La presenza del batterio su mandorli e ciliegi risulta in media inferiore all’11%. Di qui l’appello di Coldiretti Puglia per liberalizzare i reimpianti con specie resistenti al batterio nelle aree infette.
“In uno scenario lunare fatto di migliaia di ulivi secchi ancora da eradicare, si stagliano rigogliosi i mandorli, esempi di ‘resilienza’ alla Xylella fastidiosa in area infetta, dove è indispensabile la diversificazione colturale per non condannare le province di Lecce, Brindisi e Taranto a una monocoltura, con il rischio che un organismo alieno azzeri il patrimonio produttivo del territorio, come già avvenuto con la Xylella che ha compromesso il 40% del patrimonio olivicolo della regione Puglia”.
Con queste parole Coldiretti Puglia ha richiesto una stretta sulla deroga UE per liberalizzare i reimpianti con specie resistenti al batterio anche in zona infetta, sollecitando – alla luce delle evidenze scientifiche già documentate – una decisione da parte dell’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia.
“È indispensabile liberalizzare i reimpianti con l’adeguata diversificazione colturale per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico – ribadisce il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – L’Osservatorio Fitosanitario regionale ha la facoltà di derogare al divieto di impianto delle piante ospiti della Xylella Fastidiosa nell’area dichiarata infetta. La ricerca ha dimostrato che altre varietà hanno caratteri di resistenza non dissimili da quelle delle varietà di olivo resistenti”.
Secondo il Regolamento Comunitario del 14 agosto scorso – spiega ancora l’associazione – lo Stato membro può autorizzare l’impianto in zona infetta se le piante specificate appartengono a varietà che si sono dimostrate resistenti o tolleranti all’organismo nocivo, ad eccezione dell’area di contenimento, e ciò vale per mandorlo e ciliegio; mentre è possibile l’impianto se le piante specificate si siano dimostrate immuni all’organismo nocivo, in base ad attività di ricerca svolte almeno negli ultimi due anni e piantate nelle zone infette in cui si opera l’eradicazione, e ciò riguarda gli agrumi, il pesco, l’albicocco e il susino.
Sulla scorta dello studio scientifico dell’IPSP del CNR di Bari, Coldiretti Puglia ha sottolineato come le indagini diagnostiche effettuate su piante selezionate delle varietà di ciliegio dolce e mandorlo, a seguito dell’esposizione sia all’inoculo artificiale, sia ad adulti di sputacchina con elevata incidenza di infezioni di Xylella fastidiosa, hanno dimostrato una presenza del batterio in media inferiore all’11% su mandorli e ciliegi.
–
Dato che – confrontato con quanto ottenuto nelle tesi con piante di olivo, dove la media di piante infette era del 74,43% – riporta di fatto una percentuale significativamente più bassa di infezione di mandorlo e ciliegio.
“È determinante aprire all’impianto anche di altre specie arboree – ha infatti ribadito Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce – per poter utilizzare al meglio i 25 milioni di euro messi a disposizione verso altre colture dal Piano anti Xylella e dare una iniezione di risorse alla ricerca, con i 20 milioni di euro da destinare agli studi scientifici e alla sperimentazione per ricostruire al meglio il patrimonio produttivo e paesaggistico del 40% della regione colpita dalla Xylella”.
D’altra parte, come sottolinea Coldiretti, secondo gli studi del CNR di Bari, il mandorlo da tempo è considerato resistente e tollerante in una misura almeno uguale, se non superiore, alle varietà di olivo resistenti, per le quali è autorizzato l’impianto. Analogamente, i dati scientifici del CNR di Bari riportano anche gli agrumi, il pesco, l’albicocco e il susino tra le specie immuni a Xyllella fastidiosa sottospecie Pauca, tanto da essere ampiamente validate nel 2016 e, dunque, già prima dei due anni richiesti dal regolamento.
“Su chiara indicazione degli agricoltori della provincia di Lecce – aggiunge il presidente Cantele – abbiamo chiestro, tra l’altro, di inserire nell’elenco delle colture arboree da frutto, oltre ad agrumi e prunus, anche avocado, mango, papaia, more, mirtilli e lamponi, oltre alle specie boschive, anche da reddito, al fine di prevedere degli interventi di carattere forestale, paesaggistico-ambientale, per le aree più marginali che già in passato erano associate a bosco o macchia mediterranea”.
Questa operazione – spiega Coldiretti Puglia – è utile a permettere il ripristino e la nuova creazione di riforestazione al servizio degli operatori e dell’indotto turistico sull’area infetta da Xylella che in Puglia ha colpito 8mila chilometri quadrati di territorio. In questo modo – conclude l’associazione – sarà possibile mettere in atto una gestione forestale sostenibile e certificata di area vasta i cui attori, se opportunamente incentivati, potranno essere i consorzi forestali capaci di organizzare e coordinare le proprietà private, pubbliche nonché demaniali.
–
Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com
–