Biodiversità agricola e impollinatori

Al via la raccolta fondi per sostenere un progetto di ricerca volto ad analizzare lo stato di salute degli impollinatori e favorire la biodiversità agricola

da Redazione FruitJournal.com

Qual è lo stato di salute degli insetti impollinatori presenti sul territorio pugliese? Questo il quesito di partenza della campagna di raccolta fondi promossa da un team di esperti – guidato dal professore Giovanni Tamburini con il supporto della dottoressa Rosa Porro, esperta di crowdfunding – per sostenere un progetto di ricerca. Tra gli obiettivi della campagna, la volontà di coinvolgere attivamente la società civile nella ricerca scientifica. Si tratta di una ricerca multidisciplinare, che chiama in causa anche il settore agrario, in particolare per quel che riguarda il tema della biodiversità agricola.

Con il professor Luigi Ricciardi, direttore del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti (Di.S.S.P.A.) della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari, abbiamo quindi approfondito l’importanza della biodiversità in frutticoltura e il ruolo degli impollinatori nel mantenimento della biodiversità agricola.

L’importanza della biodiversità agricola

Considerando una definizione di biodiversità coniata durante l’“Earth Summit” svolto a Rio de Janeiro nel 1992, la biodiversità dà conto della “variabilità esistente tra organismi viventi, derivanti da ecosistemi terrestri, marini e acquatici, e i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità entro specie, tra specie e degli ecosistemi”.

La variabilità cui si fa riferimento è dovuta ai geni che determinano le differenze dei caratteri di cui sono dotati gli individui delle popolazioni. Detta variabilità è d’importanza vitale sia per l’evoluzione, sia per il progredire dell’agricoltura. Infatti, in assenza di variabilità genetica, non sarebbe stato possibile disporre delle numerose varietà delle specie coltivate che forniscono all’uomo cibo, alcuni principi attivi utili per la produzione di farmaci, materie prime per la produzione di beni di consumo non alimentari. Inoltre, la biodiversità è importante a livello sociale, economico, scientifico, didattico-educativo, culturale, ricreativo ed estetico.

La biodiversità va attivamente salvaguardata e appropriatamente conservata per poter sempre contrapporre a stress di natura biotica (batteri, virus, funghi, etc) o abiotica (eccessi termici, siccità, salinità, etc.), che ricorrono frequentemente in natura, variabilità genetica (geni) di resistenza o tolleranza a tali stress oppure per valorizzare particolari sostanze con cui si vogliano arricchire le nuove varietà costituite dai miglioratori vegetali. Spesso, storicamente, la mancanza di biodiversità ha determinato epidemie, carestie e finanche morti. Oggi, per esempio, si sta vivendo una situazione drammatica che riguarda l’olivicoltura, dove non si è a conoscenza di geni di resistenza da contrapporre alla batteriosi provocata da Xylella fastidiosa.

Biodiversità e uniformità: l’importanza della tutela

L’importanza della tutela della biodiversità vegetale scaturisce dall’ampia “erosione genetica” (perdita di pool genici d’interesse), in atto a livello planetario e dovuta soprattutto ad azioni antropiche (disboscamenti, incendi, uniformità genetica delle coltivazioni, etc.) e cause ambientali (desertificazione, cambiamenti climatici, etc.).

In questi anni, i genetisti agrari sono stati spesso accusati di aver contribuito all’erosione genetica, costituendo varietà omogenee, stabili e uniformi, richieste dai mercati e dai consumatori. A tal proposito, si vuole evidenziare come tali varietà (linee pure, ibridi, cloni), unitamente al perfezionamento delle tecniche colturali, abbiano contribuito in modo determinante allo sviluppo dell’agricoltura moderna e industrializzata.

Inoltre, proprio i genetisti agrari sono stati attori decisivi per la salvaguardia della biodiversità.

Infatti, tali attori per primi hanno promosso la tutela e conservazione della biodiversità a livello internazionale, fondando “banche del germoplasma” in cui, grazie al loro lavoro e avvalendosi di competenze agronomiche, botaniche, biologiche, etc., sono riusciti e continuano a collezionare e conservare in modo appropriato (basse temperature e umidità pertinenti) semi e materiale da propagazione (risorse genetiche) di numerose specie agrarie, raccolti in varie zone del mondo proprio per la loro salvaguardia e valorizzazione nel lungo periodo. L’utilizzo di tali risorse, sia per l’accrescimento delle conoscenze genetiche sia per l’innovazione varietale, è e sarà fattore determinante per l’innovazione in agricoltura.

A riprova dell’importanza delle problematiche trattate in questo articolo, si può constatare come già da diversi anni siano stati avviati numerosi progetti regionali, nazionali e internazionali volti alla tutela della biodiversità. Per esempio, di notevole importanza appaiono quelli messi in atto nei PSR dalla Regione Puglia, che hanno permesso il recupero e la conservazione di sementi ortive, leguminose, cereali e tante varietà locali di mandorlo, olivo, vite, fico, ciliegio e altri fruttiferi, anche minori. Molte di queste risorse genetiche sono conservate presso la Banca del Germoplasma del DiSSPA costituita presso il Centro Didattico-Sperimentale Martucci dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e ubicata nell’agro di Valenzano (Ba).

Biodiversità, Università e ricerca

biodiversità agricola

Entrando nel merito del progetto in questione – “Pollin Actor” – si può affermare che anche l’impollinazione favorisce il mantenimento e l’incremento della biodiversità vegetale. Infatti, in relazione al sistema riproduttivo posseduto dalle specie vegetali, suddivise in specie prevalentemente autogame o allogame, l’impollinazione determinata dal vento o attraverso i pronubi permette il fluire dell’informazione ereditaria (geni) da un individuo a un altro. Un meccanismo che – in base alle leggi mendeliane – favorisce i fenomeni della segregazione e della ricombinazione genica e, quindi, il rilascio della variabilità genetica, indice di ampia biodiversità.

 

Appare dunque evidente la ragione per la quale l’Università e altri centri di ricerca compiano studi e ricerche scientifiche finalizzate anche alla tutela di tutti quei fattori che incidono sulle impollinazioni; primi fra tutti, gli studi inerenti agli insetti impollinatori, grandi amici e collaboratori dell’uomo nella salvaguardia della biodiversità.

In conclusione, si ritiene che la campagna crowdfunding, alla base del progetto, rappresenti un passo importante non soltanto in termini di ricerca, ma anche di salvaguardia e tutela della biodiversità.

Per conoscere meglio il progetto e partecipare alla campagna clicca qui.

 

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

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