Controllo suzukii: novità sulla Drosophila?

Una ricerca dell'Università del Michigan mostra risultati positivi grazie all’impiego di nematodi entomopatogeni su piccoli frutti

da Silvia Seripierri
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Controllo suzukii: i ricercatori dell’Università del Michigan hanno ottenuto risultati molto positivi per il controllo dell’insetto dannoso Drosophila suzukii, grazie all’impiego di nematodi entomopatogeni. Il lavoro apre, dunque, la strada al possibile impiego di strumenti per il controllo sostenibile di Drosophila.

Nativa dell’Asia, Drosophila suzukii ha viaggiato in diversi Paesi e in molti di questi si è stabilizzata, diventando un vero problema per i frutticoltori. L’insetto compie il suo ciclo vitale molto rapidamente, costringendo gli agricoltori a effettuare diversi trattamenti con insetticidi.

Controllo suzukii: la ricerca studia strategie sostenibili.

Ne sono un esempio i ricercatori americani dell’APHIS (Animal and Plant Health Inspection Service) che hanno testato la vespa parassitoide Ganaspis brasiliensis sulla mosca D. suzukii, in coltivazioni di mirtillo. In Cile, invece, i ricercatori dell’INIA La Cruz hanno condotto una ricerca simile liberando, a inizio gennaio, in coltivazioni di piccoli frutti a Panquehue nella regione di Valparaíso, la vespa Pachycrepoideus vindemmiae.

controllo suzukii

Individuo di Ganaspis brasiliensis.

È importante che la ricerca lavori per scoprire mezzi sostenibili ed efficaci contro l’insetto. A tal proposito il Dott. Rufus Isaacs della Michigan State University (MSU) ha avviato un lavoro, in collaborazione con gli esperti del Dipartimento di Entomologia. L’obiettivo è trovare una strategia per controllare l’insetto in coltivazioni di piccoli frutti e in ciliegeti. A tal fine il lavoro, oggi guidato dalla Dott.ssa Marisol Quintanilla-Tornel (nematologa e responsabile del Programma di Nematologia del Dipartimento di Entomologia dell’Università del Michigan), ha sperimentato l’uso di nematodi entomopatogeni.

“Questo insetto dannoso è un tremendo grattacapo per i produttori, che devono intervenire chimicamente ogni quindici giorni circa e talvolta tutte le settimane. Interventi chimici, così ravvicinati, agevolano lo sviluppo di resistenze, che riducono l’efficacia. Controllare questo insetto è una sfida, perché si sviluppa e si riproduce molto rapidamente” afferma la Dott.ssa Marisol Quintanilla-Tornel.

 

La sfida di trovare strumenti per un controllo sostenibile.

Per i ricercatori della Michigan State University, la sfida è stata trovare strumenti di controllo sostenibile, in grado di diminuire le popolazioni di Drosophila suzukii e di limitare l’uso di prodotti chimici.
“Credo che con questo insetto sarà sempre necessario ricorrere ai prodotti chimici, perché si tratta di un problema molto serio. Ciò che si può fare è tentare di ridurre il numero di interventi” specifica l’esperta.
Posto l’obiettivo di ridurre il numero di interventi chimici, la Dott.ssa ha intrapreso uno studio sui nematodi entomopatogeni. Lo scetticismo iniziale era giustificato dal fatto che la mosca alata maculata si riproduce molto velocemente e depone le sue uova all’interno dei frutti.

Altro aspetto preoccupante era come i nematodi entomopatogeni dovevano raggiungere i frutti.

Infatti “ciò che abbiamo potuto verificare è che questo tipo di nematodi se la cava abbastanza bene, specialmente quando la pupa sta nel suolo. Abbiamo ottenuto risultati soddisfacenti soprattutto con i nematodi della specie Steinernema feltiae”.
In dieci mesi di studio i ricercatori della Michigan State University hanno condotto prove in laboratorio (su campioni di frutta e non) e tre prove in campo, che saranno ripetute a partire da questa estate.
S. feltiae non è stato l’unico nematode oggetto di studio, infatti prove condotte su altri nematodi entomopatogeni hanno permesso risultati soddisfacenti. Tuttavia “alcune specie di nematodi sono state efficaci in laboratorio, ma non in campo. Ciò non è successo con S. feltiae che, al contrario, ha dato ottimi risultati”. Lo scetticismo iniziale della Dott.ssa Quintanilla-Tornel si è dunque attenuato, quando ha visto i risultati ottenuti con S. feltia.

Due settimane di controllo suzukii.

La dottoressa ha affermato che l’efficacia del controllo con S. feltia dura approssimativamente due settimane, posta una popolazione di D. suzukii non abbondante. “Saranno necessarie più applicazioni nei periodi di maggiore suscettibilità dei frutti, in particolare alla maturazione. Affinché il controllo sia efficace, la popolazione di nematodi dovrà essere ampia per trovare la preda, parassitizzarla e ucciderla”.

Si deve anche considerare che le popolazioni di nematodi periscono facilmente e alcune delle cause sono la disidratazione e la mancanza di cibo. “Se alcuni nematodi sopravvivono, la popolazione si riforma, ma in numero limitato. Poiché pochi, non saranno capaci di parassitizzare gli insetti significativamente. Le mosche D. suzukii, infatti, dopo la prima applicazione di nematodi, diminuiscono, ma aumentano quando i nematodi periscono. Si consiglia quindi di intervenire in questa fase con una seconda applicazione”.

Circa l’epoca di intervento, la Dott.ssa consiglia le prime applicazioni nel momento in cui i frutti iniziano a maturare. Studi più approfonditi permetteranno di individuare meglio tutte le epoche di intervento ottimali. Sebbene la ricerca sia oggi focalizzata sui piccoli frutti, la possibilità di utilizzare Steinernema feltiae sulle ciliegie è una reale e allettante possibilità.

Controllare altri insetti.

Sarebbe possibile usare questi nematodi per controllare altri insetti? Secondo quanto dichiarato dall’esperta sì.
“Stiamo pensando a insetti patogeni che interessano diverse colture frutticole. L’importante è che si tratti di insetti patogeni, le cui pupe si trovano nel suolo o che possono essere facilmente raggiunti e parassitizzati. Se il ciclo vitale dell’insetto non prevede una fase nel suolo, diventa più complicato. Per questo motivo stiamo escogitando un modo per “portare” i nematodi sui frutti o sulle piante, per esempio con l’ausilio di gel che ostacolano la disidratazione e mantengono vitali i nematodi”.
Visti i risultati soddisfacenti, la ricerca si è già posta l’obiettivo di sperimentare questi nematodi su altri frutti di interesse.

 

 

Silvia Seripierri
© fruitjournal.com

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