Irrigazione del pesco: usare meno acqua

A sviluppare il tema, uno studio sulla gestione del suolo e del microclima condotto da un team di ricercatori dell'Università di Bari

da Silvia Seripierri
Irrigazione pesco come usare acqua

Il pesco rientra tra i fruttiferi che necessitano i maggiori volumi di acqua. In un periodo in cui si assiste a un crescente deficit idrico, valutare come effettuare una razionale irrigazione del pesco può risultare fondamentale. 

L’irrigazione è uno dei più importanti mezzi di conduzione e gestione agronomica di un frutteto. Diverse sono le modalità in cui il fattore acqua incide direttamente sulle rese e sulla qualità dei frutti: l’acqua partecipa ai processi di fotosintesi, alla regolazione del processo di traspirazione e raffreddamento delle superfici vegetali e al trasporto di minerali e nutrienti dal suolo alla pianta.  Affinché la macchina vegetale funzioni correttamente, è necessario che l’acqua sia fornita nei momenti giusti e nelle giuste quantità. 

Tale concetto assume una maggiore rilevanza se si considera che l’acqua è una risorsa non rinnovabile e che in quanto tale non va sprecata. 

L’agricoltura è tra i settori che consumano i maggiori volumi di acqua al mondo. 

Ricercatori, agronomi e produttori testano diverse tecniche irrigue con l’intento di trovare quella perfetta, in grado di realizzare le migliori rese con il minor quantitativo possibile di input. La valenza di tale proposito aumenta, se si considera l’obiettivo FAO che riporta che “migliorare la produttività sarà fondamentale per poter nutrire in maniera sostenibile una popolazione mondiale in crescita che, secondo le previsioni, raggiungerà gli 8,5 miliardi di persone entro il 2030”.

Come fare per risparmiare acqua irrigua? Affinché sia possibile applicare i concetti descritti, è necessario conoscere le esigenze e la fisiologia della coltura a cui si fa riferimento.

Per i fruttiferi, in generale, è necessario comprendere le relazioni suolo-pianta-acqua, progettare un sistema irriguo di cui studiare l’efficienza e individuare i momenti in cui irrigare tenendo conto di capacità idrica di campo (CIC), meteo, suo rapporto con la coltura e fasi di crescita della coltura stessa.

irrigazione del pesco

Il pesco rientra tra i fruttiferi che necessitano i maggiori volumi di acqua. Ciò ha stimolato la curiosità e l’interesse di un gruppo di ricercatori dell’Università di Bari, composto da Campi, Gaeta, Mastrorilli e Losciale, che hanno avviato uno studio sulla gestione del suolo e del microclima per risparmiare l’acqua destinata all’irrigazione del pesco.

Il loro paper di ricerca dal titolo “Innovative Soil Management and Micro-Climate Modulation for Saving Water in Peach Orchards” affronta i diversi aspetti dello studio sul microclima e sulla gestione del suolo, al fine di analizzare come la pratica di diverse tecniche agronomiche, spesso combinate tra loro, sia utile a ridurre gli sprechi di acqua, non utilizzata dalle piante.

Lo studio è stato condotto per due anni in un pescheto della varietà tardiva California, in cui i ricercatori hanno analizzato gli effetti ottenuti dalla combinazione di diverse tecniche di gestione.

Queste tecniche si riferiscono a diversi regimi di approvvigionamento idrico, inteso come irrigazione totale o parziale (deficit irrigation). Nello specifico, con l’utilizzo di reti antigrandine o ombreggianti è stato possibile variare la quantità di luce intercettata. Il ricorso alla lavorazione o alla pacciamatura del suolo ha invece permesso di differenziare la tipologia di gestione del suolo. I diversi effetti ottenuti sono stati infine rilevati al livello di microclima, di crescita dei frutti, di produzione, di efficienza irrigua e di coefficienti di stress idrico del suolo (Ks).

A conclusione dello studio sull’irrigazione del pesco, si è visto che la copertura con reti e la pacciamatura contribuiscono a ridurre le perdite di acqua e, al tempo stesso, consentono di incrementare l’efficienza d’uso dell’acqua.

Dall’analisi dei dati, è emerso che le reti antigrandine ombreggianti riducono la temperatura dell’aria di 1°C, la velocità del vento del 57%, la radiazione solare del 32%, mentre l’umidità relativa dell’aria aumenta del 9,5%. Queste sono tutte variazioni che consentono un utilizzo più efficiente della risorsa acqua e ne riducono gli sprechi.

Rispetto al controllo (con rete antigrandine, lavorazione del suolo e irrigazione del pesco completa), infatti, la nuova tecnica (con rete antigrandine ombreggiante, pacciamatura e deficit irrigation) ha permesso di ridurre i volumi irrigui del 25% e di incrementare del 36% la produzione finale e la water productivity del 53%. 

Risparmiare la risorsa idrica senza ridurre la produttività è dunque un obiettivo possibile e raggiungibile, anche nei pescheti delle zone con clima mediterraneo. Nelle aree mediterranee infatti non è più sostenibile pensare di utilizzare grandi volumi irrigui, che depauperano una risorsa così importante e già così scarsa. 

 

Silvia Seripierri
© fruitjournal.com

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