Nematodi: sintomatologia e controllo

Soprattutto in presenza di terreni sciolti e scarsi di sostanza organica, questi fitofagi possono arrecare danni a numerose piante coltivate

da uvadatavoladmin
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Conosciuti e temuti per i danni che causano alle colture agrarie, i nematodi sono presenti in diversi ambienti. Soprattutto in presenza di terreni sciolti e scarsi di sostanza organica, i nematodi possono arrecare danni a numerose piante coltivate, arboree ed erbacee. Tra queste, anche le colture orticole in serra, particolarmente interessate dai nematodi del genere Meloidogyne, come M. incognita, M. javanica e M. arenaria, comunemente noti come nematodi galligeni.

I nematodi del genere Meloidogyne sono endoparassiti, in quanto – servendosi di enzimi per facilitare la lisi delle pareti cellulari – penetrano nei tessuti dell’ospite.

In campo l’intensità dei sintomi associati alla presenza di nematodi parassiti è variabile, ma generalmente è aspecifica e localizzata in chiazze che, col passare del tempo, tendono ad allargarsi. I sintomi includono generici ritardi di crescita, clorosi fogliare, scarso vigore, appassimenti anche temporanei e riduzione del carico produttivo. Tale sintomatologia è direttamente correlata ai danni che questi fitofagi causano a carico dell’apparato radicale che appare malformato o a ridotto accrescimento. I nematodi galligeni – da cui poi il nome – penetrano infatti nelle radici, formando delle galle che ostacolano il regolare flusso della linfa. Inoltre, attraverso la loro azione, questi parassiti provocano ferite sulle radici che possono rappresentare una facile via di ingresso per patogeni tellurici, tra cui la suberosi radicale.

Scarsamente mobili, i nematodi vengono spesso trasportati dall’acqua di drenaggio o dalle lavorazioni. Tendenzialmente le infestazioni si aggravano in primavera per poi diminuire in autunno, prediligendo questi fitofagi temperature miti

Come rilevare la presenza dei nematodi nel terreno?

Per rilevare la presenza di nematodi nel terreno è opportuno effettuare delle analisi del suolo. Questa operazione deve essere eseguita prima di impiantare o seminare le colture, in quanto sarebbe troppo tardi intervenire durante la comparsa dei sintomi. Pertanto, le analisi del suolo, devono essere preferibilmente effettuate durante la fase del preimpianto. Queste saranno utili per stabilire se ci sono nematodi parassiti e se la loro quantità è inferiore o superiore alle soglie di tolleranza per le colture che si intendono impiantare.

In alternativa, è possibile effettuare le analisi del terreno all’espianto delle colture, perché in questa fase le popolazioni dei parassiti come i nematodi sono ancora dense e attive. Intervenire durante il ciclo colturale delle piante, invece, può essere utile esclusivamente a fini diagnostici, per comprendere eventuali “sofferenze” osservate in campo. In tal caso, le analisi saranno compiute su radici e terreno circostante, realizzando i prelievi sotto i punti di irrigazione e campionando le radici.

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Apparato radicale infestato da nematodi galligeni

Operazioni agronomiche e trattamenti per il controllo dei nematodi

Adottare mezzi di controllo in fase preventiva risulta più efficace rispetto agli interventi effettuati a impianto avvenuto. L’obiettivo è quello di abbattere le popolazioni dei parassiti al di sotto della soglia di danno dopo averli identificati mediante analisi del terreno. La riduzione delle popolazioni fitofaghe si ottiene evitando di impiantare specie ospiti, che ne favorirebbero lo sviluppo. Una pratica ricorrente quando si riscontra la presenza di nematodi in campo è infatti quella del sovescio di brassicacee, che – note come specie nematocideproducono essudati radicali tossici nei confronti di numerose specie di nematodi. 

Tra i metodi agronomici più efficaci, degna di nota è la rotazione delle colture, che – di primaria importanza per il contenimento dello sviluppo dei nematodi galligeni – spesso non viene seguita, poiché ritenuta di ostacolo alla produzione. Allo stesso modo, particolare attenzione deve essere rivolta alle concimazioni organiche che agevolano la proliferazione di microrganismi in grado di tenere sotto controllo la popolazione dei nematodi parassiti.

Infine, sempre più diffusa è la pratica dell’innesto erbaceo, che – attraverso portinnesti appartenenti a varietà resistenti o tolleranti – riduce o elimina del tutto le problematiche relative alla presenza di questi parassiti.

Al netto di quanto visto, però, non bisogna dimenticare che, seppur in maniera ridotta, i nematodi sono mobili e quindi possono spostarsi verso una determinata pianta ospite. A tal fine, decisivi possono risultare approfondimenti effettuati su eventuali effetti di attrazione, repellenza o soppressione attuati da diverse essenze. Conoscendo tali meccanismi, si potrebbero infatti selezionare miscele di semi per l’inerbimento, in funzione dei parassiti presenti in campo e del loro rapporto con determinate specie e varietà di piante.

 

Donato Liberto
© fruitjournal.com

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