La superficie coltivata ad arance in Italia sale a circa 86mila ettari, in lieve ripresa sia rispetto al 2022 (+1,1%) sia rispetto al dato medio dell’ultimo triennio (+1,6%).
A renderlo noto è l’ultimo report “Tendenze agrumi” di Ismea, che fotografa un aumento di superfici ed esportazioni delle arance, ma anche una campagna caratterizzata da calibri medio-piccoli.
Stando a quanto emerso, a dare una prima spinta a innovazione e sviluppo del comparto che prosegue e fa guardare con fiducia al futuro delle arance italiane, è la lotta alla “tristeza“.
Questa è trainata oggi dalla Sicilia alla guida di un processo di ristrutturazione di tutta Italia, che sta determinando un profondo cambiamento del tessuto produttivo. Tra il 2007 e il 2010 è iniziato infatti il processo di rinnovamento degli impianti, con utilizzo di nuove varietà su portainnesti resistenti al virus della tristeza che negli ultimi anni del ‘900 si era rapidamente diffuso in quest’area.
La Sicilia, d’altra parte, è la prima regione per superficie investita ad arance, con circa i due terzi del totale nazionale.
Rispetto al 2022 si registra un incremento di circa 700 ettari delle aree dedicate, con i principali aumenti nelle province di Catania (+500 ettari in produzione rispetto al 2022) e Agrigento (+200 ettari).
Segue la Calabria con circa il 21% delle superfici dedicate, mostrando nell’ultima campagna una sostanziale stabilità del potenziale produttivo rispetto al dato medio dell’ultimo triennio. Le superfici coltivate ad arance sono localizzate soprattutto nella provincia di Reggio Calabria che conta oltre 9mila ettari in produzione, ma qualche migliaio di ettari di aranceti si rileva anche nelle province di Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e Crotone.
A seguire si colloca la Puglia con circa il 5% della superficie nazionale investita ad arance, localizzata per lo più nella provincia di Taranto. In Puglia, inoltre, secondo i dati Istat si segnala un andamento positivo in termini di superficie in produzione, aumentate nel 2023 del 4% nell’ultimo anno e del 13% rispetto all’ultimo triennio.
Non altrettanto positivi, invece, i dati relativi alla produzione di arance in Italia per la campagna in corso, stimata in 1,6 milioni di tonnellate.
Sebbene in aumento del 20% rispetto a quella 2022/23, la produzione si ferma al di sotto della produzione media delle ultime tre campagne, caratterizzata dall’abbondante presenza di frutti di calibro medio-piccolo. A incidere, l’andamento climatico anomalo che in quasi tutte le fasi fenologiche delle arance ha impedito un adeguato sviluppo dei frutti, e la lentezza con cui si stanno svolgendo le operazioni di compravendita, frenate da una domanda interna poco dinamica.
Le vendite al dettaglio delle arance in Italia
A fronte di un contesto generale caratterizzato da un’offerta limitata di frutta di stagione, in Italia gli acquisti di arance delle famiglie sembrano particolarmente penalizzati dai rincari dei prezzi. Infatti, come si legge nel report, nella prima parte dell’attuale campagna commerciale – tra ottobre 2023 e gennaio 2024 – gli acquisti al dettaglio di arance confezionate nei punti vendita della Grande Distribuzione registrano una pesante battuta d’arresto con gli acquisti che, nel periodo in esame, hanno sfiorato quota 89 milioni di kg (ISMEA, NIQ), e un calo delle vendite in volume del 19% su base annua. Il prezzo medio al dettaglio ha invece registrato una forte crescita (+9% su base annua), determinata – oltre che dall’aumento dei costi di produzione e distribuzione – anche dalla limitata disponibilità dell’offerta di prodotto nazionale di calibro medio grande.
Confrontando i dati di vendita della campagna in corso con quelli medi delle ultime tre campagne, si confermano le tendenze già evidenziate con una flessione degli acquisti in termini di quantità che sfiora il 20%. Guardando ai dati per campagna commerciale (periodo ottobre-settembre), invece, il bilancio 2022/23 evidenzia il forte calo delle vendite in volume di arance confezionate rispetto sia alla campagna commerciale 2021/22 (-15%), sia alla media delle ultime tre (-7,4%).
