La cimice asiatica (Halyomorpha halys) conosciuta anche come cimice marmorata, è un insetto appartenente alla famiglia delle Pentatomidae.
La cimice asiatica è originaria delle regioni asiatiche come Cina, Giappone e Taiwan. Nel 1996 è stata segnalata per la prima volta negli USA, per poi arrivare nel 2004 in Europa.
La prima segnalazione ufficiale è avvenuta in Svizzera, dopodiché ci sono state segnalazioni anche in Francia e Ungheria. Infine nel 2012 la sua presenza è stata accertata anche in Italia, in provincia di Modena. Nella nostra penisola il comportamento di questo insetto è stato particolare, poiché durante i primi due anni (2012 e 2013) non ha causato danni, mentre nel 2014 c’è stata un’esplosione delle problematiche causate da questo insetto, si calcola che il 50% della produzione sia andata persa proprio a causa della cimice asiatica. L’introduzione è avvenuta accidentalmente in occidente. L’insetto era presente in scatoloni, cassette o bancali.
Per approfondire meglio l’argomento e comprendere se l’insetto rappresenta una minaccia per i fritteti del Sud Italia abbiamo intervistato Antonio Guario, agronomo ed ex direttore dell’osservatorio fitopatologico della regione Puglia: “Finora ci sono state segnalazioni un po’ dappertutto, sia al Nord che al centro della Puglia. Quest’anno l’Halyomorpha si è riversata poco nei ricoveri nei pressi delle abitazioni, a causa delle temperature non troppo fredde che hanno caratterizzato lo scorso inverno. Pertanto la sua presenza non è stata pressante, così come negli anni passati”. Guario conclude descrivendo l’entità dei danni che l’insetto ha riportato nei frutteti del Sud Italia: “Fortunatamente non c’è un numero rilevante di segnalazioni nei frutteti del Sud. Possiamo affermare che il numero delle segnalazioni è così esiguo da non destare preoccupazione a tecnici e produttori. Ad ogni modo è bene sapere che è doveroso tenere la situazione sotto controllo nel tempo, per capire se la popolazione aumenterà, rimarrà stabile o se le condizioni climatiche riusciranno a bloccare suo sviluppo. Tutto è ancora da verificare”.
La specie è altamente polifaga e riesce a nutrirsi con oltre 300 specie vegetali, sia spontanee che coltivate (il rischio è alto per melo, pero, pesco, ciliegio, albicocco, agrumi, olivo e pomodoro). Ma ha una predilezione per le erbacee. Il danno principale, provocato dalle cimici asiatiche sulle colture agrarie, è dovuto all’azione trofica dell’insetto esercitata sia nelle fasi giovanili che nella fase adulta. La sua elevata mobilità gli permette di spostarsi rapidamente dalle aree selvatiche a quelle coltivate, a seconda della disponibilità del cibo. Oggi, grazie agli studi effettuati, conosciamo alcune caratteristiche di questo insetto:
- La cimice asiatica è una specie molto invasiva. Essendo una novità all’interno del nostro ambiente, è ancora in fase epidemica. Questo perché la natura stessa non è ancora riuscita a trovare contromisure idonee a limitarne la diffusione, data la sua recente introduzione.
- È una specie altamente polifaga, nonostante abbia preferenze per alcune colture, come melo e pero, si alimenta anche di altre specie vegetali, spontanee e ornamentali.
- Ha una elevata capacità riproduttiva. Depone a più riprese gruppi di 28 uova. Secondo gli studi si stima che una cimice asiatica femmina sia in grado, nel corso della sua vita, di originare fino a 400-500 insetti. Gli individui di cimice asiatica sono dotati di elevata mobilità, in quanto pare siano in grado di volare per chilometri alla ricerca di cibo.
- È un insetto longevo infatti, anche in presenza di campi trattati, la sua vita si aggira attorno ai 12 mesi.
- Questo fitofago è dannoso in ogni stadio e sin dal secondo stadio di sviluppo è in grado di raggiungere rapidamente le colture per nutrirsi.
- La cimice asiatica è attratta dai frutti, andando pertanto a causare danni direttamente sul prodotto, senza lasciare margini di difesa alla pianta.
Sono stati evidenziati, inoltre, aspetti territoriali che favoriscono la proliferazione di questo insetto. Siti di svernamento e riproduzione possono essere rappresentati da case, fabbricati e rustici, ma anche pali, cortecce e materiali accatastati. Vicinanza a fonti di infestazione, ovvero le aree di campo più colpite, nonché a piante particolarmente attrattive, quali corniolo, frangola, prugnolo, sanguinello, nocciolo, aceri e frassini. Gli appezzamenti frammentati favoriscono il proliferare della cimice. In ultimo si è notato che la vigoria delle piante aumenta il rischio di attacchi da parte della Halyomorpha halys (predilige chiome alte e lussureggianti). Le reti anti-insetto sono l’unico mezzo di contrasto ma non sempre efficace.
Uno dei problemi più gravi è che la cimice si riproduce in tempi e modalità velocissime, quindi rischiano di essere inefficaci anche i trattamenti per debellarla. Durante il cambio delle temperature in autunno, ogni ambiente può diventare vulnerabile rispetto ad una infestazione di cimici asiatiche. Per alimentarsi pratica, mediante l’apparato boccale, delle punture per la suzione della linfa; la saliva determina reazioni biochimiche che provocano la successiva necrosi dei tessuti vegetali.
Nei frutti colpiti si osservano anche gravi deformazioni e degli indurimenti in corrispondenza della puntura. Quando colpisce i frutti in formazione provoca un effetto sughero, con deformazione e nanizzazione del prodotto. Il danno è tale che la frutta non è più vendibili neppure per la trasformazione in purea o succhi. Non è difficile ritrovare sulla frutta dei danni indiretti, dovuti alle deiezioni della cimice che imbrattano i frutti e possono dar luogo alla formazione di fumaggini.