Nocciola d’Irpinia, verso il riconoscimento IGP

Presentata ieri la documentazione necessaria al riconoscimento del marchio IGP per la nocciola d'Irpinia

da uvadatavoladmin
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Presentata ieri mattina nella Sala Blu del carcere borbonico di Avellino la documentazione realizzata per il riconoscimento della “Nocciola d’Irpinia IGP”.

Dopo anni di impegno, è ufficialmente pronta la documentazione per ottenere il marchio IGP di uno dei prodotti d’eccellenza del territorio campano: la Nocciola d’Irpinia.

Nel corso della conferenza stampa, tenutasi ieri mattina nel carcere borbonico di Avellino, sono stati presentati il disciplinare di produzione e la documentazione realizzata per il riconoscimento del marchio IGP.

Sostenuto dal Comitato promotore “Nocciole d’Irpinia” e Confcooperative Campania, il processo di riconoscimento ha visto il contributo tecnico-scientifico del professore Giuseppe Celano dell’Università degli Studi di Salerno e della dottoressa Maria Grazia Volpe dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione Consiglio Nazionale delle Ricerche di Avellino.

“Abbiamo evidenziato un alto contenuto di acidi grassi polinsaturi, in particolare la mortarella ha un alto contenuto di acido linoleico e di proteine, maggiore del 16%, e mancanza di ossidazione lipidica durante la conservazione grazie all’alta presenza di polifenoli” – ha spiegato nel corso del suo intervento la dott.ssa Volpe, che si è occupata di analizzare la nocciola dal punto di vista nutrizionale.

“Per un consumatore questo è molto importante perché vuol dire che introduciamo grassi buoni, molta fibra, componenti antiossidanti, potassio e magnesio”.

Grande entusiasmo anche quello manifestato da Alessandro Mastrocinque, Presidente di Cia Campania che ha sottolineato l’importanza di questo riconoscimento non solo per l’identificazione a un territorio d’eccellenza come l’Irpinia, ma anche per le possibili prospettive che si aprono per le aziende, attivamente impegnate in questo settore. “La nocciola deve essere un prodotto trainante per questo territorio – ha infatti dichiarato Mastrocinque – e noi di CIA Campania metteremo in campo tutte le energie possibili, perché l’IGP serve a dare un valore al territorio e anche alle aziende produttrici che sono impegnate da sempre nel settore, che hanno creduto in questo progetto e hanno portato avanti un percorso di produzione. La mission è che il valore e la redditività di queste aziende diventino più grandi”.

Decisivo, infatti, il ruolo giocato dalle aziende del territorio.

A sottolinearlo anche Francesco Melillo, Presidente del Comitato Territoriale di Avellino: “Vogliamo continuare questo importante percorso verso il riconoscimento IGP. Un risultato possibile grazie al lavoro sinergico della rete di piccoli e grandi produttori agricoli riuniti nella cooperativa Nocciole Irpine, che aderisce a Confcooperative Campania, insieme agli altri attori della filiera come i trasformatori e alle altre organizzazioni”.

Il percorso, iniziato tre anni fa – come dichiarato da Carlo Mazza, presidente del Comitato Promotore per il riconoscimento “Nocciola d’Irpinia IGP – è proseguito anche durante la pandemia. E ora la domanda è stata presentata sia alla Regione che al Ministero. “Riconoscere la Nocciola d’Irpinia come prodotto IGP significa esaltare un’eccellenza del nostro territorio e valorizzare il lavoro delle filiere coinvolte nella sua realizzazione. L’obiettivo – ha aggiunto Mazza – è favorirne la conoscenza non solo ai consumatori italiani, ma anche in tutta Europa”.

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Un obiettivo condiviso anche dall’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Avellino come sottolineato dal presidente Antonio Capone.

“Avere un riconoscimento così importante – ha infatti dichiarato – significa diversificare, dando un marchio d’origine, e soprattutto valorizzare un prodotto e un territorio”. “Il marchio IGP – ha poi aggiunto – è una carta d’identità che consente di tracciare meglio il prodotto e di permettere al consumatore finale di fare scelte di acquisto più consapevoli”.
Ma guai a pensare di essere giunti al punto d’arrivo: “La strada – ha infatti ribadito il presidente Capone – è ancora lunga e tortuosa e c’è bisogno di tutti”. Le carte in regola, però, ci sono tutte: “La zona geografica individuata è interna alla regione Campania ed è l’area di più antica coltivazione del mondo”.

Si tratta di una zona che comprende 140 comuni, ospitanti il 25% della produzione corilicola italiana e oltre il 60% della produzione regionale, dal valore economico pari a 42 milioni di euro.

L’area interessata da sempre ospita questa pianta che, proprio qui, trova le condizioni ideali di crescita e produzione. “In tale zona – ha infatti affermato Capone – non si può parlare solo di “coltura” della nocciola, ma di “cultura” della nocciola, perché in quest’area interna la nocciola è il DNA delle persone, il DNA di un popolo, che in modo sapiente le alleva, le custodisce e le valorizza”.

Insomma, come affermato con entusiasmo dal presidente Mazza “per l’Irpinia è un grande giorno: la nocciola irpina è la migliore al mondo”.

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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