Disponibile ora l’ultimo numero di Fruit Journal magazine: uno Speciale Biocontrollo che – tra esperienze di campo e approfondimenti tecnici – si affianca alla Conference in programma per i prossimi 22 e 23 novembre 2022 presso il The Nicolaus Hotel di Bari.
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Limitare l’uso della chimica e l’impatto negativo che le strategie di difesa fitosanitaria possono avere sull’ambiente e sulla salute dei consumatori, aumentando la produzione agricola: si può riassumere così la sfida ambiziosa accolta dalle politiche agricole europee in seno alla strategia Farm to Fork dell’European New Deal.
Una sfida che trova oggi la sua più immediata applicazione proprio nei mezzi di biocontrollo, una serie di agenti e metodi di origine biologica che consentono di controllare insetti e patogeni dannosi per l’agricoltura in modo efficace e a basso impatto ambientale. Se, però, l’adozione di queste pratiche rappresenta una svolta obbligata, la mancanza di indicazioni chiare e precise sulla loro attuazione rende il percorso ben più arduo. Di qui, la seconda edizione della Conference e l’idea di uno Speciale – come quello che state per sfogliare – interamente dedicati al mondo del biocontrollo.
Si inizia dunque con una panoramica su strategie e obiettivi legati ai mezzi di biocontrollo a cura di Gianfranco Romanazzi, presidente dell’Associazione Italiana per la Protezione delle Piante (AIPP) e professore di Patologia delle piante presso l’Università Politecnica delle Marche. Partendo da un’analisi della sostenibilità in termini di impatto ambientale, economico e sociale, l’esperto individua criticità e risorse legate all’introduzione delle tecniche di biocontrollo nella gestione agronomica, in correlazione allo sforzo cui l’intero sistema agricolo italiano è chiamato a far fronte per sostenere un simile processo.
Sulla stessa scia si pone anche la disamina realizzata da Silverio Pachioli, docente e accademico dei Georgofili, che – in questo numero – offre un approfondimento ampio e puntuale su generalità, vantaggi e svantaggi degli strumenti di biocontrollo. Strumenti sempre più centrali nella gestione in campo, ma che necessitano di un corretto iter di registrazione, non solo per essere autorizzati, ma anche per garantire produzioni sostenibili e sicure per l’ambiente e i consumatori.
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Segue poi una riproposizione della presentazione tenuta da Vittorio Filì nel corso della scorsa Biocontrol Conference e incentrata sull’acido pelargonico, una sostanza che – pur rappresentando un perfetto candidato per i disciplinari di produzione biologica grazie alle sue caratteristiche – non trova ancora piena diffusione e applicazione.
È quindi la volta di un altro contributo tratto dalla prima edizione della Conference, a cura di Giovanni Bigot che, sulla scorta di sperimentazioni e analisi, si sofferma sull’efficacia di prodotti alternativi al rame e sulla possibile riduzione del suo impiego nella gestione agronomica in vigneto, nell’ottica di strategie sostenibili e a ridotto impatto ambientale.
Di Self-DNA per la protezione delle piante e alta produttività si parla invece con il professor Stefano Mazzoleni, ordinario di Ecologia applicata presso l’Università Federico II di Napoli e coordinatore di un progetto di ricerca che ha portato alla scoperta di un meccanismo d’azione del DNA ambientale capace di regolare l’equilibrio degli ecosistemi, impedendo a una specie di diventare predominante sulle altre.
Un meccanismo che, osservato anche in altri organismi, rappresenta un possibile innovativo mezzo di biocontrollo, utile a preservare le coltivazioni dai parassiti e dai patogeni, riducendo l’uso di fitofarmaci.
Restando in tema di difesa e di produzioni di qualità si inseriscono poi le esperienze in campo raccontate alle nostre pagine da Alessandro Fois, socio e responsabile produzione dei processi aziendali della Accademia Olearia Srl – Tenute Fois di Alghero (SS), e Maria Laura Picardi, tecnico agronomo presso la Società Cooperativa Agricola “Sole” di Parete (CE).
Attraverso le parole della ricercatrice Georgina Elena Jiménez, si passa quindi sul piano della ricerca: una strada imprescindibile, ma che richiede oggi sforzi assai impegnativi per sostenere i costi necessari alla realizzazione di nuovi prodotti microbici di biocontrollo.
Inerbimento come volano della biodiversità è invece il tema del contributo successivo, realizzato a partire dalla presentazione tenuta dall’agronomo Giacomo Mastrosimini nel corso della Biocontrol Conference 2021. Tra i mezzi di biocontrollo che si possono impiegare nei frutteti, la pratica dell’inerbimento costituisce infatti un elemento chiave se si desidera incrementare la biodiversità di flora e fauna, ma anche se si intende controllare infestanti, nematodi, patogeni fungini e insetti, o migliorare la struttura dei suoli e la loro capacità di assorbimento dell’acqua.
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Del rovescio della medaglia relativo alle strategie di biocontrollo abbiamo parlato con Mauro Favot, perito agrario e consulente aziendale. Nonostante il ruolo fondamentale giocato da queste tecniche nel limitare l’impatto negativo dell’uso della chimica sull’ambiente e sulla salute umana, la mancanza di sostegno concreto alla ricerca, almeno in Italia, rende infatti difficoltosa la progressiva introduzione di mezzi di biocontrollo nella gestione agronomica di ogni giorno.
Infine, chiude lo Speciale Biocontrollo l’intervista a Giuseppe Santarcangelo, tecnico agronomo di Compagnia delle Primizie, società consortile con sede a Policoro (MT), che si occupa della commercializzazione di fragola e piccoli frutti. Dai benefici riscontrati alle potenzialità ancora tutte da scoprire, dai primi sbagli alla nuova linea di difesa, l’esperto conduce per mano alla scoperta di questa nuova gestione agronomica che, per quanto obbligata, rappresenta di fatto la strada più vantaggiosa.
Insomma, tra obblighi e necessità, benefici e complicazioni, normative da attuare e ricerche tutte ancora da sviluppare, la partita attorno alla quale si gioca la sfida delle strategie di biocontrollo è ancora tutta da scrivere. Senza dubbio, approfondirne luci e ombra, sviluppando il dibattito e confrontando le esperienze, può essere un buon fischio d’inizio.
Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com