Russia-Ucraina, scioperi, prezzi alle stelle: quali conseguenze per il comparto

Dalle mancate forniture di gas al fermo di frutta e verdura in magazzino: si moltiplicano disagi e danni per il settore agricolo

da uvadatavoladmin
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Dalla guerra Russia-Ucraina agli scioperi per il caro benzina: quali sono le conseguenze per il comparto agricolo dopo gli ultimi stravolgimenti che hanno interessato il piano nazionale e internazionale?

Quanto sta accadendo nelle ultime ore in Europa orientale potrebbe presto avere ripercussioni sul piano economico nazionale. Come pure il protrarsi delle manifestazioni in tutta Italia per il caro benzina.

Dalle mancate forniture di gas per via della guerra tra Russia e Ucraina al fermo di agrumi, frutta e verdura in magazzino a causa dello sciopero degli autotrasportatori: si moltiplicano i disagi e le conseguenze per il settore agricolo e i consumatori.

Un mix di fattori che ha fatto schizzare i costi dell’energia, con maggiore domanda per la ripresa economica, minori riserve e un generale clima di tensione per il conflitto Russia-Ucraina. Intanto, aumentano i costi delle materie prime, quelli della raccolta e della trasformazione dei prodotti. A pagarne le spese l’agricoltura, le industrie e interi comparti.

Senza tralasciare poi le manifestazioni contro il caro benzina, che nelle prossime ore rischiano di paralizzare l’intero comparto agroalimentare italiano, con autotrasportatori in subbuglio da nord a sud.

“Ben l’85% della merce – denuncia Coldiretti – viaggia su strada, lo sciopero dei tir rischia quindi di provocare danni incalcolabili, dal campo alla tavola, con i prodotti deperibili come frutta, verdura, funghi e fiori fermi nei magazzini che marciscono e il rischio concreto di scaffali vuoti anche per la mancanza di forniture all’industria alimentare costretta a fermare gli impianti di lavorazione”.

A tal riguardo – fa sapere il Centro Agroalimentare di Roma – già nella giornata di ieri, nessun prodotto agroalimentare proveniente dalla Sicilia e dalla Puglia è arrivato al CAR di Roma, il più grande Mercato d’Italia.

A disposizione solo prodotti in arrivo dalla Spagna, insufficienti a soddisfare l’intera domanda.

“Abbiamo disponibilità di prodotti locali, la cui distribuzione non è stata impattata dallo sciopero – commenta Fabio Massimo Pallottini, Direttore Generale del Centro Agroalimentare Roma – la situazione che abbiamo davanti rischia di far saltare le logiche dell’intera filiera agroalimentare. Gli agricoltori dovranno continuare a raccogliere i prodotti nei prossimi giorni, anche se non riusciranno a distribuirli. Allo stesso tempo la merce già raccolta e rimasta bloccata per lo sciopero, sarà destinata solamente ai mercati vicini e non alla grande distribuzione”. “I consumatori – conclude la direzione del Car – dovranno rinunciare ai prodotti italiani che arrivano dal Sud dell’Italia, come ad esempio l’arancia”.

Il rischio – qualora il blocco dei trasporti dovesse protrarsi – consiste in danni per milioni di euro ai produttori di ortaggi e prodotti freschi. Motivo per cui le diverse associazioni di categoria sono scese in campo, chiedendo alle istituzioni misure tempestive per limitare le conseguenze degli scioperi sul comparto.

In tutto questo, i prezzi delle materie prime sono alle stelle, con utili sui prodotti ai minimi storici, se non addirittura azzerati a causa dei costi di plastiche, acciaio, carburante e concimi. Proprio su questi ultimi, infatti, si sono abbattuti gli effetti dell’invasione russa.

I rincari dei fertilizzanti sono “legati agli aumenti del gas – spiega Coldiretti – ma anche alle mosse di Putin che ha deciso di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione. Una decisione assunta per mettere in difficoltà la produzione europea di cereali, fortemente dipendente dalle materie prime estere”.

Oltre a una generale riduzione della disponibilità sui mercati, la conseguenza è un rincaro di oltre il 170% (da 250 euro/tonnellata a 670 euro/tonnellate) sui prezzi dei concimi.

“Una scelta che danneggia gravemente le aziende agricole – ricorda ancora Coldiretti – già in difficoltà a causa dei rincari di tutti i fertilizzanti legati all’impennata del costo del gas scatenata dal conflitto tra Russia e Ucraina”.

Il risultato è che il 30% delle imprese agricole è costretta a ridurre i raccolti, con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari. E uno svilimento delle condizioni complessive che, congiuntamente ai disagi provocati dal blocco degli autotrasportatori, sta determinando scenari preoccupanti per l’intero comparto.

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

 

 

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