Come gli impollinatori influiscono sulle rese

Il ricercatori Giovanni Tamburini racconta “Pollin-Actor”, il progetto sull’importanza dei pronubi per la produzione delle ciliegie

da Redazione FruitJournal.com

Il ricercatore Giovanni Tamburini racconta “Pollin-Actor”, il progetto scientifico promosso dall’Università degli studi di Bari, atto a misurare come gli impollinatori influiscono sulle rese per la produzione di ciliegie negli ecosistemi agricoli pugliesi.

Dopo aver approfondito l’importanza della biodiversità in frutticoltura e il ruolo degli impollinatori nel mantenimento della biodiversità con il professore Luigi Ricciardi, direttore del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti (Di.S.S.P.A.) della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari, conosciamo meglio il progetto di ricerca con il coordinatore scientifico Giovanni Tamburini.

Come nasce il progetto “Pollin-Actor”?

Nel corso della mia carriera ho sempre posto particolare attenzione ai servizi ecosistemici e, nello specifico, all’impollinazione. Un bagaglio di ricerca importante che sto cercando di poter mettere a frutto per diverse ragioni. Innanzitutto, gli studi riguardanti l’impollinazione sono molto aumentati negli ultimi anni, favorendo una maggiore consapevolezza circa l’importanza dei pronubi e degli insetti impollinatori. Tuttavia, nonostante il crescente interesse, sono ancora moltissimi i punti oscuri e gli aspetti da analizzare.
Un’altra ragione molto importante alla base del progetto si lega al fatto che tutti questi studi sull’impollinazione delle colture sono nati e sono ancora operanti grazie a gruppi di ricerca importantissimi del Nord Europa, dell’Europa centrale o degli Stati Uniti. Al contrario, in Italia, la ricerca su questo fronte è ancora limitata, come limitata è la nostra conoscenza circa l’attuale stato degli impollinatori nel nostro territorio. Non abbiamo ancora delle liste complete sulla loro presenza, né sappiamo come possono influenzare molte delle nostre colture. Questioni assai importanti, specie per la produzione agricola nazionale e del Sud Italia.
Sulla base di queste premesse si è innestata la collaborazione con la dottoressa Rosa Porro. Si può quindi affermare che “Pollin-Actor” nasce proprio dalla volontà di investire sulla sempre maggiore attenzione verso gli impollinatori.

Di qui anche la scelta di creare una campagna crowdfunding.

Esatto. La gente è ormai a conoscenza di questi temi, per cui anche l’opzione del crowdfunding – che è un’idea abbastanza innovativa per quanto riguarda il mondo della ricerca – ci è sembrata un’opzione molto valida.
A tal proposito, è stato molto interessante constatare come si riescano a trovare solo risultati parziali, quando si cercano informazioni più dettagliate a riguardo. Abbiamo quindi pensato che questa fosse davvero l’occasione ideale per fornire nuove conoscenze sul tema e, al tempo stesso, trovare dei nuovi metodi di finanziamento.

Come già sottolineato dalla dottoressa Porro, l’idea di questa campagna lascia presumere che la società civile in qualche modo sia pronta a entrare in primo piano nell’ambito di un progetto scientifico, comparendo non più quale spettatore passivo, ma protagonista attivo del progetto stesso.

Assolutamente. A mio parere è chiaro che ci sia molta sete di informazioni a riguardo.
Inoltre, quando si costruisce una comunicazione adatta a un pubblico che ovviamente non è specializzato, questa può essere recepita in modo molto positivo. Negli ultimi anni si sta assistendo a una crescita esponenziale dell’interesse rivolto a temi come sostenibilità e rispetto dell’ambiente. Tuttavia, è interessante notare una certa discordanza: se da una parte si assiste a una a crescita di interesse verso questi temi, dall’altra la relativa comunicazione e la conoscenza dei concetti di base sono ancora molto vacillanti.
Questi fattori ci hanno permesso di comprendere come questo fosse il momento assolutamente ideale per poter cogliere questo interesse e fornire conoscenze che siano fondate scientificamente, soprattutto in un momento in cui fake news e bufale sono all’ordine del giorno.

Passiamo allora alla pratica. In cosa consiste il progetto?

