Carciofo: è tempo di monitoraggio

Per una produzione sana e sostenibile, soprattutto in questo periodo, fondamentale risulta il controllo dei lepidotteri

da Redazione FruitJournal.com
carciofo

Originaria del Mediterraneo, il carciofo è una pianta perenne coltivata per le sue infiorescenze commestibili che risulta piuttosto vulnerabile all’attacco dei lepidotteri, ordine di insetti che include farfalle e falene. Il loro controllo deve partire già dall’autunno, soprattutto in annate come quella che stiamo vivendo, caratterizzato da temperature piuttosto miti.

Tra le specie di lepidotteri che possono attaccare la pianta del carciofo in modo più o meno specifico ritroviamo Spodoptera littoralis, Depressaria erinaceella e Gortyna xanthenes

Autunni come quello in corso favoriscono l’attività delle larve, dirette responsabili dei danni provocati alle colture. Infatti, gli stadi adulti di questi insetti depongono le uova sulle foglie dei carciofi e le larve che nascono si nutrono delle parti verdi della pianta – compreso il capolino – compromettendone il sano sviluppo delle piante e quindi la produzione.

È tuttavia importante ricordare che, nonostante l’infestazione dei lepidotteri possa essere anche gravemente dannosa per le colture dei carciofi, attraverso un piano di monitoraggio ben pianificato – anche con l’utilizzo di trappole – e interventi tempestivi e mirati, è possibile preservare la pianta e garantire una buona produzione.

Spodoptera littoralis: utile il monitoraggio delle uova

Nota come Spodoptera littoralis, la spodoptera è ormai diffusa in tutti gli areali italiani. Si caratterizza per una forte polifagia, che le consente di nutrirsi di oltre un centinaio di specie vegetali; compie diverse generazioni durante l’anno, ma il suo massimo potenziale biotico viene raggiunto a fine estate e nel periodo autunnale. L’attività trofica degli adulti è svolta prevalentemente durante la notte: le femmine depongono le uova, di colore giallo-brunastro e con un diametro di 0,6 mm, in gruppi di diverse decine di elementi, ciascuno caratterizzato dalla presenza di una sorta di feltro prodotto dalle femmine stesse.

Lo sviluppo delle larve si completa dopo sei stadi in un lasso di tempo di circa 15 giorni. Durante i primi tre stadi le larve si trovano raggruppate sulla vegetazione, poi si disperdono. Per quanto riguarda il monitoraggio, questo risulta il periodo migliore per individuare la presenza delle larve sulle piante, grazie alla loro distribuzione concentrata su poche aree e la loro maggiore vulnerabilità ai trattamenti. Trascorsi i sei stadi larvali, infatti, le forme giovanili di spodoptera si incrisalidano nel terreno ad alcuni centimetri di profondità. I nuovi adulti sfarfallano dopo tempi variabili a seconda delle temperature e fanno ripartire un nuovo ciclo.

I danni sono provocati proprio dalle larve che, soprattutto durante i primi tre stadi di sviluppo, sono responsabili di erosioni che interessano solo la pagina inferiore delle foglie. Andando avanti con l’infestazione, le larve sono in grado di forare e scheletrizzare la vegetazione fogliare, passando poi alle infiorescenze.

Depressaria erinaceella: importante la fase epifitica

Questo lepidottero è molto diffuso nel Sud Italia e, rispetto a quello precedentemente descritto, è più specifico sul carciofo. Noto come Depressaria erinaceella, questo lepidottero è un fitofago monovoltino (svolge una sola generazione l’anno) e sverna allo stadio di larva attiva nutrendosi e scavando gallerie all’interno delle piante ospiti. Superato il periodo più freddo dell’anno, durante la stagione primaverile, si incrisalida nel terreno per poi sfarfallare allo stadio adulto nel periodo che va da luglio fino a novembre.

Gli adulti a questo punto effettuano l’ovideposizione soprattutto nei mesi autunnali, posizionando le uova nella pagina inferiore delle foglie o al colletto. Negli ambienti meridionali, le larve nascono tra ottobre e novembre; subito dopo la schiusa, le larve attraversano una prima fase epifitica in cui erodono i germogli. Successivamente iniziano a scavare delle gallerie provocando danni notevoli alle colture minando le grosse nervature fogliari e raggiungendo per ultimi anche i capolini.

Penetrando direttamente nei tessuti vegetali, in questa fase, le larve si rendono meno suscettibili ai trattamenti insetticidi. Pertanto, sia il monitoraggio, sia i trattamenti, si rendono efficaci durante il periodo di ovideposizione degli adulti o durante la fase di schiusa delle uova. Il periodo autunnale è infatti quello più indicato per gestire questo insetto.

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Nottua del carciofo

Nottua del carciofo: due specie una sola strategia di controllo

Il suo nome scientifico è Gortyna xanthenes e, insieme a G. flavago, appartenente allo stesso genere, infesta anche il carciofo. Anche questa specie svolge una sola generazione all’anno e, come per le altre specie, gli adulti sfarfallano in maniera molto scalare durante l’autunno con un picco tra settembre e ottobre.

Le femmine ovidepongono generalmente al colletto delle piante ospiti, sulle foglie vecchie o secche presenti oppure direttamente sul terreno. La presenza delle larve si può monitorare in inverno, a partire dai mesi di gennaio-febbraio. In questo periodo, infatti, le giovani larve penetrano attraverso le grosse nervature delle foglie fino a raggiungere il capolino, che minano e rodono. In primavera, una volta raggiunta l’infiorescenza, le larve mature – scavando gallerie discendenti – si portano nel fusto e scendono fino al colletto e alle radici, dove si impupano.

Il controllo e il monitoraggio di questo insetto vengono effettuati, anche in questo caso, nel momento di ovideposizione degli adulti, al fine di monitorare con trappole sessuali o durante il periodo di schiusa delle uova.

L’importanza del monitoraggio

Per contrastare l’infestazione dei lepidotteri è importante adottare alcune misure preventive. Una strategia efficace è quella di ispezionare regolarmente le piante di carciofo alla ricerca di uova o larve. Nel controllo di questi insetti fitopatogeni è poi molto utile l’impiego di trappole, nello specifico trappole sessuali di buona affidabilità. L’obiettivo è quello di individuare la presenza degli adulti e fare un’analisi sulla densità di popolazione presente nel campo. I feromoni utilizzati per realizzare queste trappole possono anche essere impiegati per la realizzazione di trappole a olio per la cattura massale dei maschi, in modo da contenere le popolazioni dell’insetto bersaglio.

Attraverso l’utilizzo delle trappole è possibile effettuare dei trattamenti mirati, che – al contrario dei trattamenti effettuati da calendario – permettono di ottenere maggiori risultati con l’impiego di meno risorse, nel rispetto dell’ambiente e dell’economia aziendale.

 

Donato Liberto
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