Secondo la memoria per l’audizione sul salario minimo trasmessa dall’Istat alla Commissione Lavoro del Senato, l’agricoltura è tra i settori dell’economia con retribuzione oraria più bassa.
Eppure, nonostante gli operatori di settore abbiano un salario inferiore rispetto ad altri, il prodotto italiano sul mercato estero non riesce a spuntare prezzi competitivi, proprio a causa di costi di lavoro superiori rispetto a quelli di altre realtà.
Complice anche il lavoro irregolare, stando alle stime di contabilità nazionale, nel 2019 la retribuzione lorda per ora lavorata è stata infatti di 9,2 euro nel settore agricolo, preceduto dai servizi domestici con 7,3 euro.
Come si legge nel documento, questi valori si confrontano con un livello di 17,1 euro per il totale dell’economia, con un differenziale che conferma come questi due comparti siano, in assoluto, quelli nei quali la retribuzione oraria è più bassa.
Un fattore assai incisivo – come segnalato dall’Istat – è da attribuire, in entrambi i casi, alla presenza di una quota particolarmente elevata di lavoro irregolare, pari rispettivamente al 39,7 e al 58,6% delle unità di lavoro dipendenti. Fattore particolarmente evidente in agricoltura, dove le stime di contabilità nazionale indicano che la retribuzione oraria media per la componente regolare è di 10,9 euro.
Al contrario, più contenuto è l’effetto del tasso di irregolarità nei servizi domestici, dove la retribuzione oraria di un lavoratore regolare è di 7,7 euro.
A questo devono poi aggiungersi i dati Istat relativi al 2020 in ambito di produzione e valore aggiunto.
Secondo la stima preliminare Istat dell’andamento del settore agricolo per l’anno appena trascorso, infatti, i dati del 2020 non sono incoraggianti: la produzione agricola si è ridotta del 3,3% in volume, il valore aggiunto lordo ai prezzi base è sceso del 6,1% in volume e le unità di lavoro sono diminuite del 2,4%.
A subire un drastico ridimensionamento, la produzione di olio con un calo del -18%. L’annata, tuttavia, non è stata favorevole per la maggior parte dei prodotti agricoli con decrementi del -2,2% per le coltivazioni industriali e del -1,9% per il vino.
Senza dubbio, un impatto notevole è da ricondurre alla pandemia da Covid-19 che ha fortemente condizionato le attività dei servizi e le attività secondarie delle aziende agricole.
Nello specifico, la pandemia ha pesantemente colpito le attività secondarie (-18,9%), che comprendono quelle di agriturismo, i servizi connessi all’agricoltura (-3,8%) e la florovivaistica (-8%).
In ultima analisi, per quanto riguarda le Unità di Lavoro (Ula) si è registrata una flessione del 2,4%, cifra che sintetizza il calo del 3,9% dei lavoratori dipendenti e dell’1,7% di quelli indipendenti.
Ilaria De Marinis
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