Le condizioni meteorologiche autunnali degli ultimi anni – comprese quelle attuali – caratterizzate da temperature e tassi di umidità abbastanza elevati stanno creando le condizioni ottimali per lo sviluppo di numerose infezioni fungine in pieno campo. Nel caso della lattuga, particolarmente temibile è lo sviluppo delle infezioni di Bremia lactucae, agente causale della peronospora della lattuga.
B. lactucae rappresenta una delle avversità crittogamiche più temute dai produttori di lattuga. Questa, infatti, è in grado di provocare importanti perdite economiche anche in caso di attacchi lievi. Per questo, spesso gli agricoltori ricorrono all’utilizzo sia di fungicidi che di geni di resistenza per prevenire le gravi perdite. In parallelo, anche i breeder sono sempre alla ricerca di nuovi geni o fattori di resistenza, soprattutto nelle specie selvatiche come Lactuca serriola, L. saligna e L. virosa. A causa dell’elevata variabilità genetica di B. lactucae, però, ottenere risultati soddisfacenti nel lungo periodo è piuttosto complicato: dopo poche stagioni, infatti, il patogeno riesce a vanificare il lavoro di interi anni di miglioramento genetico.
IBEB: International Bremia Evaluation Board
Per far fronte a queste difficoltà legate proprio alla peculiarità dell’agente causale della peronospora della lattuga, l’Università della California-Davis, il servizio di ispezione olandese e la Stazione nazionale francese delle sementi (GEVES) hanno istituito l’International Bremia Evaluation Board (IBEB), un’iniziativa congiunta di aziende produttrici di lattuga. Scopo della IBEB è identificare nuove razze di B. lactucae che possono rappresentare una minaccia significativa per l’industria americana ed europea della lattuga, utilizzando un sistema di denominazione ben definito e concordato a livello internazionale. Le informazioni sull’evoluzione dell’agente patogeno in risposta alla resistenza nelle varietà di lattuga vengono poi aggiornate regolarmente e sono utili a fornire una denominazione scientifica di nuovi geni di resistenza. Ogni qualvolta si ipotizza la presenza di una razza nuova che può compromettere la resistenza di una varietà, l’IBEB identifica gli isolati come una minaccia, definisce una nuova razza e seleziona un isolato come rappresentativo di quest’ultima.
Nel 2023, infatti, l’IBEB-EU (International Bremia Evaluation Board Europe), sulla base di analisi eseguite su campioni prelevati nel 2021 e 2022, ha identificato tre nuove razze di B. lactucae: BI:38EU, BI:39EU, BI:40EU. Le prime due sono per lo più presenti nel sud e nord Europa; la BI:40EU, invece, è presente in tutta Europa, Italia compresa.
Peronospora della lattuga: quali condizioni ambientali la favoriscono
Le infezioni causate da questa Peronosporacea possono verificarsi in qualsiasi fase fenologica della lattuga: dallo stadio di foglie cotiledonari alla pianta matura. Il patogeno si sviluppa a temperature comprese tra i 10 e i 15°C, in concomitanza con elevati tassi di umidità. Pertanto, la comparsa dei sintomi della peronospora si manifesta con maggiore frequenza in primavera e in autunno. In queste stagioni, infatti, si verificano forti escursioni termiche tra il giorno e la notte che favoriscono la persistente formazione di rugiada sulle foglie di lattuga, creando così condizioni favorevoli allo sviluppo epidemiologico della malattia.
Modalità di diffusione e sintomatologia
In presenza di condizioni ottimali, il fungo si diffonde attraverso conidi che – raggiunta la superficie fogliare della lattuga – germinano e, attraverso la formazione del micelio, penetrano nella foglia, infettandola. Il patogeno può anche svernare sotto forma di conidio per periodi limitati sui residui vegetali, oppure – più raramente – nel terreno come oospora derivante da riproduzione sessuata.
Dopo circa 2 giorni dall’avvenuta infezione – a seconda delle condizioni metereologiche – compaiono i primi sintomi della peronospora sulla pagina superiore delle foglie più esterne al cespo, dove si può osservare la formazione di macchie giallastre di forma poligonale (poiché delimitate dalle nervature secondarie delle foglie). Laddove si perpetua nel tempo un andamento climatico particolarmente umido, sulla pagina inferiore delle foglie, in corrispondenza delle macchie clorotiche visibili superiormente, si forma una tipica muffa bianca polverulenta.
Gestione e controllo della malattia
Attraverso l’adozione di alcune pratiche agronomiche è possibile prevenire l’insorgenza di questa malattia, anche se nei trapianti autunnali – caratterizzati da condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo del fungo – è comunque opportuno un primo intervento fitosanitario a base di sali di rame o altri agrofarmaci disponibili, circa 8-10 giorni dopo il trapianto. I successivi trattamenti, invece, dovrebbero essere decisi in funzione delle condizioni climatiche predisponenti la malattia.
Tra le pratiche agronomiche preventive si può sicuramente consigliare l’adozione di ampie rotazioni colturali, la distruzione o l’interramento profondo dei residui colturali (potenziale fonte di inoculo del patogeno) e tutte le pratiche utili a ridurre l’umidità nel microclima delle piante: buon drenaggio del suolo, irrigazioni ben distribuite e basse densità d’impianto.
Parallelamente a una razionale gestione agronomica della coltura, un altro importante metodo di difesa della lattuga da questo fungo patogeno è costituito dall’impiego di varietà resistenti. Per quanto riguarda la scarsa, se non assente, disponibilità di varietà dotate di resistenze stabili, le società sementiere raccomandano di non trascurare la difesa chimica programmata, per evitare di favorire la comparsa di nuovi ceppi di B. lactucae.
L’adozione di pratiche di prevenzione o l’utilizzo di agrofarmaci può senz’altro ridurre il danno economico associato a questa avversità crittogamica. Infatti, se la malattia rimane circoscritta alle foglie esterne del cespo, una selezione delle foglie effettuata prima della commercializzazione riduce in buona misura il danno economico sulla produzione finale.
Donato Liberto
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