Durante il suo intervento al 33° Forum di Medicina Vegetale, Ilaria Laterza – dottoranda presso l’Università degli Studi di Bari – Aldo Moro, ha descritto i risultati ottenuti da recenti monitoraggi e ricerche su cimice asiatica (Halyomorpha halys).
Abbiamo chiacchierato con lei per capire possibili cause e soluzioni della presenza di quest’insetto nei nostri areali. Di seguito pubblichiamo la sua esaustiva risposta.
Nel 2020 sono stati effettuati monitoraggi sul territorio pugliese, individuando dieci punti di interesse dove applicare trappole a feromone, utili a verificare l’eventuale presenza di questo insetto appartenente alla famiglia dei Pentatomidae. Questa azione ci ha consentito di raccogliere circa 200 esemplari, sia stadi giovanili che adulti.
La cimice asiatica, introdotta dall’Asia e individuata per la prima volta in Italia nel 2012 in areali settentrionali, è stata rintracciata in Puglia nel 2016.
Da allora le segnalazioni della cimice asiatica nel Sud Italia sono state sporadiche, ma – vista la pericolosità dell’insetto – il monitoraggio è fondamentale per scongiurare un brusco incremento della popolazione.
Polifagia dell’insetto
Fino a qualche anno fa, sembrava che l’insetto colpisse soltanto fruttiferi coltivati per lo più nel Nord Italia. Recenti segnalazioni, invece, sono pervenute anche dal Centro-Sud su alberi di olivo sui quali l’insetto provoca cascola precoce. La cimice asiatica si è purtroppo rivelata altamente polifaga. Gli ultimi dati in letteratura riportano circa 300 specie ospite, tra cui drupacee, olivo, melo, pero e orticole.
Aree maggiormente colpite
La cimice asiatica si trova spesso anche in città. La sua assenza in aree naturali come quelle della Murgia ha insospettito noi ricercatori. Abbiamo quindi deciso di osservare se e in che modo il paesaggio possa influenzare la diffusione del fitofago. I risultati sono stati sorprendenti: dagli studi è emerso che le aree caratterizzate da una maggiore antropizzazione sono più suscettibili all’invasione di cimice asiatica. Inoltre, attraverso particolari analisi statistiche, sappiamo oggi che questi insetti sono in grado di spostarsi dall’ambiente urbano a quello coltivato.
Controllo in campo
Per il controllo della cimice asiatica in campo si sta puntando su misure di controllo biologico, già avviate al Nord con lanci di “vespa samurai” (Trissolcus japonicus). Un’altra possibile strategia di controllo è rappresentata dall’utilizzo di simbionti. È stato scoperto, infatti, che sulle uova delle cimici viene rilasciato un simbionte intestinale che favorisce l’assorbimento dei nutrienti. Eliminando il simbionte mediante specifici trattamenti, la fitness degli individui risulta compromessa. Per il controllo della cimice è quindi fondamentale un approccio di tipo integrato.
Monitorare il territorio
L’insetto è ormai presente nei nostri areali e l’ambiente urbano gioca un ruolo chiave. Fortunatamente nel Sud Italia non si registrano ancora grandi danni alle colture, poiché l’intensità della popolazione è relativamente bassa, probabilmente per via delle condizioni climatiche. Nel prossimo futuro sarà molto importante continuare a monitorare il territorio per non farci cogliere impreparati da eventuali incrementi della popolazione. Vietato abbassare la guardia.
A cura di Tiziana Anelli
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