Le potenzialità del nocciolo nel meridione – Prima parte

da Redazione FruitJournal.com

Recenti contratti di acquisto a lungo termine lanciati dall’industria dolciaria hanno aumentato l’attenzione per una specie da sempre ritenuta più tipica di ambienti forestali che agricoli.

Un breve viaggio alla scoperta di una delle specie principali nel comparto della frutta secca, per verificare possibilità e potenzialità di questa coltura.

 

Negli ultimi anni il nocciolo sta suscitando grande interesse tra gli imprenditori agricoli a seguito della forte domanda dell’industria di trasformazione.In questo campo l’Italia detiene un primato assoluto grazie alla presenza della Ferrero, che fa della nocciola la materia prima di prodotti dolciari noti a livello mondiale. Un interesse che contraddistingue da anni l’intero comparto della frutta secca e di cui Fruit Journal si è già interessato, trattando il mandorlo ed il noce.

 

Nelle aree meridionali, oltre al tradizionale e storico areale campano in provincia di Avellino, che ora si sta allargando nell’alto casertano e nel beneventano, altro distretto importante per la nocciola è quello siciliano, nelle aree interne a cavallo tra le provincie di Messina, Catania, Palermo ed Enna, nonchè nei territori collinari e montani della catena dei Nebrodi.

 

Il nocciolo in Italia e all’estero

La filiera del nocciolo, in campo internazionale, è caratterizzata da alcuni elementi:

• Un solo Paese, la Turchia, concentra il 70 per cento circa della produzione mondiale, con ruolo di price maker, caratterizzato da un’alternanza di produzione ed offerta che varia da unanno all’altro;

• Una forte volatilità dei prezzi nelle varie fasi di scambio, come conseguenza della variabilità dell’offerta turca, con significativo ruolo degli sgusciatori che gestiscono importanti stock di prodotto;

• La domanda mondiale in crescita con prezzi in aumento, anche a causa del calo dell’offerta turca;

• L’incertezza delle forniture da parte della Turchia nelle ultime stagioni a causa di problemi climatici, dell’obsolescenza degli impianti, della carenza di manodopera e dell’instabilità socio-politica.

 

La Fig. 1, ricavata da dati FAO, mostra i trend di superfici produttive e produzioni tra Turchia ed Italia.

 

La filiera nazionale è invece caratterizzata da:

• una forte oscillazione produttiva e necessità di import a causa della crescente domanda (la sola Ferrero nel periodo 2007/2015 ha aumentato la domanda di circa 25.000 Tonnelate di nocciole sgusciate);

• un’estrema variabilità dei prezzi, anche nel corso della stes-

sa campagna;

• la necessità dell’industria di garantirsi disponibilità del prodotto in quantità, qualità, sostenibilità ambientale e tracciabilità;

• l’urgenza di innovare il processo produttivo per una sua maggiore efficienza che passa attraverso una più precoce entrata in produzione, un aumento delle rese ad ettaro ed un maggior ricorso alla meccanizzazione.

In fig. 2 è riportata la stima del fabbisogno delle nocciole in guscio in Italia ed il rapporto tra la produzione nazionale ed il saldo import/export. Si può pertanto facilmente affermare che esistono le condizioni per un aumento delle superfici produttive in Italia. Proprio questa analisi ha spinto la Ferrero a lanciare il “Progetto Nocciola Italia” che prevede, nell’arco di un quinquennio, l’incremento di 20.000 ettari, circa il 30% della superficie totale attualmente coltivata.

 

Il progetto propone un interessante contratto di filiera a lungo termine, in grado di assicurare una redditività certa agli impianti attraverso la determinazione di un prezzo minimo di acquisto al di là delle fluttuazioni di mercato, suscettibile di aumentare in base alla qualità raggiunta. Il prezzo delle nocciole è quindi legato alla professionalità dei produttori che devono interpretare la coltivazione secondo criteri tipici della frutticoltura, abbandonando definitivamente le vecchie e tradizionali modalità di gestione dei corileti. Con questo obiettivo, di seguito sono accennati alcuni aspetti fondamentali da considerare per quanti ipotizzano di cimentarsi nella coltivazione del nocciolo.

