Frutto del drago: largo al Sud

La pianta del frutto del drago, al pari di mango e avocado, può essere coltivata al Sud Italia aprendo nuove prospettive per i produttori italiani. 

da Silvia Seripierri

Il frutto del drago, noto anche come dragon fruit o pitaya, della pianta Selenicereus undatus della famiglia delle Cactaceae – stessa famiglia cui appartiene il fico d’india – ha origini sudamericane.

Il frutto del drago è un frutto esotico la cui pianta, al pari di mango e avocado, può essere coltivata in Italia nelle regioni meridionali.

In condizioni di clima mediterraneo, la raccolta dei frutti va dal periodo estivo a quello autunnale consentendo di diversificare le produzioni aziendali e di realizzare importanti rese. Si registra, infatti, che una pianta adulta di 3-4 anni può produrre fino a 100 kg di frutta l’anno e avere una vita media di oltre 20 anni.

Il clima ideale per la produzione di questo frutto è quello tropicale o subtropicale, ovvero in assenza di gelate invernali. Ciò nonostante, il frutto del drago può trovare ambienti vocati anche nelle diverse regioni del Mediterraneo, tra cui quelle del Sud Italia. Circa le esigenze climatiche, la pianta tollera il freddo purché le gelate non siano prolungate e le temperature non scendano permanentemente al di sotto dei -2 °C. Il caldo, invece, è ben tollerato, anche quando siccitoso, ma l’ideale è che le temperature non superino i 38 °C. La crescita vegetativa avviene quindi con regolarità a una temperatura ottimale compresa tra i 18 e i 25 °C.

Per la produzione di questi frutti, poi, la pianta può essere coltivata su diverse tipologie di terreno, anche quelle di natura calcarea e salina.

Tuttavia le condizioni ideali per la crescita della pianta sono quelle di terreno ben drenato, sciolto, profondo e ricco di sostanza organica. Per questo motivo è utile la pacciamatura che consente di mantenere il terreno più umido e di ostacolare lo sviluppo di erbe infestanti. Circa il fabbisogno idrico, invece, la pianta S. undatus ha un’ottima resistenza alla siccità per cui le normali precipitazioni dovrebbero essere sufficienti. Nel caso in cui, dopo la fioritura e durante l’accrescimento dei frutti, dovessero registrarsi mesi consecutivi senza pioggia, è opportuno intervenire con irrigazioni di emergenza. 

Tra i parassiti e le malattie che destano le maggiori preoccupazioni per la produzione del frutto del drago vi sono invece acari, tripidi, cocciniglie e marciumi radicali. Per questi ultimi è possibile prevenirli evitando fenomeni di ristagno idrico. 

frutto del drago

La raccolta, che deve essere effettuata facendo attenzione a non danneggiare il frutto, alle latitudini del Sud Italia – come accennato – può iniziare in estate e continuare fino all’autunno.

In relazione alla finestra commerciale entro cui si colloca, la coltura rappresenta quindi una valida alternativa per le produzioni aziendali del Sud Italia. Specialmente se si considera che, attualmente, a fronte della crescente domanda di questi frutti da parte dei consumatori non corrisponde un’offerta altrettanto soddisfacente. Un incremento che, tra l’altro, coinvolge anche realtà europee come Germania, Paesi Bassi, Belgio e Francia, dove il prodotto – assai richiesto – riesce a malapena ad arrivare data la scarsa offerta.  

In tal senso, allora, le produzioni italiane potrebbero colmare questa mancanza, arrivando primi su questi mercati a tutto vantaggio dei Paesi di destinazione e dei produttori italiani. 

 

Silvia Seripierri

©fruitjournal.com

Articoli Correlati