Piezodorus lituratus: ciclo biologico, monitoraggio e contenimento

da Redazione FruitJournal.com

Dopo aver analizzato morfologia e danni da Piezodorus lituratus, la ricercatrice Ilaria Laterza descrive ciclo biologico, monitoraggio e strategie di contenimento del pentatomidae che preoccupa i frutticoltori della BAT e non solo.

Nel corso della terza sessione del Forum di Medicina vegetale, Ilaria Laterza ha fornito un quadro circa i danni da Piezodorus lituratus confusi con sintomi di cimice asiatica.


Pubblichiamo di seguito la seconda parte del suo intervento.


Biologia Piezodorus

La specie in questione è in grado di compiere nei nostri ambienti una sola generazione per anno. Come quasi tutti i pentatomidi, sverna allo stadio di adulto all’interno di ricoveri di varia natura. Durante il periodo autunno-invernale è possibile quindi ritrovarlo all’interno delle screpolature della corteccia, ma anche in cespugli di cisto e di elicriso. Con l’aumentare delle temperature, in primavera intorno ad aprile-maggio, fuoriesce da questi ricoveri e inizia ad alimentarsi con piante erbacee, prevalentemente della famiglia delle fabacee. L’insetto si nutre anche di erba medica, sulla e lenticchia.

Successivamente esso si sposta su piante arbustive, sempre appartenenti alla famiglia delle fabacee.
Dopo l’accoppiamento, che avviene fra giugno e luglio, le femmine depongono le uova sui baccelli della ginestra.

Questa informazione risulta interessante, soprattutto per il monitoraggio in campo. Dalle uova, infatti, alimentandosi a scapito di fiori o infiorescenze di erbe spontanee, si svilupperanno gli adulti che eventualmente potrebbero in seguito spostarsi alla ricerca di nuovo alimento all’interno di campi coltivati, vocati in particolare a colture fruttifere.

In questo caso, il termine potrebbero non è casuale. La comparsa di questo insetto è avvenuta solo durante l’estate scorsa. Il piezodorus, infatti, non è noto come specie fitofaga-chiave per le colture agrarie. L’ultima segnalazione in Italia è del 1974, in provincia di Palermo a opera dell’entomologo Genduso, il quale segnalava qualche problematica da piezodoro su sulla e susino. Più recentemente è stata invece segnalata la presenza su lenticchia in Turchia, dove ha causato anche decrementi della produzione del 30%.

Monitoraggio
Per quanto eccezionale, la manifestazione dell’insetto crea dunque svarieti problemi. In modo particolare per il controllo, perché non esistono sostanze registrate per contrastare il piezodorus, né sono state stabilite delle soglie di intervento.

In generale è quindi consigliabile effettuare un monitoraggio e verificare la presenza degli adulti all’interno dell’appezzamento, soprattutto durante le prime ore del mattino quando è probabile che, scuotendo leggermente le fronde degli alberi, si possa osservare la caduta degli individui.

Inoltre, durante un’eventuale fase di monitoraggio potrebbe essere interessante verificare se nei dintorni dell’appezzamento ci sono delle piante ospiti dove le femmine hanno deposto uova o dove è possibile osservare individui giovanili.

È capitato di osservare che in un appezzamento i filari maggiormente danneggiati sono quelli più esterni, confinanti con delle aree naturali e seminaturali dove poi – effettuando una veloce ricerca – sono facilmente identificate su piante di ginestra uova di piezodoro.
Tuttavia l’insetto è un buon volatore, pertanto si possono registrare danni su tutto l’appezzamento.

 

Controllo

Per quanto riguarda il controllo sono state impiegate deltametrina ed etofenprox, sostanze ammesse nei disciplinari di produzione integrata della Regione Puglia per contrastare la cimice asiatica nei pescheti.

Come facilmente intuibile, sono veramente scarse le informazioni riguardanti questo insetto, sia per quanto concerne le tecniche di controllo. sia circa il suo comportamento. Attualmente, quindi, non sappiamo se – per esempio – le aree naturali possano fungere da ricovero o da serbatoio. Oppure se al ridursi delle aree naturali, l’insetto tenda a spostarsi all’interno dei campi coltivati.

Non è neppure noto quale sia l’effetto delle temperature invernali più miti sugli individui svernanti. Si può solo ipotizzare – per esempio  – che inverni miti  provochino una maggiore sopravvivenza degli individui svernanti e quindi anche di individui ovodeponenti.

Anche per quanto riguarda il complesso dei nemici naturali si conosce ben poco: non si sa quali siano le specie di parassitoidi o predatori che possono in qualche modo contrastarlo, quanto siano abbondanti nella nostra regione e via dicendo.

Ad oggi, dunque, non abbiamo informazioni sufficienti per conoscere il vero potenziale biotico di questa specie, né tanto meno gli strumenti necessari per provare a prevedere scenari futuri.

Conoscere tutti questi aspetti, però, consentirebbe di definire il piezodoro un fitofago emergente oppure – in termini di dannosità per le piante agrarie – occasionale, come d’altronde considerato fino ad oggi.

 

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

 

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