 

Biologia del nocciolo

La biologia del nocciolo è complessa e bisogna tenerne conto in relazione all’areale di coltivazione per verificarne adattabilità e vocazionalità e per non incappare in cocenti delusioni derivanti da scelte sbagliate. Il nocciolo appartiene alla famiglia delle Betulacee, sottofamiglia Coryloideae, genere Corylus. All’interno di questo genere ci sono una quindicina di specie, tra le quali quelle di interesse agrario sono per l’Europa C. avellana, C. colurna e C. maxima; È pianta a portamento arbustivo che può raggiungere i 5 – 9 mt di altezza con un’ampia chioma; è caratterizzata da continua emissione di polloni che generano un numero variabile di fusti.

 

Il nocciolo è specie monoica e diclina, ovvero con i fiori maschili e femminili separati ma presenti sulla stessa pianta con periodi di maturazione e di sviluppo differenti. La fioritura è compresa tra gennaio e marzo. È una specie autoincompatibile: questo significa che l’im- pollinazione dei fiori femminili di una pianta non può avvenire con polline dei fiori maschili della stessa o di piante della stessa cultivar.

 

Per questo motivo il corileto deve essere costituito da più varietà che s’impollinano a vicenda. L’impollinazione è ad opera del vento – anemofila – e la fecondazione avviene molto tempo dopo l’impollinazione. Infatti, l’ovario completa lo sviluppo in 3 – 4 mesi prima di essere pronto per la fecondazione che avviene a cavallo tra maggio e giugno. Il germogliamento, che avviene nel mese di marzo, è successivo alla fioritura. La maturazione è scalare e può durare 3 – 4 settimane tra agosto e settembre.

 

Necessità pedo climatiche

Il nocciolo resiste a temperature invernali minime di – 20°C quando la pianta è in riposo vegetativo con le gemme dormienti. Temperature critiche che possono incidere negativa- mente sono le seguenti:

• -5/-10°C per i fiori femminili (stigmi)

• -7°C per gli amenti in allungamento

• -2,5/-4°C con germogli in accrescimento

 

Oltre che rispettare tali caratteristiche, bisogna evitare:

• aree soggette a gelate primaverili come i fondo-valle (considerato che il germogliamento avviene a metà-fine marzo);

• aree molto ventose;

• aree a bassa umidità dell’aria (<70%);

 

Circa le caratteristiche del suolo, il nocciolo sviluppa un apparato radicale prevalentemente entro i 50 cm ma con radici che si approfondiscono fino a 2 m nei suoli profondi. Pertan- to, è una pianta che necessita di terreni di medio impasto, ben drenati e non tollera il ristagno idrico; il pH, deve essere compreso tra 6 e 7,8.

 

Fabbisogni irrigui

Generalmente il nocciolo è stato sempre coltivato in asciutto, con apporti idrici esclusivamente provenienti dalle precipitazioni atmosferiche che dovrebbero assicurare tra gli 800 ed i 1000 mm di acqua nel corso dell’anno. È una specie sensibile alla carenza idrica con un ciclo annuale complesso, che presenta fasi critiche da giugno ad agosto (contemporaneità di fase finale della formazione dell’area fogliare, fecondazione, riempimento del seme, induzione e differenziazione a fiore delle gemme).

 

Appare evidente come una corilicoltura interpretata secondo i principi della frutticoltura moderna, con rese in sgusciato che dovrebbero essere non al di sotto di 2.2 t/ha deve considerare la dotazione di impianti irrigui o meglio di fertirrigazione in grado di assicurare esigenze idriche tra i 1500 e 3000 metri cubi nel periodo tra aprile ed agosto. La possibilità della sub-irrigazione offre vantaggi notevoli visto che si eliminerebbe l’ingombro che le ali gocciolanti nei lavori di gestione del suolo, spollonatura e raccolta da terra.

 

Concimazione

Nella fase di allevamento (primi 2-3 anni) la distribuzione dei concimi dovrà avvenire in prossimità delle piante considerati i volumi esplorati dall’apparato radicale in formazione. Successivamente, nella fase di produzione, calcolando una produzione di 2 t/ha, le unità di fertilizzanti da assicurare potranno essere 70 N – 40 P – 80 K, ricordando che il nocciolo, prima della caduta delle foglie, presenta un picco di accrescimento autunnale, ben maggiore del picco primaverile che segue di poco l’inizio dell’accrescimento dei germogli. Pertanto, è consigliabile destinare circa 1/3 dell’azoto da apportare in tale periodo. Gli altri elementi possono invece essere distribuiti tra marzo e maggio.

 

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