Redditi agricoli: in Italia calo del 4,9% nell’anno del Covid

da Redazione FruitJournal.com

Secondo gli ultimi dati Eurostat, il reddito agricolo nell’Unione Europea è diminuito in media dell’1,5%, ma in Italia il calo è più che triplicato, toccando il 4,9%. In discesa anche produzione e valore aggiunto.

Nonostante la crescita dei consumi alimentari, nell’anno del Covid i redditi agricoli in Italia sono diminuiti del 4,9%, con un calo triplo rispetto alla media europea. Secondo gli ultimi dati Eurostat, nel 2020 sono calati produzione, valore aggiunto, occupati e redditi agricoli.


Sebbene tra i pochi settori che non hanno dovuto sospendere la propria attività, anche il comparto agricolo reca i segni lasciati dall’anno della pandemia. Lo rende noto l’Eurostat: in calo produzione, valore aggiunto, occupati e redditi agricoli. Questi ultimi, in particolare, calcolati per unità di lavoro a tempo pieno, sono scesi mediamente dell’1,5%. In Italia, il calo registrato è più che triplicato(-4,9%), ma ancora più significative appaiono le percentuali riportate negli altri Paesi europei: -7,6% in Francia e -14,6% in Germania, che ha registrato la peggiore performance tra gli Stati dell’Unione.

A gravare sul settore, i ritardi logistici nella fase più acuta dell’emergenza e le difficoltà nel reclutamento della manodopera, oltre alle ricadute economiche legate alla chiusura di bar e ristoranti. Nell’attività di ristorazione – rileva, infatti, Coldiretti – sono coinvolte 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole, impegnate lungo la filiera a garantire le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro.

Difatti, accanto al calo dei redditi agricoli, anche l’occupazione nelle campagne europee ha registrato un trend negativo. Nel corso del 2020, infatti, l’occupazione agricola ha accusato un’ulteriore battuta d’arresto, registrando nell’anno del Covid un calo superiore rispetto alla media storica del -2,8% rispetto al 2019.

E in discesa anche il valore della produzione agricola (Plv), pari a 412,8 miliardi di euro, che nel 2020 si è ridotto dell’1,4%. Una percentuale che risente di una flessione dei prezzi di beni e servizi pari allo 0,7% e di una riduzione quantitativa dello 0,8% sul 2019. Il calo ha interessato diversi Stati dell’Unione, tra cui Italia (2,6%), Francia (-2,1%),  Germania (-2,9%), Olanda (-3,1%) e Romania (-9,4%).
Nel Bel Paese, il calo del valore aggiunto agricolo è da ricondurre alle perdite determinate dalla pandemia, stimate dalla Coldiretti in circa 12 miliardi di euro. Perdite che, a loro volta, sono legate alla drastica riduzione dell’attività di ristorazione e alle criticità di alcuni settori come quello agrituristico e florovivaistico sui quali hanno pesato le restrizioni anticovid. Un’incidenza altrettanto significativa è inoltre rintracciabile nei fenomeni speculativi, come rilevato anche dall’Antitrust, con i compensi riconosciuti agli agricoltori scesi sotto i costi di produzione.

In effetti, sono stati proprio gli agricoltori a pagare il conto più salato. “Se da una parte il nostro settore ha dimostrato di saper resistere anche a una crisi del tutto inedita – ha infatti sottolineato il presidente nazionale Confeuro Andrea Michele Tiso – dall’altra si conferma lo scarso peso negoziale dei produttori che restano l’anello debole della filiera agroalimentare”. A differenza della grande distribuzione organizzata e dei rivenditori a valle della filiera agroalimentare che, proprio nel corso dell’emergenza, hanno incrementato i propri guadagni, “gli agricoltori non sono stati ripagati per i loro sforzi durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria – ha ribadito Tiso – mentre l’incremento dei consumi alimentari è andato a esclusivo beneficio della grande distribuzione, dimostrando ancora una volta il profondo squilibrio delle forze in campo”.

In questo quadro, emerge tuttavia una nota positiva: la solidità dell’agricoltura italiana. Stando ai dati Eurostat, infatti, il reddito del primario in Italia è diminuito meno rispetto agli altri big europei del settore.

Inoltre, come evidenziato dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, “senza le misure di gestione dei mercati e la rete di sicurezza assicurata dai trasferimenti diretti, i risultati del settore sarebbero stati di gran lunga peggiori. Ecco perché con i presidenti degli agricoltori francesi e tedeschi abbiamo chiesto alle istituzioni della Ue che la Pac resti una politica economica orientata sui mercati e sulla tutela dei redditi di tutte le imprese senza distinzioni in base alla dimensione”.
Grazie all’utilizzo dei fondi del Recovery Plan e alla definizione della nuova Politica agricola comune, ha invece sottolineato il presidente Confeuro, “il settore primario non è chiamato solo a contribuire alla ripresa economica, ma anche a permettere agli agricoltori di far sentire la loro voce quando è il momento di negoziare i prezzi e di prendere decisioni a livello europeo e nazionale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, il presidente della Cia, Dino Scanavino: “Dopo il calo dell’anno passato, che ha visto l’Italia in grave difficoltà rispetto al resto dell’Ue – ha infatti dichiarato – i dati Eurostat sull’andamento dell’economia nel primo quadrimestre 2021 appaiono meno drammatici, con il recupero del gap e un parziale allineamento agli altri Paesi dell’Unione, nonostante le sofferenze persistenti”.


Tuttavia, è chiaro come adesso sia fondamentale mettere l’agricoltura italiana nelle condizioni per poter contribuire alla ripresa del Paese, anche grazie alla ripartenza del settore turistico e della ristorazione.

Ilaria De Marinis
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