Un nuovo progetto di miglioramento genetico per far ripartire l’industria australiana del frutto della passione. Questo l’obiettivo di una ricerca condotta dal professor Mobashwer Alam presso la Queensland Alliance for Agriculture and Food Innovation (QAAFI), con il supporto di Hort Innovation.
L’industria australiana del frutto della passione produce circa 5.000 tonnellate di frutta per un valore annuo stimato di 24 milioni di dollari, con oltre un centinaio di produttori attivi nel comparto.
Negli ultimi anni, però, si è assistito a un calo dei raccolti, specialmente perché le varietà attualmente coltivate hanno mostrato suscettibilità a malattie e parassiti.
Di qui, il progetto di alcuni ricercatori volto a esaminare nuove cultivar adatte alle condizioni climatiche del Paese e rispondenti alle richieste dei consumatori.
“L’obiettivo – spiega il professor Alam – è creare nuove opportunità e aumentare la redditività per i coltivatori. La maggior parte del frutto della passione coltivato in Australia è destinato al consumo interno, il che lascia spazio per iniziare anche ad esportare il frutto”.
Al momento, il team sta analizzando il germoplasma del Brasile per identificare le risorse genetiche del frutto della passione e determinare quale miglioramento può essere introdotto nelle nuove varietà. Intanto, gruppi industriali e coltivatori locali hanno già mostrato interesse per l’iniziativa, rendendosi anche disponibili all’avvio di prove di nuove varietà nei propri campi.
“Il nostro obiettivo – ha concluso l’esperto – è integrare tecnologie avanzate ed esplorare nuove opportunità per garantire la fornitura continua di nuove varietà ad alte prestazioni e redditizie per l’industria australiana”.
Se la ricerca dovesse portare i risultati sperati, presto si potrebbero dunque vedere tra gli scaffali nuove varietà di frutto della passione. Una coltura che, al pari degli altri frutti tropicali, continua a riscuotere successo non solo in realtà come quella australiana, ma anche nel Bel Paese dove cresce l’interesse e l’apprezzamento per l’esotico.
Ilaria De Marinis
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