Drupacee: lo scenario della campagna calabrese

da Redazione FruitJournal.com

Fruitjournal.com ha intervistato Francesco Guarino, responsabile dell’ufficio tecnico del consorzio O.P. SIBARIT, sito a Castrovillari in provincia di Cosenza.

Il consorzio SIBARIT nasce nel 1989, per iniziativa delle Cooperative ortofrutticole locali, con l’obiettivo di coordinare le azioni delle aziende associate al fine di organizzare, concentrare, valorizzare e commercializzare sul territorio nazionale ed internazionale, la produzione agricola.

 

Con il dottor Guarino abbiamo avuto l’opportunità di captare le tendenze ed i problemi dell’attuale campagna di drupacee.

 

Di quali colture vi occupate? 
“Prevalentemente ci occupiamo di pesche, nettarine, percoche e pesche piatte; per un’estensione di circa 700 ettari. Abbiamo, inoltre, 150 ettari di kiwi, 200 di clementine e 100 di albicocche. Il nostro ufficio tecnico ogni settimana redige un bollettino fitosanitaro con cui suggeriamo ai soci quando è il momento migliore per compiere attività come: potatura, diradamento, raccolta, difesa integrata e come gestione l’irrigazione. L’aspetto più importante in questo periodo”.

 

Come è stato l’andamento della stagione dal punto di vista climatico?
“Non possiamo dire di aver avuto una delle migliori campagne, ma ci siamo difesi bene. La gelata del 4 aprile che ha colpito l’agro di Altomonte (CS) ha quasi azzerato la produzione. Dei 15 mila quintali stimati, se saremo fortunati, ne raccoglieremo 2-3000. Nella stessa zona abbiamo anche degli actinidieti, che fortunatamente non hanno mostrato problemi perché si trovano ancora nella fase di inizio germogliamento. Nel comune di Castrovillari, in provincia di Cosenza, dove abbiamo la principale produzione peschicola, il clima è stato più clemente. Qui per le varietà precoci di pesche e nettarine abbiamo registrato una produzione normale ed i prezzi sono stati anche relativamente buoni, se confrontati con la disastrosa campagna di altri produttori. Gli areali con varietà più tardive, invece, hanno registrato un eccesso di pioggia in fioritura, per cui l’allegaggione non è stata altrettanto buona come per le varietà precoci. Le perdite per pesche e nettarine si stimano attorno al 10% per le cultivar più precoci ed attorno al 30-40% per le medio/tardive. Per cv tardive mi riferisco alle varietà che si raccolgono a partire dal 5-10 luglio fino a fine agosto”.

 

Cosa può dirci, invece, dal punto di vista fitopatologico?
“Dal punto di vista fitopatologico, per quanto riguarda la Bolla del pesco (Taphrina deformans) è andato tutto bene, non abbiamo avuto problemi, tra l’altro contro questo fungo è possibile mettere in atto solo una difesa preventiva; stessa situazione per Moniliosi e cocciniglia che sono state  nella norma:Cocciniglia bianca (Pseudaulacaspis pentagona) e Cocciniglia di S. Josè (Comstockaspis perniciosa) vengono adeguatamente  controllate con interventi autunno-invernali. I nostri produttori adottano la strategia della confusione sessuale, su 700 ettari risulta fondamentale coprire il 100% dell’area, perchè ci si portegge l’un l’altro. La tecnica della confusione sessuale, inoltre, viene attuata ed è risolutiva contro la Tignola orientale del pesco (Cydia molesta -Busck) e lo è parzialmente  contro la tignola del pesco (Anarsia lineatella-Zeller, 1839). Le cocciniglie: Cocciniglia bianca (Pseudaulacaspis pentagona)  e Cocciniglia di S. Josè (Comstockaspis perniciosa) vengono adeguatamente  controllate con interventi autunno-invernali.

 

In questo modo riusciamo a tenere molto basse le soglie degli attacchi. Per quanto riguarda l’Oidio del pesco (Sphaerotheca dannosa v. persicae) va tenuto sotto controllo tutti gli anni con prodotti sistemici e/o zolfo, in quanto, può provocare gravi danni alla produzione. Stiamo registrando qualche problemino di mosca, ma sempre nella norma. La Frankliniella occidentalis è abbastanza contenuta. Vista la frequente piovosità registriamo molta vegetazione spontanea”.

 

“Su circa 1000 ettari che seguo ho riscontrato solo qualche infestazione da afidi, per questo oltre al trattamento pre fiorale con il Flonicamid, è stato necessario intervenire tempestivamente anche in un secondo momento. Seppur inferiore rispetto all’anno scorso, notiamo diversi sintomi da Sharka sui frutti. Di anno in anno si contano sempre più casi di questa virosi anche al Sud; per questo stiamo facendo un po di “pulizia varietale” selezionando quelle più tolleranti. Sull’albicocco, la situazione è abbastanza drammatica, in quanto, su 100 ettari di solito avevamo una produzione di 12-15 mila quintali, quest’anno siamo intorno ai 2900 ed arriveremo sui 4000 con il tardivo. Qui la gelata ha fatto molti danni e le ripetute fioriture hanno drasticamente ridotto l’allegazione. Dal punto di vista commerciale la situazione non è drammatica, ovviamente il prezzo è buono, ci voleva solo qualche quintale in più”.

 

In che modo gestite l’irrigazione?
“Per l’irrigazione stiamo usando un sistema di controllo dell’evapotraspirazione (ET) grazie alle stazioni meteo poste in campo, applichiamo il coefficiente colturale del pesco, ma non è una cosa meccanica e di volta in volta ci regoliamo sulla base di diversi parametri e della fase fenologica in atto. Quando si lavora con il metodo dello stress idrico controllato bisogna essere particolarmente attenti e precisi, perché i danni sulla produzione possono essere davvero ingenti. In tutti i nostri frutteti pratichiamo l’irrigazione con irrigatori localizzati o due gocciolatoi a pianta. Oppure, realizziamo una fascia unica con gocciolatoi da 2 litri posti a 50 cm. Ovviamente questo comporta dei turni giornalieri con volumi più bassi, perchè altrimenti non riusciremmo a soddisfare le esigenze della pianta.

 

AUTORI: Claudia Accoto

©fruitjournal.com

 

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