Sulla Xylella fastidiosa si è detto e scritto tanto, ma forse si è fatto poco non solo a livello nazionale ma anche sul piano europeo. In sintesi, è questo quello che è emerso durante la Commissione permanente agricoltura della Camera dei Deputati, in cui sono state audite le associazioni di categoria Italia Olivicola, UNAPROL (Consorzio olivicolo italiano) e AIFO (Associazione Italiana Frantoiani Oleari) nell’ambito di un’indagine conoscitiva sull’emergenza legata alla presenza del patogeno nella Regione Puglia.
Il batterio della Xylella nelle sue tre sottospecie (pauca, fastidiosa e multiplex) ormai è una realtà con cui gli agricoltori pugliesi, a partire dal Salento fino alle porte di Bari, stanno facendo i conti da più di dieci anni.
L’ultima circolare emanata dall’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, datata 24 maggio, fissava il tempo massimo al 10 giugno scorso per effettuare i trattamenti adulticidi obbligatori contro le popolazioni dei vettori adulti di Xylella (Philaenus spumarius).
Una ricerca più concreta e di portata europea
“Per far fronte ai 22 milioni di piante distrutte all’avanzata del batterio a Nord del Salento si è fatto poco dal punto di vista della ricerca”, queste le parole di Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola – organizzazione che rappresenta 223mila soci con 50 Op sull’intero territorio italiano – parlando di una “catastrofe” che va avanti ormai dal lontano 2013. Poi è tornato a parlare delle cultivar di ulivi resistenti al batterio (Leccino, Favolosa F17, Lecciana e Leccio del Corno), sottolineandone però una lentezza a livello di iter nella licenza di nuove cultivar resistenti al batterio.
“In tredici anni la ricerca ha fatto poco dal punto di vista delle varietà resistenti al batterio. La varietà Favolosa è una varietà storica, scoperta ormai quarant’anni fa dal professor Fontanazza, la Leccino allo stesso modo è una varietà già presente da tempo – ha dichiarato durante l’audizione in Commissione Agricoltura il presidente – Solo negli ultimi sei mesi sono state introdotte due nuove varietà Lecciana e Leccio del Corno”. Poi è tornato sulla proposta, già avanzata sette anni fa, di una figura che si occupi a tempo pieno dell’emergenza, dotata anche di poteri economici. “Chiediamo con forza un commissario che metta in atto prima di tutto il contenimento del batterio, perché nessuno ancora oggi ci è riuscito, così come è stato fatto per l’altra emergenza del granchio blu – ha dichiarato il presidente – Si procede con le diagnosi per andare da una zona cuscinetto all’altra, ma bisognerebbe che anche gli agricoltori facessero la loro parte”.
Si ritorna a chiedere la nomina di un commissario per la Xylella
Il commissario – stando alle parole del presidente di Italia Olivicola – dovrebbe coordinare i progetti di ricerca a livello europeo, oltre a snellire tutte le procedure per l’espianto delle varietà non resistenti al batterio e il reimpianto delle nuove cultivar. “La ricerca – ha concluso Gennaro Sicolo – non può rimanere un problema esclusivamente pugliese e italiano, ma deve raccogliere tutte le forze scientifiche a livello europeo, perché qui l’interesse è dell’intero bacino del Mediterraneo”.
Esattamente un anno fa il Governo decise di rimandare la nomina di un Commissario per gestire l’emergenza Xylella. Durante un incontro pubblico il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida dichiarò che, anche se l’Esecutivo ne stesse valutando la nomina, non era ancora giunto il momento.
Il piano per la rigenerazione olivicola in Puglia
“Come agricoltore ho vissuto sulla mia pelle quello che è stato il dramma della Xylella, sin da quando abbiamo avuto notizia dall’areale di Gallipoli, da poche centinaia di ettari il batterio ora si è esteso su una superficie che supera ormai gli 800mila ettari – ha dichiarato dal canto suo Alfonso Cavallo, presidente di UNAPROL, consorzio olivicolo italiano.
Cavallo ha avanzato una serie di richieste, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale per discutere il completamento del piano di rigenerazione olivicola della Puglia. Nelle campagne salentine, infatti, giacciono ancora gli ulivi ormai secchi senza che all’orizzonte si vedano delle misure per l’espianto.
“La Regione, in questi anni, ha cercato di far fronte all’emergenza, anche se è stata lasciata da sola pensando che fosse un problema solo della Puglia, o peggio ancora del Salento – ha sottolineato il presidente – la Xylella fastidiosa è una minaccia per l’intero bacino del Mediterraneo”. È la risposta dell’Unione Europea che sta mancando, secondo Cavallo. “Fino a ieri era lì a mettere sanzioni, poi non ha mai dato un contributo utile per fronteggiare la malattia e soprattutto per far arrivare le risorse necessarie”.
Riguardo alla questione reimpianti degli ulivi nella zona infetta, Cavallo ne ha criticato la lentezza burocatrica. Stando ai dati, resi noti lo scorso aprile, sarebbero stati stanziati soltanto 80 milioni di euro, di cui 50 impegnati e 9 spesi, rispetto ai 222 milioni totali richiesti, come da articolo 6 del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia.
Un’emergenza ancora in corso
In definitiva, i reimpianti totali di ulivi, finora, a più di dieci anni dalla prima individuazione del batterio, sono stati poco più di tre milioni contro i ventuno milioni di alberi infetti, poco più del 14%. Con questo andamento ci vorranno anni affinché il Salento possa tornare ad avere le distese di ulivi a perdita d’occhio come nell’immaginario, sempre che nel frattempo molti agricoltori non avranno deciso di sostituire la coltura con altre specie vegetali resistenti al batterio e adatte al clima mediterraneo, come sta succedendo in alcuni casi.
Silvio Detoma
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