Gestione del suolo e produttività in pescheto

La gestione del suolo in pescheto è il focus di uno studio di un team di ricercatori che mirano a migliorare la produttività, nonostante le difficoltà legate a clima e suolo

da Redazione FruitJournal.com

Anche in pescheto, la corretta gestione del suolo influisce sulla funzionalità dell’albero, la produttività e il consumo di acqua, determinando – in condizioni semiaride – un ritardo nella maturazione.

Il pesco è tra le specie da frutto più rappresentative e apprezzate del bacino del Mediterraneo. Attualmente, grazie alle favorevoli condizioni pedoclimatiche, il Sud Italia è particolarmente indicato per cultivar di pesche a maturazione precoce e tardiva.

D’altro canto, sebbene le condizioni semiaride siano adatte alla coltivazione di varietà a maturazione tardiva, la mancanza di acqua stagionale e la graduale riduzione della fertilità biologica del suolo, accentuata da un’impropria gestione dello stesso, stanno mettendo a dura prova il settore.

Di qui, lo studio condotto da un team di esperti italiani sulle differenti possibilità di gestione del suolo in pescheti a maturazione tardiva.

Coordinato da Pasquale Losciale, oggi professore presso il Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell’Università di Bari, il lavoro ha coinvolto anche i ricercatori Liliana Gaeta, Luigi Tarricone e Pasquale Campi del CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, e il professore Luigi Manfrini del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna.

Nel lavoro di ricerca, durato due anni, sono state confrontate quattro differenti modalità di gestione del suolo:

  • completamente arato (controllo);
  • pacciamato con pellicola di plastica riflettente riutilizzabile;
  • pacciamato e sovesciato con leguminose, in seguito all’allegagione della pesca;
  • completamente arato, ma con suolo irrigato con volumi di acqua pari a quelli trattenuti dalla pacciamatura con pellicola di plastica. La quantità di acqua fornita in questo caso è stata inferiore rispetto a quella utilizzata per irrigare il controllo.

Il confronto è stato eseguito analizzando caratteristiche del suolo, uso dell’acqua, funzionalità dell’albero, crescita e qualità dei frutti, resa e produttività dell’acqua.

I risultati hanno quindi evidenziato che, pur ricevendo circa il 50% dell’irrigazione regolare, la pacciamatura riflettente riutilizzabile riduce la perdita di acqua e la presenza di carbonio nel suolo.

Importanti riscontri si sono registrati anche per la mineralizzazione, che non influenza l’assimilazione del carbonio o la resa e dimensione dei frutti, ma aumenta la produttività dell’acqua. È importante sottolineare, infatti, che se la programmazione dell’irrigazione non viene seguita correttamente, il cambiamento climatico – con il relativo aumento delle temperature – può avere effetti negativi sulla produttività degli alberi.

Ne è risultato che una gestione razionale del suolo può ottimizzare l’uso dell’acqua attraverso diverse modalità: diminuendo l’evapotraspirazione del suolo, utilizzando materiale per pacciamatura artificiale o naturale, aumentando la capacità di ritenzione idrica del suolo, tramite decompattazione e arricchimento di materia organica.

Lo sviluppo e l’implementazione di appropriate strategie di gestione del suolo potrebbero quindi rendere la produzione economicamente più vantaggiosa ed ecologicamente più sostenibile.

 

gestione del suolo

Uno studio pluriennale ha mostrato, inoltre, quanto fertilizzanti, consumo di energia e acqua abbiano compromesso la produzione di questa coltura.

D’altra parte, il settore è ormai quotidianamente chiamato a rispondere a specifici standard qualitativi, capaci di soddisfare la domanda dei consumatori.
Una realtà che, pur rendendo il settore molto competitivo, genera tuttavia preoccupazione e innalza sempre più l’asticella della qualità. Senza considerare lo sfruttamento irrazionale del suolo perpetuato in passato con le ripercussioni sulle risorse naturali e sul funzionamento stesso degli ecosistemi che si osservano oggi.

Un altro fattore di criticità è poi riconducibile al cambiamento climatico che minaccia oggi la produzione di frutta nel Mediterraneo.

Il generale aumento delle temperature e le condizioni di stress idrico a cui sono sottoposte le piante, insieme a pratiche di sfruttamento intensivo del suolo e ridotta disponibilità di risorse, rappresentano infatti problematiche significative per i produttori. Produttori che, tra l’altro, sono spesso lasciati soli nella gestione dei loro frutteti, sprovvisti di conoscenze e strumenti necessari a fronteggiare i cambiamenti ormai in atto.

Tornando alla ricerca citata nella prima parte dell’articolo, essa ha evidenziato come specifiche pratiche di gestione – quali minime lavorazioni del suolo, apporto di emendamenti organici, trinciatura dei residui colturali – possano offrire beneficio alla coltura nel lungo periodo.

In particolare, è stato sperimentato che in un pescheto di un areale mediterraneo questi benefici si traducono in un aumento della produzione e della sostenibilità, con livelli più elevati di carbonio organico del suolo.

Studi recenti hanno infine evidenziato l’effetto positivo per produttività ed efficienza idrica su pesco della pacciamatura con film plastico (biodegradabile e altamente riflettente).

In generale, però, è sempre consigliabile impiegare metodi e approcci che tengano conto delle differenti condizioni pedo-climatiche e delle singole esigenze del frutteto, al fine di poter ottenere i risultati migliori in termini di qualità e sostenibilità.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

Articoli Correlati