Nuovo episodio di “In campo con l’agronomo”. Questa volta ci siamo recati in Toscana, nel cuore del Chianti classico, fra ulivi e vigneti, per parlare di viticoltura moderna e sostenibile.
Con tre ospiti d’eccezione siamo andati alla scoperta di “Life Green Grapes”, un progetto dimostrativo finanziato dall’Unione Europea, nato al fine di migliorare la risposta di difesa della vite con l’uso di prodotti biostimolanti e/o induttori di resistenza che permettono di mantenere o incrementare la biodiversità nel vigneto e nel vivaio viticolo.
Nel suggestivo scenario offerto dall’azienda agricola Castello di Gabbiano, partner del progetto, abbiamo chiacchierato con il direttore dell’azienda Francesco Caselli e gli agronomi Marco Pierucci e Fabio Burroni dello studio associato “Agronominvigna”.
Come si vedrà, il progetto ha permesso di esplorare a fondo il tema della sostenibilità in agricoltura, e in modo particolare in viticoltura, grazie anche al taglio di ampio respiro che ha connotato l’attività scientifica.
Questa, infatti, è stata garantita dagli Enti di ricerca italiani (CREA e UNIFI) e stranieri (CUT – Cyprus University of Technology) e dalle aziende di grande esperienza per la produzione di barbatelle, uva da vino (in Toscana) e uva da tavola (in Puglia) coinvolte.
Tra gli altri, questo lavoro ha permesso di valutare e dimostrare l’efficacia di protocolli applicativi integrati e modelli previsionali di difesa (DSS – Decision Support Systems) unitamente a tecniche agronomiche, su tutta la filiera viticola: dal vivaio fino al vigneto a uva da vino e uva da tavola.
Ponendo il “sistema vigneto” in condizioni di resistere agli attacchi dei patogeni, utilizzando induttori di resistenza e agenti di biocontrollo, il progetto ha così dimostrato l’efficacia di buone pratiche compatibili con le sfide relative alla sostenibilità. Le soluzioni proposte hanno infatti dimostrato di avere un impatto positivo su altri aspetti ambientali rilevanti quali l’aumento della biodiversità, la riduzione del consumo di acqua e la riduzione delle emissioni di gas serra.
Accanto a questo, le strategie di gestione del vigneto “Green Grapes” hanno consentito di mantenere alti i livelli qualitativi delle produzioni, senza un calo del loro valore commerciale.
In prospettiva, poi, le ridotte quantità di residui analizzati nelle produzioni finali di uva da tavola e da vino, così come la minore esposizione ai fitofarmaci dei lavoratori di tutta la filiera, aprono la strada a una riduzione effettiva dell’impatto delle produzioni vitivinicole sulla salute umana.
E se è vero che difendere un pilastro della produzione agricola europea e nazionale, soddisfare le crescenti necessità di mercato e rispondere a problematiche ambientali non più rimandabili rappresentano oggi le tre grandi sfide cui una viticoltura moderna e sostenibile è chiamata, allora è altrettanto vero che un progetto come “Life Green Grapes” sembra già poter offrire importanti risposte e soluzioni per vincerle.
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Ilaria De Marinis
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