Avocado in Puglia con Masseria Fruttirossi

La storia di Masseria Fruttirossi che, dopo il melograno, è partita alla volta dell’esotico, avviando una produzione di avocado made in Puglia

da uvadatavoladmin
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Un progetto che sa di Puglia, di voglia di innovarsi e innovare, ma soprattutto di amore per la terra e i suoi frutti. Si potrebbe sintetizzare così l’avventura intrapresa poco meno di dieci anni fa dalla società Masseria Fruttirossi che, dopo il melograno, è partita ora alla volta dell’esotico, avviando una produzione di avocado made in Puglia.

Ne parliamo con Dario De Lisi, direttore commerciale di Masseria Fruttirossi che, sorta nella fertile pianura di Castellaneta Marina (TA), rappresenta oggi un’azienda leader del territorio pugliese e non, e un caso di successo aziendale tutto da scoprire.

Riavvolgiamo il nastro e torniamo alle origini: come nasce il progetto “Masseria Fruttirossi”?

Bisogna premettere che abbiamo iniziato da zero: complici i nonni, l’agricoltura è sempre stata una passione. Tutto, però, inizia a prendere forma nel 2014, quando abbiamo deciso di creare l’azienda agricola. Siamo partiti con 50 ettari, per poi ampliare progressivamente la produzione, fino ad arrivare oggi a un’estensione di 350 ettari, interamente dedicati a melograno.
Sin dalla sua nascita, accanto alla produzione di frutta genuina e ad alto valore nutraceutico, il progetto prevedeva lo sviluppo di un’intera filiera. Dunque, non solo la produzione in campo, ma anche il confezionamento, la trasformazione e la commercializzazione del prodotto. Di qui, nel 2016, la costituzione della società Masseria Fruttirossi srl, che si occupa di conservare il prodotto, lavorarlo e trasformarlo in succhi. A distanza di due anni, nell’ottobre del 2018, abbiamo inaugurato lo stabilimento di trasformazione che, immerso nei frutteti, oltre a concretizzare pienamente il concetto di filiera cortissima, ci ha permesso di avviare la commercializzazione di melagrana fresca con il marchio Lome Super Fruit.

Il passaggio successivo è stato quello dei succhi?

Esatto, tutti commercializzati con il nostro brand Lome Super Fruit. Abbiamo avviato inizialmente la trasformazione di melagrana in succo, anche se sarebbe più corretto parlare di spremute, essendo senza aggiunte di zuccheri o conservanti, e quindi naturali al 100%. In seguito abbiamo realizzato numerosi mix di melagrana con altre referenze.
Nel nostro stabilimento abbiamo due linee di produzione dei succhi: una tradizionale, eseguita con la pastorizzazione del prodotto che garantisce una lunga shelf-life, e una innovativa con il trattamento ad alta pressione (HPP iperbarico).  Questo, effettuato a temperatura ambiente, garantisce una shelf-life di circa 90 giorni nella catena del freddo, mantenendo tutte le caratteristiche della frutta, proprio come se il consumatore l’avesse appena spremuta in casa.

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È stato complesso avviare la produzione?

Dal punto di vista agronomico, sin da subito il territorio ha risposto molto bene. Per meglio gestire la produzione, abbiamo adottato poi delle tecniche di coltivazione israeliane. Gli stessi israeliani, quando hanno visto il lavoro fatto, hanno riconosciuto nelle nostre produzioni prodotti di eccellenza, frutto anche di condizioni favorevoli in termini sia di suolo che di clima. Inoltre, fortunatamente, possiamo vantare una buona disponibilità idrica. Anche sotto questo aspetto, però, abbiamo fatto ricorso a tecniche ben precise. Ci siamo infatti dotati di impianti di irrigazione automatizzati che erogano acqua quando la pianta ne ha realmente bisogno, evitando così perdite o sprechi.

Qual è varietà principalmente prodotta?

La varietà regina è la Wonderful che costituisce l’80% della nostra produzione. Abbiamo scelto questa varietà perché statisticamente è la più apprezzata e richiesta a livello globale. In più, è una varietà che si presta molto bene anche alla conservazione: grazie alle celle frigorifere ad atmosfera controllata di cui disponiamo, riusciamo infatti a rendere disponibile la melagrana italiana fino a marzo-aprile. Si tratta di un risultato che ci rende distintivi sul mercato, non essendoci altre realtà a livello nazionale che possono disporre di un frutto fresco fino a primavera. Non solo: grazie all’introduzione di alcune cultivar precoci, abbiamo anche anticipato la disponibilità di melagrana. Un fattore che ci permette di arrivare prima sui mercati, già nella prima settimana di settembre.

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Quali sono i principali mercati di sbocco?

