Nel barese aumentano le proteste dei produttori per i prezzi delle ciliegie. Di contro, il primo bilancio della campagna cerasicola 2021 conferma un’annata positiva in termini di qualità e quantità del prodotto.
A offrire un primo bilancio della campagna cerasicola pugliese 2021 Fabrizio Lomele, responsabile gestione qualità di Fra.Va. Srl, società pugliese specializzata nella produzione di ciliegie e uva da tavola.
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Nel barese non si arrestano le proteste per i prezzi troppo bassi delle ciliegie. Come riportato sulla nostra pagina Facebook, nella giornata di ieri, nella città di Casamassima (Ba), alcuni produttori hanno dichiarato la “morte della Ferrovia”, affiggendo manifesti funebri per le vie del paese e riversando i frutti in strada.
Paradossalmente, il malcontento generale è riconducibile alla buona campagna 2021. A fronte di volumi consistenti e ottima qualità dei frutti, infatti, i prezzi sono crollati vertiginosamente, scatenando rabbia e delusione da parte degli agricoltori pugliesi.
Lasciando momentaneamente da parte le proteste, abbiamo quindi cercato di trarre un primo bilancio della campagna cerasicola 2021 con il responsabile gestione qualità di Fra.Va. Srl, Fabrizio Lomele.
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In termini di quantità e qualità come può dirsi il bilancio 2021 di questa controversa campagna cerasicola pugliese?
Ritengo sia una campagna che ha dato ottime soddisfazioni in termini produttivi: la quantità delle ciliegie sugli alberi è davvero abbondante. Senza dubbio, la componente climatica ha giocato un ruolo decisivo: non abbiamo avuto umidità e il clima ventilato ha permesso frutti assolutamente sani. Aspetto, quest’ultimo, di primaria importanza, perché ci permette di esportare il prodotto locale all’estero. Adesso stiamo procedendo con le varietà Giorgia e Ferrovia con le quali possiamo competere anche nei mercati esteri. Un valore aggiunto rispetto agli scorsi anni, quando – proprio per via della suscettibilità del prodotto – siamo stati impossibilitati nell’oltrepassare i confini commerciali nazionali. In realtà, questo non è stato possibile a inizio campagna, perché la Bigarreau è una varietà più sensibile, che dunque rimane nell’ambito locale. Adesso, però, possiamo sfruttare questo vantaggio, considerando anche che la ciliegia ormai non è più esclusiva pugliese. Basti pensare a Spagna, Grecia, Turchia, dove fanno produzioni importanti, di qualità, ottenendo ciliegie di ottimo livello. Entro questa prospettiva, è dunque fondamentale offrire ciliegie, come la Ferrovia o i duroni, performanti, sane e belle.
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Abbiamo parlato di clima favorevole. Quanto stanno incidendo gli effetti del cambiamento climatico sulla coltura?
Gli ultimi anni sono stati drammatici per la produzione cerasicola, con gelate fuori stagione e piogge intense. Quest’anno, invece, siamo stati davvero fortunati, eccezion fatta per alcuni piccoli areali pugliesi che hanno dovuto fare i conti con le gelate di fine marzo. Complessivamente, però, abbiamo avuto un aprile fresco che ha favorito la maturazione delle ciliegie e un maggio che non ha avuto temperature elevatissime e privo di piogge intense, garantendo così frutti di qualità e volumi importanti.
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E la pandemia ha complicato in qualche modo il regolare svolgimento della campagna?
Certamente nella messa in atto di tutti i sistemi di sicurezza e protezione dei dipendenti la pandemia ha determinato dei cambiamenti a livello logistico. Nel complesso, però, il settore dell’agricoltura – anche grazie alla possibilità di lavorare all’aperto – non è stato colpito duramente dall’emergenza sanitaria e anche durante il lockdown, fortunatamente, ha continuato la sua attività.
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Rispetto al passato, ci sono state evoluzioni nel settore? Cosa è cambiato?
Sicuramente si è capito che, al di là dell’aspetto sensoriale-organolettico, una ciliegia più resistente è quella che garantisce maggiori vendite e consumi, essendo anche più apprezzata dalla GDO. Di conseguenza, un’innovazione varietale che produca nuove cultivar resistenti costituisce la principale strada da seguire. In tal senso, si prediligono impianti con sesto ridotto e quindi a più alta densità, che permettono di eliminare l’utilizzo delle scale e, di conseguenza, costi di manodopera maggiori. Cercare varietà resistenti e che, al tempo stesso, garantiscono calibri superiori rappresenta lo sguardo al futuro. Bisogna fare ricerca e rinnovare il settore, perché purtroppo nel frattempo altri mercati hanno recuperato terreno e noi siamo rimasti fermi, sicuri dei successi del passato.
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Per concludere: in questi giorni si è tanto parlato dei prezzi poco soddisfacenti corrisposti agli agricoltori. Lei cosa pensa a riguardo?
Questo è un tema alquanto intricato, da affrontare con attenzione. Chiaramente il mercato ha le sue regole e quest’anno c’è davvero un’offerta incredibile di ciliegie. Accanto a quelle italiane, tra l’altro, abbiamo importanti volumi di prodotto estero. In ogni caso, gli scorsi anni abbiamo sofferto le scarsissime quantità, quindi i prezzi erano più alti. Chiaramente, quest’anno la tendenza è opposta. Oggi il mercato è davvero saturo: le ciliegie ci sono e arrivano anche dal nord Italia. Ovviamente, però, secondo le leggi di mercato, all’aumento dell’offerta corrisponde un calo inevitabile dei prezzi.
A questo bisogna aggiungere un altro dato di primaria importanza: non siamo più i soli, non abbiamo più l’esclusiva. Come già accennato, infatti, nel tempo abbiamo “insegnato il mestiere” anche ad altre realtà europee. Quanto sta accadendo può essere allora utile per aprire nuove strade: credo sia giunto il momento di differenziarci nella produzione, abbassare i costi di gestione, essere più competitivi sulla produzione, perché il mercato è troppo grande rispetto al singolo produttore e per invertire la rotta occorrerà necessariamente distinguersi.
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Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com
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