A dare nuova spinta al mercato dei portinnesti per piante da frutto, i tanti programmi di miglioramento genetico che stanno cambiando il ventaglio di proposte in circolazione. Tra le maggiori novità, si trovano portinnesti ciliegio, melo e pero.
A differenza di melo e pero, per le drupacee la situazione si presenta generalmente ancora stazionaria. Eccezion fatta per il ciliegio, per il quale si rileva – infatti – il maggior numero di innovazioni tanto nell’ambito dei portinnesti, quanto in quello delle tecniche colturali.
Attualmente, però, le novità sembrano interessare soprattutto gli areali produttivi del Nord Italia, dove si assiste da qualche anno all’introduzione di portinnesti ciliegio GiSelA®. Questi, infatti, si stanno diffondendo tra l’arco alpino e la Pianura Padana. Portinnesti di nuova generazione sono comunque già in fase di sperimentazione: si tratta dei GiSelA® 12, 13 e 17, più vigorosi dei precedenti 5, 6 e 3, ma anche più rustici e versatili.
Scendendo verso le aree collinari e pedemontane, dove sono presenti terreni calcarei o con limitata disponibilità idrica, sono ancora diffusi il Colt, il MaxMa Delbard® 60 e il Cab6P.
Negli areali del Centro-Sud, invece, dove il 90% degli impianti è a media e bassa densità, sono impiegati i portinnesti derivanti da P.mahaleb, quali MaxMa Delbard® 60, MaxMa Delbard® 14, SL64 e anche il Colt.
D’altra parte, importante risonanza stanno registrando anche portinnesti di recente introduzione come il Krimsk5, di origine russa, vigoroso, rustico, molto resistente alla siccità e ai terreni calcarei. Krimsk5, inoltre, offrendo maggiore qualità dei frutti e una più rapida entrata in produzione, è anche in grado di sostituire i portinnesti derivanti da P.mahaleb.
A questo si aggiunge anche Rootpac®R, altra novità del mercato, con innesto intermedio di Adarà®. Questo portinnesto rappresenta un’ottima soluzione per gli impianti a media densità, poiché induce alta qualità nei frutti, insieme a rusticità e resistenza del Rootpac®R (indicato per i reimpianti su terreni stanchi o con presenza di Armillaria).
Per quanto riguarda le altre drupacee, invece, come anticipato, non sono state introdotte novità significative.
Tuttavia, nel Sud Italia, per i portainnesti per pesco – oltre al tradizionale GF 677 – si stanno facendo largo portinnesti vigorosi e rustici adatti a terreni marginali o fortemente calcarei come Cadaman* e Garnem*, con importanti richieste in Puglia e Sicilia.
Decisamento meno fortunata risulta, altresì, la diffusione sul mercato dei portinnesti della serie Rootpac® (in particolare il 20 Densipac*, il 40 Nanopac* e il Replantpac*), sperimentati per circa dieci anni, ma non ancora concretamente impiegati nei pescheti del Sud Italia.
Analogamente, anche per portainnesto per albicocco e susino le novità tardano ad arrivare.
Probabilmente perché ancora preponderante risulta l’utilizzo del portainnesto Mirabolano 29C, particolarmente indicato per i terreni più fertili e per le zone pianeggianti. Al contrario, il Mirabolano da seme – sempre meno diffuso – trova impiego nelle aree collinari con terreni più difficili e marginali. In generale, il mirabolano è un portinnesto vigoroso, leggermente pollonifero (in particolare quello da seme), ma molto rustico e versatile. Tutte caratteristiche che ne hanno garantito la diffusione e la piena affermazione.
Una valida alternativa – soprattutto per zone con forte presenza di capnodio – è comunque oggi proposta da impianti che optano per il piede GF 677, sul quale viene poi innestato l’albicocco, attraverso un innesto intermedio di pesco.
Operazione che, pur sfavorendo leggermente la produttività, migliora decisamente pezzatura e colore dei frutti.
Dopo un lungo periodo di stasi, il mercato sembra quindi acquisire gradualmente rinnovato fermento e aprire nuovi scenari nell’ambito dei portinnesti frutticoli.
Portinnesti che, anche grazie agli aggiornamenti introdotti dal miglioramento genetico, potrebbero così favorire produttività, resistenza e sostenibilità dei frutteti.
Ilaria De Marinis
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