Caldo torrido e temperature record: è emergenza idrica nelle campagne

da Redazione FruitJournal.com

Il 21% del territorio nazionale è a rischio desertificazione. Di questo, il 41% è concentrato nelle regioni del Sud Italia e adesso, con il caldo torrido e le temperature record di questi giorni, è emergenza idrica nelle campagne.

È stato il solstizio d’estate più torrido mai registrato: con l’eccezionale ondata di caldo africano giunta direttamente dal deserto del Sahara e temperature superiori ai 40°C, la siccità di questi giorni mette a dura prova gli agricoltori, riportando alla luce disservizi, criticità e disagi legati all’emergenza idrica nei diversi territori del Sud Italia.


Secondo l’Istat, infatti, il servizio pubblico di fognatura comunale è completamente assente in 40 comuni del Sud, dove vivono 394mila persone. Per quanto riguarda invece il servizio di depurazione, lo stesso è assente in 339 comuni italiani, il 66,4% dei quali localizzato proprio nel Mezzogiorno e, in particolare, in Sicilia e in Calabria. Un problema che interessa quasi 2 milioni di persone in tutta Italia e che proprio al Sud esplode con rischi non solo per l’agricoltura e l’economia, ma anche per la salute delle persone.

A tal riguardo, proprio nel fine settimana scorso, Coldiretti Puglia ha segnalato le code chilometriche notturne degli agricoltori per prenotare l’acqua da destinare all’irrigazione dei campi. “Una situazione paradossale – denuncia l’associazione – che si ripeterà nei prossimi giorni”. In località Pezza della Parata, a Mariotto (Ba), gli agricoltori sono rimasti in coda anche per 12 ore consecutive per prenotare l’acqua emunta dal pozzo ARIF che serve un’utenza di oltre 350 imprese agricole.
In un’annata già siccitosa, i disagi però potrebbero aumentare ancora.

“La speranza – sottolinea, infatti, lassociazione – è che le prenotazioni per il mese di luglio siano tutte soddisfatte, perché il rischio è che l’acqua non sia neppure sufficiente, con una utenza che è diventata troppo vasta per un unico pozzo”.

Secondo Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, “servono altri pozzi e una gestione organica e programmata del bene acqua, perché gli agricoltori fanno serie e oculate programmazioni colturali aziendali e non possono fare a meno di irrigare per portare il cibo sulle tavole dei pugliesi”.


Come se non bastasse, alla diminuzione esponenziale di acqua sul territorio, si aggiungono i disservizi dei pozzi artesiani gestiti da ARIF, con i casi più eclatanti a Conversano (Ba), dove il pozzo è fermo da oltre 20 giorni a causa di un guasto alla pompa di sollevamento. Sempre nel barese – rende noto Coldiretti – per i pozzi ubicati in agro di Noci, relativi agli impianti irrigui di Scarciullo, Madonna della Scala e Perrotta, l’erogazione è a singhiozzo, mentre in agro di Triggiano l’impianto di Fringuello non è funzionante e gli impianti Paradiso, Torrelonga, Pennalatorta di Via Capurso e Via Noicattaro necessitano di manodopera straordinaria e ordinaria al fine di sostituire componenti della rete idrica ormai esausti e logori, tali da non permettere una corretta erogazione dell’acqua.

“La mancanza di una organica politica di bonifica e irrigazione – ha aggiunto Coldiretti Puglia – comporta che lo stesso costo dell’acqua sia stato e continui a essere caratterizzato da profonde ingiustizie. Per questo vanno rivisti gli accordi fatti con la Regione Basilicata, circa il ristoro del danno ambientale, e con la Regione Molise per la realizzazione di una condotta di 10 km per drenare acqua dall’invaso del Liscione fino all’invaso di Occhito”.

“Per cogliere una opportunità unica Coldiretti ha elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile – ha affermato il presidente Muraglia – per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie, con una esigenza resa necessaria dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua”.

Il progetto punta alla transizione verde, con un risparmio del 30% di acqua per l’irrigazione. Gli obiettivi sono molteplici: diminuire il rischio di alluvioni e frane, aumentare la sicurezza alimentare dell’Italia, garantire la disponibilità idrica in caso di incendi, migliorare il valore paesaggistico dei territori e garantire adeguati stoccaggi per le produzioni idroelettriche green, in linea con la richiesta di riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030.

In tal senso, secondo Coldiretti Puglia, è necessaria una stretta “per non perdere le risorse e avviare immediatamente nel 2021 il complesso piano per le infrastrutture irrigue in Puglia e le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, con la costituzione di un tavolo regionale istituito dall’assessore regionale all’Agricoltura Pentassuglia per avviare un monitoraggio capillare e costante delle azioni richieste e messe in campo, secondo una tempistica certa”.


In merito si è pronunciata anche Cia Chieti-Pescara che, al fine di scongiurare eventuali emergenze idriche durante il periodo estivo che metterebbero in crisi le imprese agricole, ha chiesto ai commissari dei Consorzi di Bonifica del Sud e Centro Italia di mettere a punto un piano di turnazione, in grado di garantire le portate d’acqua adeguate anche in momenti di scarsa disponibilità. Il piano dovrebbe sopperire all’eventualità di situazioni di carenza idrica come quelle registrate lo scorso anno, aggravate dall’assenza prolungata di precipitazioni.