Come accennato, lo scopo principale del progetto è quantificare l’importanza degli impollinatori negli agroecosistemi. In particolare, il lavoro si concentrerà sulla situazione degli ecosistemi pugliesi.
L’obiettivo è conoscere gli impollinatori presenti nei nostri ecosistemi e capire quali sono quelli importanti per la produzione agricola. Nello specifico, abbiamo deciso di focalizzarci sulle ciliegie. Questo si deve sostanzialmente a due motivi. Innanzitutto, perché ai fini di una ricerca migliore è fondamentale concentrarsi inizialmente su una coltura specifica per poi gradualmente allargare il campo. Secondo, perché il ruolo delle ciliegie qui in Puglia è importantissimo. Secondo gli ultimi dati Coldiretti, la Puglia detiene il primato per la produzione di ciliegie in Italia, contribuendo per il 39,8% sul totale nazionale con una superficie coltivata di circa ventimila ettari.

Da alcuni studi condotti in Nord Europa ed Europa centrale sappiamo che gli impollinatori hanno un’influenza sulla coltura, sebbene non sia ancora del tutto chiaro come gli impollinatori influiscono sulle rese, né la loro importanza nei nostri ecosistemi e per le diverse varietà locali.

In tal senso, l’obiettivo è censire le specie di impollinatori che visitano i ciliegi. Perché, è bene sottolinearlo, quando si parla di impollinatori non si deve pensare solo all’ape mellifera, ma a tutte le centinaia di specie di impollinatori selvatici che abitano i nostri ecosistemi agricoli e che favoriscono l’impollinazione di decine di colture.

 

come gli impollinatori influiscono sulle rese

Il passo successivo sarà quindi quantificare il contributo degli impollinatori nella produzione di ciliegie anche in termini economici, offrendo così nuovi strumenti agli agricoltori.

Inoltre, con i dati rilevati sarà possibile valutare lo stato di fornitura del servizio di impollinazione negli agroecosistemi pugliesi, aspetto di primaria importanza anche a livello politico.
Ultimo step sarà quindi l’individuazione di soluzioni di gestione che possano influenzare positivamente le comunità di impollinatori e quindi portare a una maggiore fornitura del servizio di impollinazione. Soluzioni pratiche che possono cioè aiutare gli agricoltori nella gestione della coltura.
In particolare, grazie alla collaborazione con alcune associazioni di apicoltori, verranno posizionate delle arnie all’interno di alcuni ciliegeti. Successivamente, si procederà con un confronto al fine di valutare gli effetti di questa operazione sulla produzione.

L’analisi dei dati raccolti potrebbe così portare nuove conoscenze non solo alla comunità scientifica, ma a tutti i produttori che potrebbero così avviare una gestione agricola più sostenibile e potenzialmente anche più redditizia.

Dopo l’esperienza maturata nelle diverse realtà europee in cui ha lavorato, come mai torna in Italia per questo progetto?

Devo dire che, accanto all’attenzione crescente del pubblico sui temi della sostenibilità e del rispetto ambientale, è significativo anche l’interesse maturato dagli organi legislativi. La Comunità europea in particolare sta finanziando progetti grandissimi. Per questo, dopo aver iniziato la mia carriera con un dottorato a Padova, ho trascorso due anni e mezzo in Svezia dove ho partecipato a un progetto sugli effetti della gestione agricola su diversi servizi ecosistemici, impollinazione inclusa. Dalla Svezia sono poi andato in Germania, dove ho preso parte ad un progetto molto ampio, volto allo studio degli effetti degli agrofarmaci sugli impollinatori. Sono tornato in Italia un anno fa per questo e altri progetti.
In realtà, diversi gruppi italiani come quello dell’Università di Napoli, Udine, Bologna e del CREA, studiano da diversi anni la risposta degli impollinatori a diversi stress ambientali come patogeni, parassiti e pesticidi, ottenendo risultati di altissimo livello. Non siamo quindi i primi in Italia a interessarci degli impollinatori, si tratta però di una ricerca innovativa che, grazie anche all’esperienza maturata all’estero, spero possa aprire nuovi orizzonti ancora inesplorati.

Per conoscere meglio il progetto e partecipare alla campagna clicca qui.

 

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

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