Il commercio con l’estero
Stando al report, si conferma la tendenza che da circa vent’anni vede l’Italia un Paese importatore netto di arance. Le importazioni, infatti, superano ampiamente le esportazioni, determinando un passivo della bilancia commerciale che varia in funzione del livello di offerta interno e della destagionalizzazione dei consumi. Nello specifico, nella campagna 2022/23, le importazioni in quantità di arance hanno superato 194 mila tonnellate, confermandosi sui livelli del 2021/22. Tra ottobre e dicembre 2023, le importazioni si sono ridotte del 19% rispetto al 2022, a fronte di un aumento dei listini medi del 53%. A livello di sbocchi commerciali, primo mercato di approvvigionamento di arance per l’Italia si conferma la Spagna, seppur con una riduzione del 41%, a cui si affiancano le importazioni da Sudafrica, Egitto e Grecia.
Per quanto riguarda le esportazioni, nello stesso periodo, queste hanno superato quota 24 mila tonnellate, con un incremento del 29% su base annua e un aumento del 6% dei listini medi. La prima fase dell’annata è stata caratterizzata da ritmi delle esportazioni più sostenuti rispetto agli ultimi anni e dalla riduzione dei quantitativi importati, con prezzi medi particolarmente elevati sia per il prodotto estero in ingresso in Italia, sia per il prodotto italiano spedito oltreconfine.
Nel complesso, il bilancio degli scambi con l’estero dell’Italia nella campagna 2022/23 evidenzia un passivo di 35,7 milioni di euro, riconducibile essenzialmente all’aumento del prezzo medio del prodotto importato (+28%).
In compenso, le spedizioni hanno superato un volume di 100 mila tonnellate, acquisendo cinque punti percentuale rispetto alla campagna precedente, ma arrestandosi al di sotto dei quantitativi medi esportati nelle ultime tre campagne (-10%).
Le esportazioni di arance dell’Italia nella campagna 2022/23, sono infatti ammontate a circa 102,4 milioni di kg, generando introiti per circa 127 milioni di euro, con un incremento del 5% dei quantitativi spediti e del 21% degli incassi rispetto alla campagna precedente.
Per quanto concerne gli sbocchi di mercato, le esportazioni italiane sono storicamente concentrate nei paesi dell’Ue e in Svizzera.
Nel complesso, i primi cinque paesi coprono una quota del 79% del totale delle esportazioni in valore. Nella campagna 2022/23, sono diminuiti i flussi diretti verso la Germania (-2%) mentre sono aumentati quelli diretti verso tutti gli altri principali mercati di sbocco. In particolare, spiccano gli aumenti di Finlandia che ha raddoppiato i volumi, Austria (+44%), Francia (+8%) e Svizzera (+4%).
In merito al calendario di esportazione, si osserva che le spedizioni dall’Italia si concentrano nel periodo compreso tra dicembre e marzo, coprendo buona parte dell’export annuo. Ne consegue che le spedizioni avvengono in concomitanza con la maggiore disponibilità di prodotto nazionale e che quindi, ad oggi, il ruolo di riesportatore è limitato a poche migliaia di tonnellate.
A livello mondiale, secondo quanto riportato dall’USDA (United States Department of Agriculture), la produzione mondiale di arance 2023/24 ammonterebbe a 48,8 milioni di tonnellate, in aumento di circa 1,3 milioni di tonnellate rispetto alla campagna precedente (+5%). L’incremento dell’offerta mondiale impatterà positivamente sia sul consumo del prodotto fresco, sia sulla produzione di succo di arancia.
Al contrario, si prevede che la produzione dell’Unione Europea diminuirà di circa 90mila tonnellate attestandosi a circa 5,5 milioni. A determinare la riduzione del raccolto, ancora una volta il clima secco e le temperature eccezionalmente calde in estate.
Ilaria De Marinis
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