Secondo l’Astrid (la Fondazione per l’analisi, gli studi e le ricerche sulla riforma delle istituzioni e sull’innovazione nelle amministrazioni pubbliche), l’85% delle procedure di infrazione emesse dalla Comunità europea nei confronti dell’Italia in tema di acqua riguardano proprio le regioni del Sud. Carenza di depuratori, inefficienza dei sistemi fognari, difficoltà nello smaltimento dei fanghi e inadeguatezza delle dighe, sono infatti le problematiche più frequenti cui si assiste nella maggior parte delle regioni del Mezzogiorno.

“Le zone di maggiore sofferenza idrica continuano a concentrarsi nel Meridione – ha sottolineato Confagricoltura in occasione della Conferenza Internazionale sulle Terre Aride, i Deserti e la Desertificazione, promossa nel 2020 dall’Università Ben Gurion in Israele. Basti pensare agli invasi della Basilicata che, nella sola prima settimana di giugno, hanno perso 9 milioni di metri cubi di acqua rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In Sicilia, i bacini idrici sono attualmente al 50,66% della loro capacità”. “Fenomeni atmosferici estremi, accompagnati da una scarsa manutenzione del patrimonio ambientale, stanno alimentando una vera e propria desertificazione di sempre più ampi pezzi di territorio – ha aggiunto la confederazione – tutelare le risorse idriche vuol dire prendersi cura della qualità del terreno”.
E non va meglio nel Nord del Paese, dove il Fiume Po sta soffrendo per il mancato scioglimento dei ghiacci sulle Alpi causato dal freddo record di maggio (uno dei più freddi degli ultimi 10 anni).
Confagricoltura sollecita la politica per una progettualità complessiva, dedicata alla gestione dell’acqua e del suolo, anche attraverso il riutilizzo delle acque reflue, di cui ARERA stima in Italia un riutilizzo del 4% a fronte di un potenziale del 20%.


Da nord a sud, la siccità rappresenta comunque uno degli eventi climatici avversi più rilevanti per l’agricoltura italiana, con danni stimati in media in 1 miliardo di euro l’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. Entro il 2050, la combinazione di fattori come degrado del suolo, erosione e cambiamenti climatici potrebbe infatti determinare una riduzione dei raccolti globali in media del 10%, e fino al 50% in alcune regioni, se non si interverrà con determinazione.

Inoltre, secondo Coldiretti, nonostante i cambiamenti climatici, l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente. Di questi, però, a causa delle carenze infrastrutturali, solo l’11% ne viene trattenuto. “Un lusso inammissibile – segnala Coldiretti – in una situazione in cui con l’emergenza Covid, l’acqua è centrale per garantire l’approvvigionamento alimentare”.


D’altra parte, la centralità degli investimenti idrici all’interno dei piani di recupero dalla pandemia del Covid-19, è confermata dall’attenzione posta dall’Unione Europea proprio sulla gestione dell’acqua da parte dei paesi membri. Qui, infatti, l’8% del territorio, interessante 13 Stati, è a rischio desertificazione. Le zone più esposte sono in Spagna, Sud Italia, Malta, Cipro, SudEst della Grecia e nelle aree di Bulgaria e Romania che si affacciano sul Mar Nero. La Corte dei Conti europea ha stimato che nel Vecchio Continente le aree meridionali, centrali e orientali a rischio elevato o molto elevato, dal 2008 al 2017 sono aumentate di 177.000 chilometri quadrati, pari al 10,6%, arrivando ad un totale di kmq. 645.000 a rischio alto o molto alto.

A tal riguardo, in occasione della Giornata mondiale della lotta alla desertificazione, Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, l’associazione dei consorzi di bacino (gli enti pubblici che gestiscono i bacini di fiumi e laghi), ha sottolineato l’importanza di costruire nuovi invasi per raccogliere l’acqua piovana e intervenire sugli acquedotti per eliminare le perdite. “È fondamentale la funzione ecosistemica dei 200.000 chilometri del reticolo idraulico, che deve essere adeguato alla crisi climatica. Il nostro Piano per l’Efficientamento della Rete Idraulica – ha sottolineato – prevede 729 interventi di manutenzione straordinaria, sulla base di progetti definitivi ed esecutivi, capaci di attivare quasi 12.000 posti di lavoro, grazie a un investimento di circa 2 miliardi e 365 milioni di euro”.

In definitiva, le intenzioni sembrano convergere verso un’unica direttiva: invertire questo trend e salvaguardare il territorio.
E occorre farlo in tempi brevi. Sempre secondo quanto emerso nel corso della Conferenza Internazionale sulle Terre Aride, i Deserti e la Desertificazione, nel mondo, ogni ora vanno persi 1300 ettari di terra coltivabile, a causa di siccità e desertificazione. E lo scenario potrebbe peggiorare ulteriormente, se si considera che oltre il 75% della superficie terrestre è già degradata. Una percentuale che, come riportato dall’Atlante Mondiale della Desertificazione, potrebbe raggiungere il 90% nel 2050.

Ilaria De Marinis
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Il_nuovo_Atlante_mondiale_della_desertificazione_evidenzia_una_pressione_senza_precedenti_sulle_risorse_naturali_del_pianeta.pdf

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