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- Il sintomo più evidente in campo è la scottatura delle bacche, spesso confusa come manifestazione di una malattia.
- Le ortive più soggette a questa fisiopatia sono le solanacee (peperoni, melanzane e pomodori).
- La migliore strategia per contrastare il problema è impedire l’eccessivo irraggiamento delle piante, ombreggiando le colture, privilegiando lo sviluppo di un apparato aereo ricco di foglie, e contenendo le potature di rametti considerati inutili alla produzione.
Nelle scorse settimane, caratterizzate da un clima anomalo oltremodo caldo e da un eccessivo irraggiamento solare, sono stati rilevati in campo danni dovuti a stress da calore, in particolare su solanacee. A riportarlo è Alsia Basilicata, che ha quindi diffuso una nota per suggerire le strategie per impedire l’eccessivo irraggiamento delle piante.
Le manifestazioni fenotipiche dello stress da calore su solanacee sono diverse: si va dall’arresto della crescita, alla scottatura o necrosi dei frutti e delle parti verdi più tenere fino alla caduta dei fiori, con conseguente mancata produzione.
Il sintomo più evidente in campo è la scottatura delle bacche, spesso confusa come manifestazione di una malattia.
In realtà si tratta di una fisiopatia, cioè un’alterazione della normale fisiologia della pianta, dovuta all’eccessiva esposizione solare e alle alte temperature raggiunte dalla superfice del frutto. L’area colpita si scolorisce sul lato esposto al sole per la morte delle cellule epidermiche e sottoepidermiche; successivamente la parte diventa molle e nel giro di poco tempo preda di batteriosi o muffe opportuniste. Talvolta, invece, imbrunisce e necrotizza assumendo la tipica colorazione del cuoio se l’umidità è molto bassa e la temperatura è elevata (sul frutto maggiore di 52°C).
Le ortive più soggette a questa fisiopatia sono le solanacee (peperoni, melanzane e pomodori).
La buccia di questi ortaggi inizialmente si schiarisce per la mancata sintesi dei carotenoidi responsabili della colorazione. Successivamente, perdurando le condizioni climatiche avverse, le macchie si infossano e diventano molli. Oltre ai danni sui frutti, quando la temperatura dell’aria e delle parti verdi della pianta superano la soglia di tolleranza, si verificano condizioni che compromettono l’intero metabolismo delle piante.

Bacca di peperone con scottatura – Foto: Alsia Basilicata
I processi principali come fotosintesi, respirazione, sintesi delle proteine etc. vengono alterati, le riserve di carboidrati diminuiscono in tutta la pianta, la produzione di frutti rallenta, vi è perdita di vigore vegetativo e le sostanze nutritive vengono traslocate in maniera anomala provocando arresto o minore accrescimento vegetativo della pianta; inoltre aumenta la respirazione fogliare e diminuisce la fissazione dell’anidride carbonica.
La migliore strategia per contrastare il problema è impedire l’eccessivo irraggiamento delle piante, ombreggiando le colture, privilegiando lo sviluppo di un apparato aereo ricco di foglie, e contenendo le potature di rametti considerati inutili alla produzione.
Per piccole superfici o serre sarebbe auspicabile posizionare teli ombreggianti, per superfici estese invece è possibile avvalersi di trattamenti a base di polveri di roccia come zeoliti e caolini che hanno un discreto potere schermante e riflettente. Le polveri di roccia allontanano anche diversi fitofagi e trattengono l’umidità rilasciandola quando serve, contribuendo a ridurre lo sviluppo di malattie fungine. Esistono in commercio, infine, prodotti fotoprotettori a base di carbonato di calcio che creano una pellicola protettiva sui frutti.
Fonte: Alsia Basilicata
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