La campagna 2020 è ancora in corso per le mandorle, ma è già tempo di bilanci. A offrire una panoramica della stagione, Rocco Giorgio, titolare della “Azienda Agricola Giorgio, nata nel 2003 in agro di Toritto (Ba).
Dei circa 35 ettari totali, 15 sono dedicati al mandorleto con le varietà autoctone: “Filippo Cea” e “Antonio De Vito”. L’azienda ha un ordinamento pluricolturale, infatti si coltivano anche oliveti, vigneti e seminativi. Da diversi anni, inoltre, è stata convertita bio.
Per le mandorle pugliesi l’annata 2020 pareva essere una delle peggiori, si sono avverati i pronostici?
Purtroppo sì. La raccolta è iniziata dopo Ferragosto e proseguirà per tutto il mese di settembre. Si è già registrata, però, una perdita pari a circa l’80-85% del prodotto, a causa della gelata tardiva di aprile. In termini di volumi, quindi, la produzione è abbastanza bassa, sebbene, in termini di qualità, il frutto di quest’anno sia eccellente. I prezzi, invece, si aggirano intorno a 6-7 euro/kg per quanto riguardo il prodotto edibile.
La stagione primaverile non ha quindi inciso negativamente, perlomeno sulla qualità.
No, fortunatamente. L’unica nota negativa è stata determinata dal fattore climatico. Anche per quanto riguarda le problematiche di natura fitopatologica non abbiamo subito grandi ripercussioni. Eccetto durante la primavera, quando si sono manifestati alcuni attacchi da parte di afidi e monilia. Tuttavia, essendo un’azienda a conduzione biologica, anche per la difesa fitopatologica abbiamo fatto ricorso a prodotti ammessi in bio che ci hanno garantito una qualità ottimale.
In termini produttivi, il bilancio può dirsi negativo anche rispetto all’annata precedente?
Decisamente. Il 2019 è stata un’ottima annata, molto produttiva, eccellente sia in termini di quantità che di qualità. A differenza di quest’anno in cui, pur avendo un prodotto di qualità, i volumi sono stati scarsi. Un dato ancor più scoraggiante se si considera che proprio negli ultimi anni la richiesta di mandorle sta crescendo significativamente. In media, infatti, si consumano almeno cinque mandorle al giorno. Questo si deve anche alla maggiore consapevolezza delle proprietà nutritive di questo frutto, che oltre ad essere buono è anche salutare.
Come state conducendo la raccolta?
Solitamente la raccolta è meccanizzata e avviene con l’ausilio di macchine scuotitrici, eccetto per gli appezzamenti in cui il prodotto scarseggia o gli alberi sono collocati in modo sparso. Qui, infatti, si interviene manualmente con l’impiego delle tradizionali pertiche e delle reti. Quest’anno, però, proprio a causa della scarsa quantità del frutto, stiamo raccogliendo tradizionalmente. In seguito si procederà con la smallatura, la rimozione cioè del mallo dal frutto, e con l’essiccazione – per due/tre giorni – della mandorla in guscio. In passato, quest’ultimo processo era assai caratteristico, perché i marciapiedi delle strade si riempivano di mandorle, esposte al sole per farle appunto essiccare.
Ora questo non è più possibile e noi, come cooperativa, abbiamo acquistato degli essiccatori. All’interno di questi macchinari la mandorla viene essiccata, così da permetterne una conservazione duratura. Questa è proprio una delle particolarità della mandorla: essendo conservabile, infatti, può essere venduta anche anni dopo la raccolta, quando il mercato propone un prezzo migliore. In tal senso si orienta anche l’Oleificio Cooperativo Contado, che organizza la vendita in base alla convenienza sul mercato. Due mesi fa, per esempio, il frutto edibile ha sfiorato i mille euro a quintale. Al contrario durante il periodo di raccolta – per ovvie ragioni – il prezzo cala vertiginosamente.
Parlando di vendita, in quali paesi commercializzare il prodotto?
Essendo socio della cooperativa Contado, affido tutta la produzione a loro. Di qui la mandorla di Toritto viene esportata attraverso vari canali, sia sul mercato nazionale che internazionale. La mandorla, infatti, gode di un buon mercato, perché apprezzata tanto nell’ambito del consumo “tal quale”, quanto in quello della lavorazione e trasformazione del prodotto, come per esempio avviene nel settore dolciario.
Progetti per il futuro?
Al momento, nonostante abbia già degli appezzamenti – sia a sesto tradizionale di 7-8x8m che semi-intensivi 5x5m – ho intenzione di ampliare l’azienda. Sto mettendo a dimora nuove piante di mandorlo con impianti semi-intensivi (5x5m – 400 piante/ettaro). Tra l’altro sono molto soddisfatto perché gestisco tutta la filiera: in particolare, conferisco parte del prodotto in cooperativa, ma sto anche sviluppando un mercato indipendente, commercializzando sacchetti di mandorle da 100gr. Grazie alle caratteristiche pedoclimatiche del territorio nel quale insiste l’azienda, le varietà autoctone trovano qui il proprio ambiente migliore.
In tal senso, rivolgo un invito ai giovani affinché investano sul territorio, rilanciando l’agricoltura torittese e pugliese e impegnandosi sia nella trasformazione che nella commercializzazione.
Ilaria De Marinis
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