori rispetto a quelli importati, raccolti verdi e maturati in post-raccolta.
Questi frutti sono anche uniformemente e intensamente colorati e più dolci grazie al contenuto molto elevato in solidi solubili alla raccolta.
L’analisi sensoriale, infatti, evidenzia punteggi elevati per i descrittori di pregio mentre i descrittori associati ad una percezione negativa fanno registrare valori molto bassi.
I paesi produttori di frutta tropicale, per colmare il gap qualitativo dei frutti commercializzati secondo i canali di trasporto convenzionali, oggi stanno facendo ricorso all’esportazione di manghi tree-ripe (maturati sull’albero) spediti per via aerea, identificabili perché sul frutto viene applicato un logo con la scritta shipped by air.
Sebbene qualitativamente migliori rispetto ai corrispondenti frutti raccolti verdi, sono assoggettati a costi elevati che si ripercuotono sul consumatore oltre che ad un elevato impatto ambientale in termini di impronta carbonica legata al trasporto stesso. I manghi siciliani tree-ripe invece, vista la favorevole posizione della Sicilia, possono raggiungere in 24-48 ore i mercati europei con costi più ridotti e un limitato impatto ambientale, aspetto tenuto molto in considerazione dal consumatore e dalla grande distribuzione organizzata europea.
Di fondamentale importanza per la conquista di questi mercati, che possono essere assai remunerativi per i produttori, è la gestione post-raccolta dei frutti.
Bisogna evitare temperature di stoccaggio troppo basse sottoponendo i frutti a periodi lunghi di frigoconservazione inferiori a 8-10° C. Per allungare la shelf-life dei frutti si sta studiando anche l’applicazione di inibitori dell’etilene quali l’1-MCP (1-metil-ciclopropene) e l’uso di edible coating (rivestimenti commestibili edibili) in grado di mantenerne più a lungo intatta laqualità.
La commercializzazione dei frutti di mango può essere estesa anche alla formulazione di prodotti di IV gamma, molto richiesti dai mercati europei.
È una strategia che permette, al contempo, di valorizzare economicamente anche i frutti di seconda scelta. In IV gamma, è stato provato l’uso del MAP (Modifying Atmosphere Packaging) ad una temperatura di 10° C, per estendere la shelf-life di un mix tropicale di frutti di ananas, mango e arancia.
Un particolare binomio packaging/temperatura ha permesso di conservare i frutti per 9 giorni mantenendone ottime caratteristiche qualitative.
Nonostante la popolarità di questo frutto sia correlata principalmente a caratteristiche sensoriali, recenti dati dimostrano che è anche una interessante fonte di molecole bioattive. Il mango siciliano è stato sottoposto ad analisi chimico-fisiche e, al contempo, sono stati valutati alcuni parametri correlati al profilo nutraceutico (vitamina C, polifenoli, carotenoidi, attività radical-scavenging, attività antiossidante in cellule HepG2) oltre alle caratteristiche sensoriali.
I risultati ottenuti evidenziano una ampia variabilità delle caratteristiche qualitative in funzione del genotipo e del momento di raccolta.
In particolare, i frutti raccolti a maturazione di consumo potrebbero soddisfare meglio le esigenze del mercato e del consumatore in linea con una carenza di offerta di un prodotto maturato sull’albero. Al contrario, le migliori caratteristiche di durabilità dei frutti raccolti verdi e maturati dopo la raccolta (GR), appaiono soddisfare una più lunga conservazione, specialmente per le cultivar Osteen, Tommy Atkins, Keitt e Kensington Pride, che corrispondono alla quasi totalità dell’offerta varietale importata dai paesi tropicali. D’altro canto, sebbene il requisito fondamentale per la commercializzazione sia la consistenza della polpa, solo in alcuni casi i frutti GRN hanno raggiunto un livello di qualità, in termini organolettici, simile a quello dei corrispondenti MAT.