Prezzi minimi garantiti per i costi della produzione agricola e agevolazioni per i giovani agricoltori. Questa, in sintesi, la proposta di legge firmata Lega e passata nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati. Dopo un periodo di stand by, il disegno di legge A.C 851-A – su iniziativa dei deputati Bergamini, Molinari, Bruzzone e Perro – è stato esaminato dalla IX Commissione Agricoltura e poi votato nell’aula di Montecitorio. La proposta di legge va a modificare il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, che riconosceva agli agricoltori il diritto di ricevere prezzi non inferiori ai costi di produzione. Ora la palla passerà al Senato per la seconda votazione.
Il presidente della Commissione Agricoltura alla Camera, Mirco Carloni, ha dichiarato che la decisione dei prezzi minimi garantiti risponde alle esigenze sollevate dal mondo agricolo negli ultimi mesi.
Le ragioni che hanno portato alla stesura della proposta di legge vanno dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari a causa dell’inflazione, fino alla contrazione dei consumi alimentari e il crollo dei compensi per gli agricoltori. “Gli agricoltori, anche nelle recenti proteste, chiedono meno burocrazia, meno tasse e costi minimi garantiti – ha dichiarato in un’intervista a Il Giornale Mirco Carloni – Abbiamo dato una risposta importante e attesa da tempo: siamo i primi in Europa a farlo”.
La situazione a livello europeo
In realtà, in Spagna esiste già una legge sui prezzi minimi dal 2022, sebbene non abbia raggiunto gli obiettivi sperati. Stessa cosa in Francia, in cui è stata approvata nel 2018 la legge “Egalim”, poi più volte rimaneggiata prima nel 2021 e ancora nel 2023. In quest’ultimo caso, però, la legge non fissa un prezzo minimo, ma un intervallo entro cui il prezzo di vendita potrebbe oscillare, non dimenticando i costi di produzione. Il presidente francese, Emmanuel Macron, già un mese fa, durante la visita al Salone dell’Agricoltura, aveva annunciato l’introduzione di un prezzo minimo almeno per i prodotti alimentari.
Le leggi si inseriscono all’interno della direttiva comunitaria 2019/63, già approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea. Quest’ultima stabiliva il cosiddetto “floor price”, un prezzo minimo garantito al consumatore. Una politica, in realtà, già presente nelle prime versioni della politica agricola comune (PAC), fondamento della primigenia Comunità Europea.
Il ddl nei particolari
Andiamo nel dettaglio della proposta di legge passata alla Camera. Innanzitutto, prevede una maggiore equità nei rapporti contrattuali nel settore agricolo e alimentare, oltre a stabilire le linee guida per la gestione delle filiere di qualità. Inoltre, stabilisce l’attribuzione di rilevanza dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari. Tra gli articoli si legge anche la previsione di una delega al Governo al fine di disciplinare le filiere di qualità nel sistema di produzione e distribuzione dei prodotti agroalimentari. Infine, la proposta di legge prevede anche una serie di agevolazioni volte a incentivare la permanenza dei giovani nel settore agricolo, con una dotazione finanziaria di oltre 200 milioni di euro.
“L’ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) stabilirà quali sono i prezzi minimi sotto i quali si commette pratica sleale” – ha detto ancora Mirco Carloni. “Questo definisce il valore dei beni, tutela gli agricoltori e permette di non far entrare sul mercato prodotti di basso livello che non rispettano la manodopera e i diritti umani”. Il presidente della IX Commissione Agricoltura alla Camera è poi tornato sulle ultime politiche a livello europeo. “Il rischio è che, con il dogma della sostenibilità, da una parte distruggiamo una rete di persone che custodisce la natura e dall’altra favoriamo prodotti che arrivano da Paesi in cui mancano tutele ambientali e diritti umani”.
Silvio Detoma
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