Le donne in agricoltura sono sempre di più. La conferma giunge dai dati dell’ultimo censimento generale dell’agricoltura.
Come chiarito dalla ricercatrice Istat, Cecilia Manzi, a dare una spinta importante all’agricoltura al femminile, la crescente presa di posizione dell’Unione europea sui temi delle pari opportunità. Un indirizzo confermato poi dalla Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (Agri) del Parlamento europeo che ha inglobato questo principio nella regolamentazione delle sue politiche agricole e rurali come parte integrante degli obiettivi prioritari dell’intera politica comunitaria di coesione economica e sociale.
Anche sul piano nazionale non sono mancate agevolazioni e incentivi volti a favorire l’imprenditoria femminile in agricoltura. La Legge di bilancio 2022 ha disposto una semplificazione degli interventi agevolativi di cui al Titolo I, Capo III, D. Lgs 185/2000 (cd. Più Impresa) e per il 2022 ha incrementato di 5 milioni di euro il fondo destinato alle imprese a conduzione femminile.
Favorita dalle nuove politiche nazionali ed europee, la presenza di donne in agricoltura si è così consolidata.
E il quadro descritto dall’ultimo censimento generale dell’agricoltura mostra dati assai peculiari. Nel 2020, le donne occupate in agricoltura sono 823 mila – il 30% circa del totale delle persone occupate in agricoltura – in calo rispetto al 2010, quando rappresentavano il 36,8 %. D’altra parte, l’impegno in termini di giornate di lavoro del genere femminile aumenta di più rispetto a quello maschile (+30,0% contro +13,9%), in particolare tra la manodopera familiare (+54,7%).
Come rilevato anche da altre indagini nel corso del decennio, inoltre, all’interno delle aziende agricole si è leggermente rafforzata la partecipazione delle donne nel ruolo manageriale. I capi azienda donna nel 2020 sono infatti il 31,5% (30,7% nel 2010) e, rispetto al 2010, hanno aumentato il proprio impegno in termini di giornate di lavoro standard (<30 da 61% a 41%). Sotto questo aspetto, l’agricoltura si rivela un settore in controtendenza. Secondo l’Osservatorio Imprenditorialità Femminile di Unioncamere 2021, infatti, negli altri settori meno di un amministratore su 4 è donna. In agricoltura quasi 1 su 3.
A ulteriore conferma dell’andamento registrato, i dati degli ultimi tre censimenti agricoli, che evidenziano un consolidamento del ruolo di imprenditrice delle donne nelle aziende agricole italiane nel corso del ventennio.
Rispetto al complesso degli stati dell’UE, inoltre, nel decennio 2005-2016 è aumentato il differenziale tra la percentuale di aziende guidate da donne dell’Italia. Tuttavia, per avere una conferma di questa dinamica bisognerà attendere i dati dei censimenti degli altri Paesi membri dell’UE.
In merito a questo aspetto – come evidenziato dalla dott.ssa Manzi – il genere femminile è ancora maggiormente presente nelle classi di età più avanzate, quando l’impegno previsto dal ruolo manageriale diventa maggiormente conciliabile con quello all’interno del nucleo familiare. Questa evidenza, osservata anche per il complesso degli stati UE (2016), per l’Italia è confermata dai dati censuari che rilevano un’accentuazione del fenomeno nella classe 65 anni e oltre.
Proseguendo, un altro dato interessante è quello relativo alla distribuzione geografica. In Italia, le aziende agricole guidate da donne sono collocate soprattutto nelle regioni del Centro-sud, sebbene le dimensioni medie siano inferiori. Più presenti nelle classi di SAU inferiori, le aziende guidate da donne sono infatti mediamente più piccole di quelle guidate da uomini (7,7 ha contro 12 ha, 36% in meno). Più marcate le differenze al Nord, dove le aziende sono comunque più grandi.
Tendenza negativa, invece, quella registrata in merito a innovazione e informatizzazione, per cui si riscontra una minore propensione tra le aziende al femminile che innovano o che sono informatizzate (solo 1 su 5 è «donna»).
In definitiva, il Censimento ha dunque confermato che, sebbene l’agricoltura rispetto agli altri settori economici mostri aspetti di minore disparità tra i generi, il divario da colmare è ancora ampio. Tuttavia, le dinamiche osservate nell’ultimo decennio e il supporto di misure mirate all’imprenditoria femminile sembrano indicare un importante cambio di rotta che lascia ben sperare in un’agricoltura sempre più rosa.
Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com