Nocciole, volumi al minimo storico per le gelate di aprile

da Redazione FruitJournal.com

A causa delle gelate di aprile, quest’anno la produzione corilicola italiana potrebbe crollare: si preannunciano volumi di nocciole al minimo storico e qualità inferiore rispetto al 2020.

Non sono rosee le prospettive per la campagna corilicola 2021. Secondo gli addetti al settore, quest’anno a cause delle gelate dell’8 e 9 aprile, la produzione di nocciole crollerà significativamente.


Uno scenario preoccupante, considerando che l’Italia conserva il secondo posto a livello mondiale per la produzione di nocciole (165.000 tonnellate) con una quantità quasi raddoppiata nell’ultima annata rispetto a quella precedente.

Attualmente, però, si prevedono volumi anche inferiori del 60% rispetto al 2020. Per la qualità, invece, bisogna attendere la seconda metà di luglio.

Se le previsioni dovessero confermarsi, l’annata 2021 sarebbe sicuramente la peggiore dell’ultimo ventennio.

Nella zona produttiva della Tuscia, si stima una raccolta di 15mila tonnellate di nocciole. Un calo assai significativo per questo areale produttivo, dove il potenziale di volumi raccolti solitamente si aggira sulle 45-50mila tonnellate. Le gelate notturne di inizio aprile, che hanno interessato anche il Lazio – prima regione produttrice d’Italia – hanno infatti compromesso migliaia di ettari dove non si potranno raccogliere i frutti.


Poco incoraggiante anche la situazione dei noccioleti campani. Anche qui, infatti, il gelo ha lasciato strascichi non indifferenti. Sulle piante manca il 40-50% dei frutti rispetto ai dati storici e quelli che ci sono probabilmente non potranno essere commercializzati, con una produzione che – a livello regionale – dovrebbe attestarsi sui 20mila quintali. Anche in termini di qualità, le previsioni per l’annata 2021 non sono rassicuranti. In particolare per la Nocciola di Giffoni Igp: dopo un 2020 memorabile sia a livello di quantità, sia di qualità del frutto, con circa 100mila quintali di nocciole potenzialmente certificabili sull’intero areale di produzione, quest’anno i produttori ipotizzano di raccogliere non più di 40-50mila quintali in tutto l’areale della Nocciola di Giffoni Igp. Questo perché, a causa delle piogge e dell’umidità protratta per lunghi periodi, il polline dei fiori maschili non ha fecondato quelli femminili, determinando quindi una forte diminuzione di prodotto.

Spostandosi al Nord, anche la situazione nel viterbese non sembra preannunciare risultati soddisfacenti. Qui, infatti, si prevede un raccolto del 60-70% inferiore rispetto a un’annata normale. Anche in questo caso, a decidere il destino della campagna sono state le gelate di aprile, quando si sono raggiunti picchi anche di 10 gradi sotto zero.
Escludendo il 2020, annata eccezionale con circa 55mila tonnellate di nocciole raccolte, solitamente la produzione si attesta sulle 40mila tonnellate. Quest’anno, però, i danni delle gelate hanno compromesso molti impianti della zona, con perdite significative di buona parte del raccolto.


Unico bagliore di speranza sembra giungere dall’Alta Langa, dove le gelate di aprile non hanno avuto impatti considerevoli. Anche qui i quantitativi saranno leggermente in flessione, ma non in misura eccessiva come altrove, e la qualità dei frutti si preannuncia elevata.

Il timore, un po’ ovunque, è che i prezzi riconosciuti ai produttori non siano comunque soddisfacenti. Attualmente, infatti, il contesto internazionale lascia pochi margini di manovra alle aziende italiane. Specie guardando alla Turchia, primo Paese produttore a livello mondiale, dove si prevede una produzione ordinaria al di sopra dei 6 milioni di quintali.

D’altra parte, l’emergenza Covid, ha determinato un ridisegnamento della geografia commerciale: se prima della pandemia i principali mercati di riferimento per l’Italia erano Cina, Stati Uniti e Nord Europa, ora le nocciole nostrane sono per lo più destinate ai Paesi europei.

In ogni caso, per avere conferme bisognerà attendere. Sempre tenendo a mente che, oggi a livello di ettari coltivati a nocciolo lo Stivale è ai massimi storici passando dai 52.600 ettari di inizio anni Sessanta agli oltre 79.000 ettari attuali.


Ilaria De Marinis
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