A regime abbiamo una produzione di melagrane pari a 11.000 tonnellate annue. Trattandosi di volumi importanti, abbiamo necessariamente allargato le vendite non solo al mercato nazionale, ma anche a quello estero. Già lo scorso anno abbiamo esportato il prodotto negli Emirati Arabi con cinque container. E quest’anno amplieremo ulteriormente la nostra attività di esportazione nei Paesi extraeuropei con i succhi. Proprio qualche settimana fa è partito il primo container per il Canada che arriverà in questi giorni nel porto di Montreal e darà quindi inizio alla distribuzione nel mercato canadese. In ogni caso, crediamo che le esportazioni del succo rappresentino una attività importante per l’azienda, anche in virtù dei quantitativi importanti che produciamo e di una sempre maggiore diversificazione dei mercati.

E insieme alla diversificazione dei mercati, si punta anche a una diversificazione della produzione.

Sì, e proprio in tal senso abbiamo introdotto anche la produzione di avocado. L’idea iniziale, però, resta la stessa che ha dato vita al progetto: rendere disponibili sul mercato prodotti genuini, che fanno bene alla salute. Attorno a questa soluzione abbiamo poi voluto coniugare la disponibilità di prodotti non solo come frutto fresco, ma anche come frutta trasformata, in particolare succhi. E l’avocado rispecchiava le nostre esigenze: un frutto dalle importanti caratteristiche nutrizionali e nutraceutiche, che ci permette di diversificare la produzione.

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Quanti ettari avete deciso di dedicare alla coltivazione dell’avocado?

Attualmente abbiamo una superficie dedicata alla produzione di avocado di circa 40 ettari. La varietà impiantata è la Hass che – al pari della Wonderful per il melograno – è la più richiesta sul mercato, grazie anche alle sue caratteristiche particolarmente apprezzate dai consumatori. Nel mese di gennaio abbiamo raccolto poco più di 10 quintali, ma le piante sono ancora piccole e ci aspettiamo un incremento dei volumi già a partire dal prossimo anno.
Quella dell’avocado è comunque una sfida ancora tutta aperta: più della melagrana, infatti, l’avocado – essendo una pianta esotica – è molto sensibile alle basse temperature e più delicata da gestire. Non a caso, per proteggere le piante da possibili gelate abbiamo dotato i 40 ettari di un impianto antibrina che preserva la pianta nel momento in cui la temperatura scende intorno a 0 °C.

Come per il melograno, dunque, anche per la gestione dell’avocado c’è molta attenzione alle tecniche da eseguire.

Assolutamente sì. Soprattutto per coltivazioni come l’avocado non si può prescindere dall’introduzione di tecniche all’avanguardia. Senza tralasciare le conseguenze dei cambiamenti climatici che, con manifestazioni brusche e repentine, dalle gelate alla grandine, sono sempre più frequenti. Come siamo soliti definirla noi, questa è una vera e propria industria a cielo aperto: su superfici così importanti, si può correre ai ripari fino a un certo punto. Per questo, tutto ciò che si può introdurre, viene fatto. A partire dall’impiego di reti antigrandine e antibrina per proteggere le piante dalle gelate o, come nel caso del melograno, l’utilizzo di grossi ventilatori negli areali più sensibili o dove le gelate si presentano più spesso con il compito di smuovere l’aria più fredda, riducendo l’effetto gelo.

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Cosa aspettarsi ora da Masseria Fruttirossi?

Al momento le nostre attività sono particolarmente concentrate sul far bene e far crescere al meglio tutti gli areali che abbiamo trasformato. I prossimi progetti saranno quindi orientati in questa direzione, anche perché – sia per la melagrana che per l’avocado – stiamo riscontrando un interesse crescente. Riceviamo spesso delle attestazioni di interesse da parte del mercato estero: la melagrana italiana non aveva mai raggiunto paesi oltre confine. Adesso, invece, anche per i nostri interlocutori commerciali disporre di una produzione tutta italiana rappresenta una valida alternativa ai classici fornitori. Inutile dire quanto questo ci rende orgogliosi e felici.

Volendo concludere, qual è il segreto per ottenere risultati come questi?

Sicuramente sono indispensabili la volontà, le idee e l’innovazione. Tutto questo, però, non può prescindere da programmazione e pianificazione: le aziende con determinate superfici che ambiscono a specifici mercati, devono dotarsi di una struttura ben definita. E spesso, soprattutto al Sud, le aziende agricole mancano di questa visione e di un piglio più imprenditoriale. Si tratta di una mentalità che deve evolversi, ma sicuramente con le nuove generazioni questo cambiamento è già in atto e presto, ne sono certo, vedremo i risultati.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

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