Il 2023 è stato ancora l’anno del biologico in Italia. Un ettaro di superficie agricola su cinque è stato coltivato in regime biologico, con un incremento rispetto all’anno precedente, in valore percentuale del 4,5% e 106mila ettari in più investiti. Valori che fanno del Paese tra i primi all’interno dell’Unione Europea. A certificarlo il rapporto “Bio in cifre 2024”, curato da ISMEA in collaborazione con il Ciheam Bari nel programma “Dimecobio” del Ministero dell’Agricoltura.
Nella loro totalità, le superfici agricole coltivate a biologico hanno raggiunto 2,46 milioni di ettari, sfiorando il 20% del totale. Una crescita importante nel primo anno di applicazione delle regole previste dalla politica agricola comune, con una riduzione ulteriore dall’obiettivo del 25% fissato per l’agricoltura in biologico.
Del totale degli ettari coltivati in biologico in Italia nel 2023, una parte sostanziosa (42%) è rappresentata dai seminativi, seguita poi da prati e pascoli (29,7%).
Un’altra porzione importante (22,8%) è legata alle colture permanenti, mentre gli ortaggi rappresentano una piccola parte, soltanto il 2,5%. Crescono anche le ortive, rispetto al 2022, seppur a un ritmo inferiore (+1%). Nello specifico, l’aumento ha interessato perlopiù la produzione in biologico di brassicacee (cavolfiori e broccoli in particolare), con 4mila ettari in più e un aumento percentuale del 46% rispetto all’anno precedente. Il pomodoro biologico presenta un calo, perdendo 1.352 ettari di superficie coltivate.
Stabili, invece, le coltivazioni in biologico delle colture permanenti, da una parte soprattutto per via di variazioni negative che hanno interessato la vite (-2%), gli agrumi (-5,8%) e le restanti colture fruttifere (-8,7%); dall’altra per l’incremento che ha interessato l’olivo (+6.142 ettari, +2,2% rispetto al 2022) e la frutta a guscio. Tra tutti, si segnala un calo del 15,5% della superficie coltivata ad arance biologiche.
Le superfici di ulivi coltivate in regime biologico
Se prendiamo in considerazione l’oliveto biologico, dai dati del report relativi al 2023, si nota come a livello di estensione sul territorio nazionale si sono raggiunti i 279.766 ettari, in crescita del 2,2% rispetto al 2022. Un valore importante per una produzione la cui superficie, tra bio e non, in Italia si aggira intorno al milione di ettari. Il maggior numero di ettari di olivi in biologico si ritrova in Puglia, dove si concentrano 86.651 ettari condotti in biologico su un totale di 351.980 (incidenza del 27,1%). Dati che confermano il primato della Puglia quale regione olivicola, ma dove si segnala un calo significativo del 2,3% per quanto riguarda il biologico. A livello di produzione, seguono Calabria e Sicilia. Nella prima, l’oliveto biologico rappresenta il 30% della superficie complessiva, con 69mila ettari su circa 162mila totali coltivati. In Sicilia, invece, si registra la crescita più significativa per superficie di ulivi bio: 40.338 ettari su 126.906 coltivati, con un incremento di oltre 5.300 ettari in più rispetto al 2022.
La coltivazione della vite in biologico
Spostandosi sulla coltivazione in biologico della vite, si evince una diminuzione del 2% rispetto al 2022, anche se a risentirne è stata maggiormente l’uva da vino. A fronte di un totale di 133.007 ettari vitati bio, circa 129mila sono coltivati a vite da vino (in calo di 3.850 ettari rispetto al 2022), la restante parte a vite da tavola, che cresce invece a 3.716 ettari, con un aumento percentuale del 47,1% rispetto all’anno precedente. In termini di superfici, in testa alle regioni svetta la Sicilia con 32.787 ettari e un’incidenza del 6,7% sul totale. Seguono la Toscana e la Puglia, rispettivamente con 23.534 ettari e 20.515 ettari.
Crescono le superfici coltivate in bio al Centro-Nord, meno al Sud
Dal punto di vista geografico, l’incremento della Sau ha riguardato principalmente le regioni centrali e settentrionali. Il Mezzogiorno mantiene tuttora l’incidenza più elevata, con il 58%, ma si sta assistendo a un graduale riequilibrio della distribuzione geografica delle superfici, con la ripartizione del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in 10 anni gli investimenti nel bio. Infatti, le produzioni in biologico continuano essenzialmente a concentrarsi al Mezzogiorno per il 57,9% dell’intera superficie coltivata in bio (in aumento del 3,9%), con valori più contenuti al Centro (24,6%, +5,3%) e al Nord Italia (17,5%, +5,5%). Sebbene meno sostenuta rispetto all’anno scorso, a causa delle criticità ambientali, climatiche e anche sociali che hanno interessato il mondo dell’agricoltura, la crescita a livello nazione segna un +4,5% rispetto al 2022.
“Questo trend positivo potrà ulteriormente migliorare grazie alle numerose misure messe in campo in questi mesi – ha confermato il sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo – dall’approvazione del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica ai provvedimenti a sostegno dei biodistretti e delle filiere bio”. “Il biologico è centrale e lo dimostra la pluralità di interventi normativi e di azioni strategiche che il nostro Paese ha riservato al settore – ha dichiarato il presidente di ISMEA, Livio Proietti – dopo anni difficili, dovuti soprattutto ai forti aumenti dei prezzi seguiti allo shock energetico del 2022, il settore vede adesso recuperare l’appeal agli occhi dei consumatori”.
In crescita anche il volume delle importazioni di prodotti biologici provenienti da Paesi terzi che dal del 37,8% rispetto al 2022. Gli aumenti si sono registrati in particolare per i prodotti come ortaggi e legumi (+73,5%) e cereali (+67,8%). Variazioni in crescita anche per quanto riguarda le colture industriali (+36,8%) e la frutta a guscio (+35,8%), quest’ultima proveniente per il 65% dalla Turchia. Tra i frutti bio più importati ci sono state sicuramente le banane, con un incremento di quantità importate in Italia del 49,8% rispetto al 2022.
Il biologico in Europa, l’Italia ai primi posti
A livello europeo, l’Italia si contraddistingue per essere ai primi posti tra i 27 Paesi membri. All’interno dell’Unione Europea, la superficie totale coltivata in biologico sul territorio nazione incide per il 10,4% su quella totale, con un’estensione pari a 16,9mila ettari. Numeri importanti che testimoniano, ancora una volta, come il biologico in Italia e in UE si stia integrando sempre di più nell’agricoltura.
Tuttavia, come spiegato da Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, “per imprimere una spinta propulsiva al settore occorre agire su diversi fattori come semplificazione burocratica, ricerca, innovazione, formazione e assistenza tecnica, organizzazione della filiera con l’obiettivo del giusto prezzo, attraverso la rapida attuazione del Piano d’azione nazionale per il bio e delle misure del Piano strategico italiano della Pac”.
La Redazione
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