Picchi di caldo record al Sud e nelle Isole, grandine al Nord: l’Italia è spaccata in due dal clima anomalo e a risentirne è anche l’agricoltura, con produzioni e aziende agricole messe a dura prova.
Specialmente ora, nel Nord Italia, a seguito della grandinata che si è abbattuta nella notte tra il 19 e il 20 luglio, interessando la zona del Ferrarese, tutte le province del Veneto e parte del Friuli Venezia Giulia. Diverse le colture colpite: dal pomodoro da industria alla barbabietola da zucchero, e poi ancora vite, frutticole e orticole.
Stando a quanto riportato dalle associazioni di categoria, sono dunque ore di emergenza per l’agricoltura.
In particolare, per quel che riguarda il Veneto, i danni si attestano dalla Riviera del Brenta a Bassano del Grappa, dalle Prealpi alla Pianura Trevigiana, dal Garda fino all’Alta Padovana. “Nessuna provincia – fa sapere Coldiretti Veneto – è stata risparmiata dal maltempo di ieri sera che ha rovinato intere campagne con coltivazioni in pieno campo, ortaggi, colture, frutteti, vigne, ma anche serre, strutture agricole”.
Situazione analoga anche quella riscontrata nel ferrarese, dove i produttori sono ora alle prese con la conta dei danni. Stando alle testimonianze raccolte da Cia Agricoltura Ferrara, chicchi di grandine di grandi dimensioni, caduti con una velocità e forza considerevoli, non hanno lasciato scampo alla frutta pronta per la raccolta. “Proprio questa mattina dovevamo iniziare la raccolta delle varietà di pere estive, in particolare William e Carmen, davvero di altissima qualità, con calibri oltre gli 85 – ha raccontato il produttore Claudio Zambardi di Santa Maria Codifiume – e ora ci ritroviamo con un danno del 100%. Anche l’Abate sarà certamente compromessa e se andrà bene riusciremo a conferire qualcosa come scarto”. “Sicuramente l’assicurazione riconoscerà il danno, che però non verrà completamente risarcito e comunque – ha aggiunto il produttore – rimane l’amarezza per il raccolto di un anno andato in fumo in pochi minuti e l’enorme, quasi insormontabile, difficoltà a fare il nostro lavoro in queste condizioni. Oltre alle pere abbiamo subito danni anche agli astoni del nostro vivaio, molti dei quali non più recuperabili e per i quali non ho stipulato l’assicurazione perché il risarcimento arriva sostanzialmente solo se l’astone si spezza, condizione troppo restrittiva a fronte di un costo assicurativo importante”.
E non è andata meglio per i produttori di pomodoro da industria.
Questa volta la testimonianza giunge dalle Valli del Mezzano. “Il prodotto maturo che andremo a raccogliere la prossima settimana potrebbe salvarsi, anche se c’è indubbiamente incertezza sulla classificazione di qualità” – fa sapere il produttore Michele Guerrini. Le principali ricadute, però, riguardano le piante di pomodoro tardivo che, trapiantate fino a metà giugno a causa delle piogge, sono spezzate e rovinate. “Ancora non possiamo quantificare il danno con precisione – ha spiegato – ma le prospettive produttive che erano certamente buone prima della grandinata, sono ormai diventate negative”.
Intanto, sono in corso le rilevazioni dei tecnici per valutare i danni e le perdite provocate dalla grandine al nord.
Un fenomeno che, sempre più frequente, come ricordato da Coldiretti, rappresenta ormai “l’evento climatico avverso più temuto dall’agricoltura”. “L’agricoltura – ha poi ricordato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. È una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”. Di qui l’appello di Coldiretti alle Istituzioni “per aumentare gli investimenti nell’innovazione e nell’agricoltura di precisione, anche attraverso risorse Pnrr”.
Rabbia e amarezza, invece, quelle espresse dal presidente di Cia Agricoltura Ferrara, Stefano Calderoni: “Con questi cicli climatici, ormai consolidati, che alternano eccesso di pioggia, siccità, bombe d’acqua e grandine è diventato ‘impossibile’ coltivare e salvaguardare colture, lavoro, redditi e occupazione sul territorio. Sono consapevole che noi agricoltori spesso denunciamo, a ragione, condizioni produttive e di mercato difficili, ma voglio lanciare una provocazione a chi minimizza le nostre problematiche: provate per un anno a coltivare al nostro posto in queste condizioni, con il clima avverso che cancella intere produzioni. Forse, se chi prende le decisioni, si mettesse nei nostri panni, avrebbe un atteggiamento diverso verso il settore agricolo. Non abbiamo più nemmeno la forza di assicurarci perché con i redditi vicini allo zero non è sostenibile. Per questo – ha concluso – credo che chi produce cibo dovrebbe avere tutele e garanzie infinitamente maggiori di quelle attuali e soprattutto “strutturali” come sono ormai i cambiamenti climatici e i danni che provocano alle aziende agricole”.
Ilaria De Marinis
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