L’intrusione delle acque salmastre è un problema irreversibile legato all’eccessivo emungimento di acqua dalle falde prossime al mare. Con il geologo Francesco Bianco approfondiamo l’argomento sull’acqua di pozzo salmastra.
Abbiamo intervistato il geologo Francesco Bianco in merito al problema dell’intrusione dell’acqua salmastra nelle falde acquifere, che causa il problema dell’acqua di pozzo salmastra.
Con il professionista capiremo le cause ed i meccanismi legati a questo fenomeno e come ci si sta muovendo per contenere il problema.
La Puglia è una regione interessata dal problema dell’intrusione delle acque salmastre, fenomeno tanto più evidente quanto più i terreni sono prossimi al mare. Cosa accade esattamente?
Il fenomeno dell’intrusione delle acque salmastre si verifica soprattutto nelle zone costiere e, se prendiamo in considerazione la Puglia, ritroveremo il problema per lo più nel territorio del Salento. Per spiegare questo fenomeno bisogna avere presente la nozione di carico idraulico, ovvero dell’altezza della colonna d’acqua che si osserva nel pozzo.
Il carico idraulico è minore in prossimità del mare, mentre è maggiore nell’entroterra. Quando realizziamo un pozzo per uso irriguo e tirando acqua dolce lo spingiamo al di sotto del cosiddetto “carico idraulico delle acque di falda”, il peso dell’acqua dolce cesserà di essere in equilibrio con l’acqua salmastra. L’equilibrio acqua dolce/acqua salmastra viene a mancare e, continuando ad emungere acqua, si arriva ad estrarre acqua salmastra. Si è verificata un’intrusione di acqua salmastra all’interno dello strato di acqua dolce.
Si tratta di un fenomeno che può toccare porzioni di territorio più o meno ampie. La zona costiera può essere interessata da questo fenomeno anche per 5 km nell’entroterra. Ovviamente questo è un problema dal punto di vista agronomico, perché la qualità dell’acqua peggiora e si può arrivare a non poter praticare varie colture che si presentano più esigenti dal punto di vista idrico.
Un’infiltrazione dell’acqua per 5 km dal mare verso l’entroterra significa perdere una fascia di territorio importante. Cosa si fa per contenere il problema?
L’Autorità di Bacino considera alcune zone costiere come “zone di contaminazione salina”. In queste zone non è possibile ricevere autorizzazioni per effettuare nuovi pozzi. In questi casi bisogna utilizzare l’acqua di un pozzo già esistente oppure fare delle vasche di espansione, o ancora utilizzare l’acqua di un consorzio irriguo.
Se volessimo fare un altro esempio, a Noicattaro (Ba), anche se siamo relativamente lontani dal mare, esistono delle prescrizioni dell’autorità di bacino che impongono dei limiti alla profondità dei pozzi: in questi casi non si può emungere oltre un certo volume. Questo per evitare di generare con l’emungimento un abbassamento del pelo libero dell’acqua.
Quando una falda diventa salmastra non è più possibile recuperarla, giusto?
Praticamente sì. Per migliorare la situazione dovrebbero esserci delle precipitazioni piovose tali da rigonfiare nuovamente la falda e nel contempo non si dovrebbero utilizzare i pozzi per qualche tempo. Ma parliamo di un evento irrealistico, che nel concreto non si manifesta.
Il problema dell’intrusione di acqua salmastra nelle falde è in aumento o con azioni a livello territoriale, stiamo riuscendo a contenerlo?
La normativa messa in atto dall’Autorità di Bacino della Puglia, prevede numerose restrizioni, vieta di realizzare pozzi in alcune zone di costa, impone limiti più stringenti riguardo le profondità massime raggiungibili dai pozzi e l’emungimento delle acque. Queste azioni hanno permesso di contenere il problema.
I pozzi che vengono realizzati in maniera abusiva sono un fenomeno che si sta riuscendo a contenere oppure è presente ancora oggi?
In linea di massima si tratta di un lascito del passato, degli anni ‘70 – ‘80, quando mancavano normative volte a regolamentare il fenomeno. Purtroppo il fenomeno dell’abusivismo nei pozzi è abbastanza agevole in alcune aree di territorio prossime al mare dove è molto semplice realizzare un pozzo.
In questo caso la falda si trova a pochi metri ed è sufficiente scavare anche solo per 15 – 20 metri per attingere acqua. Il pozzo venne realizzato in poche ore. Molto più complicato è invece realizzare un pozzo ad una quota sul livello dal mare pari a 200 – 250 metri. Nel territorio di Casamassima (Ba), per esempio, i lavori richiedono una intera settimana.
In questo caso gli operatori sono molto più esposti e diventa molto più rischioso realizzare un pozzo abusivo. In generale serve un monitoraggio continuo del territorio, attraverso pozzi campione, in modo da controllare periodicamente il livello della falda piezometrica e il livello di salinità dell’acqua.
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