Tropicale Made in Italy: cresce ancora

Complici i cambiamenti climatici continua ad aumentare la coltivazione di frutta tropicale nelle regioni meridionali di Puglia, Sicilia e Calabria.

da Silvia Seripierri

I cambiamenti climatici spingono la frutta tropicale Made in Italy con le coltivazioni di banane, avocado, mango & co. che nel giro di cinque anni sono praticamente triplicate arrivando a sfiorare i 1200 ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione dell’apertura del Villaggio Coldiretti di Palermo, da Piazza del Teatro Politeama a Piazza Castelnuovo, con migliaia di agricoltori dalle diverse regioni, assieme al presidente di Coldiretti Ettore Prandini.

Qui è stata allestita la prima esposizione di produzioni di frutta tropicale coltivata in Italia e preparata la macedonia tropicale Made in Italy per il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

Un’iniziativa organizzata in Sicilia dove con la temperatura sopra i venti gradi alla vigilia dell’inverno si raccolgono banane e avocado per gli effetti della tropicalizzazione del clima che sta rivoluzionando l’agricoltura con il moltiplicarsi di eventi estremi e danni ma anche con l’arrivo di nuove colture, mai viste nel passato in Italia.

A far la parte del leone – secondo la Coldiretti – è proprio la Trinacria con coltivazioni ad avocado e mango di diverse varietà nelle campagne tra Messina, l’Etna e Acireale, ma anche a frutto della passione, zapote nero (simile al cachi, di origine messicana), sapodilla (dal quale si ottiene anche lattice), litchi, il piccolo frutto cinese che ricorda l’uva moscato. Il tutto grazie all’impegno di giovani agricoltori che hanno scelto questo tipo di coltivazione, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici.

Ma anche in Puglia i tropicali sono ormai una realtà consolidata, spinta dagli effetti della siccità con una impennata delle coltivazioni di avocado, mango e bacche di Goji Made in Puglia insieme a tante altre produzioni esotiche come le bacche di aronia, le banane e il lime.

A Castellaneta – continua la Coldiretti – sono state piantumate altre 32mila piante di avocado, mentre in Salento si stimano 100mila piante di avocado e 8mila piante di mango e altrettante piante di lime, mentre fanno capolino timidamente le coltivazioni di banane 100% made in Puglia.

Tropicali italiani – precisa la Coldiretti – anche in Calabria dove alle coltivazioni di mango, avocado e frutto della passione si aggiungono melanzana thay (variante thailandese della nostra melanzana), macadamia (frutta secca a metà tra mandorla e nocciola) e addirittura la canna da zucchero, mentre l’annona, altro frutto tipico dei paesi del Sudamerica è ormai diffuso lungo le coste tanto da essere usato anche per produrre marmellata.

Il tutto grazie soprattutto all’impegno di giovani agricoltori che – ricorda la Coldiretti – hanno scelto questo tipo di coltivazione, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici e in precedenza destinati alla produzione di arance e limoni.

Da curiosità confinata a pochi ettari coltivati la produzione di tropicali italiani è dunque diventata un vero e proprio fenomeno di mercato, tanto che ben sette italiani su dieci (70%) cercano sugli scaffali mango, avocado, banane, ecc. coltivati in Italia, secondo l’indagine 2022 Coldiretti/Ixe’. Una tendenza motivata dal maggiore grado freschezza ma anche dalle preoccupazioni sulle garanzie di sicurezza del prodotto importato.

Quello delle piante tropicali Made in Italy è dunque un fattore destinato a modificare in maniera profonda i comportamenti di consumo nei prossimi anni, ma anche le scelte produttive delle stesse aziende agricole per gli effetti del surriscaldamento determinati dalle mutazioni del clima.

“Il fenomeno degli alberi esotici Made in Italy, spinto dall’impegno di tanti giovani agricoltori, è un esempio della capacità di innovazione delle imprese agricole italiane nell’affrontare in maniera costruttiva i cambiamenti climatici nonostante le difficoltà e i danni causati da eventi meteo sempre più estremi che negli ultimi dieci anni hanno provocato oltre 14miliardi di euro di danni al nostro sistema agroalimentare” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

 

Fonte: Coldiretti

 

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