Sicilia, crisi degli agrumi: frutti abbondanti, ma prezzi troppo bassi

da Redazione FruitJournal.com

Per le arance di Sicilia la campagna 2021 volge al termine, ma la crisi degli agrumi frena il mercato. Complice la siccità autunnale, i frutti di piccolo calibro abbondano negli areali orientali dell’Isola, ma i prezzi di mercato non bastano a coprire i costi di produzione.

Dopo Puglia e Calabria, la crisi degli agrumi colpisce anche la Sicilia e le associazioni del territorio chiedono ora un incontro urgente con il presidente della Regione, Nello Musumeci.

 

Le arance, tante ma di piccolo calibro, spuntano infatti prezzi troppo bassi, con un calo del 13,7% rispetto allo scorso anno. La piccola pezzatura dei frutti e la generale contrazione dei consumi hanno quindi costretto centinaia di produttori e addetti al settore a far fronte a una produzione in esubero ancora tutta da smaltire.

 

Di qui la richiesta urgente di Confagricoltura Catania, Cia Sicilia orientale e Fruitimprese Sicilia al presidente Musumeci e all’assessore all’agricoltura Toni Scilla.

“Abbiamo necessità di smaltire tonnellate di arance ancora sugli alberi, ma non abbiamo la domanda. La Regione Siciliana intervenga per concordare con le industrie un ritiro straordinario. In alternativa si diano in beneficenza, ma non si lascino marcire”.  Questo l’appello lanciato dai rappresentanti delle organizzazioni di categoria e delle imprese agrumicole nel corso di una conferenza stampa tenutasi qualche giorno fa nella sede del Consorzio arancia rossa.

“Intervengano i governi, sia regionale che nazionale – ha dichiarato il presidente Cia Sicilia orientale Giuseppe Di Silvestro – per lavorare su prospettive future di tutela e sviluppo del comparto”. “Un comparto – ha sottolineato Giovanni Selvaggi di Confagricoltura Catania – che va avanti senza aiuti, che continua a fare investimenti e a garantire, in controtendenza rispetto ad altri settori, la tenuta economica e occupazionale del nostro territorio”.

 

“Chiediamo regole, norme, programmazione e un nuovo modello organizzativo che continuano a mancare – ha aggiunto Selvaggi – un catasto agrumicolo, per esempio, e accordi con paesi terzi che tengano conto dei nostri costi di produzione superiori di oltre il 200% rispetto agli altri”.

Anche la filiera intermedia di trasformazione del prodotto è in emergenza – ha poi spiegato Placido Manganaro di Fruitimprese Sicilia – la Sicilia parte con un gap strutturale costituito dal costo del trasporto, al quale si aggiungono quelli più generali del costo del lavoro e dei contributi previdenziali, di molto superiori a quelli sostenuti dai nostri competitor europei”.

 

“Al nuovo governo Draghi appena insediato – ha quindi concluso Di Silvestro – chiediamo fatti concreti e la necessaria attenzione. Potrebbe cominciare con l’eliminare l’ingiustizia appena subita dai produttori di arance di vedersi riconosciuta da Agea solo 25mila euro di contributo nel “de minimis” a fronte di centinaia di migliaia di euro spesi per la riconversione degli agrumeti flagellati dal virus Tristeza. Sono stati riconosciuti complessivamente solo 8 milioni di euro a fronte, per esempio, degli 80 milioni di euro che il Governo nazionale precedente ha assegnato per l’emergenza cimice asiatica in altre regioni”.

D’altra parte, nel settore emergono voci contrastanti. Sono diversi, infatti, coloro che lamentano una cattiva gestione del settore, piuttosto che una reale crisi degli agrumi. Molti attori della filiera hanno così lanciato un appello ben diverso: investire nelle risorse disponibili, soprattutto in questo momento in cui risultano abbondanti, al fine di cogliere tutte le opportunità offerte dalle nuove politiche agricole. “Attenzione a parlare ancora, disinvoltamente, di crisi agrumicola – hanno dichiarato alcuni addetti del settore – ci si deve rendere conto che così non si aiuta il settore, ma al contrario lo si penalizza”.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

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