Cimice asiatica, continua senza sosta la lotta biologica

Dal 2020 a oggi non si ferma il rilascio annuale di esemplari di vespa samurai; intanto arrivano i primi bilanci, mentre la Regione Lazio lancia la sua prima campagna negli areali di produzione delle nocciole

da uvadatavoladmin
cimice asiatica

Dalla prima comparsa nelle campagne del Modenese, in Emilia-Romagna, a partire dal 2012, la cimice asiatica (Halyomorpha halys) ha causato ingenti danni a vari tipi di coltivazioni, in particolare al Nord Italia senza tralasciare, seppur in misura minore, anche il Meridione. L’insetto, alieno nei nostri areali, è originario dell’Asia orientale, ma ha fatto la sua comparsa accidentale negli Stati Uniti, mentre sul continente europeo è stato ritrovato nel 2007 in Svizzera. Tornando sul caso italiano, dall’Emilia la cimice si è diffusa nel resto della Pianura Padana, negli areali tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia e nella Valle dell’Adige in Trentino-Alto Adige, provocando un danno totale stimato di 588 milioni di euro

In vari areali italiani la cimice asiatica sta colpendo varie coltivazioni, a partire da perepesche e nettarine, in particolare negli areali emiliano-romagnoli, ma anche mele kiwi nei restanti territori. Ad essere in pericolo, dal Nord al Centro, sono anche le produzioni di nocciole, dagli areali del Cuneese, in Piemonte, a quelli della Tuscia, nel Lazio. Escludendo soltanto la prima età, sia le popolazioni adulte che quelle nello stadio giovanile di cimice asiatica si nutrono, infatti, di organi vegetali, a partire dai frutti fino ai semi in via di maturazione, mediante il loro apparato boccale pungente-succhiante.

La lotta all’insetto si fa biologica 

Da qualche anno a questa parte, a partire dal decreto ministeriale datato 29/04/20, la lotta all’insetto, inserito nella lista d’allerta dell’EPPO (Organizzazione Euro Mediterranea per la Protezione delle Piante), è stata affidata al rilascio delle vespe samurai (Trissolcus japonicus), un imenottero alieno, anche se ormai già ampiamente diffuso sul territorio nazionale. Un insetto dal nome orientaleggiante, che però non è pericoloso per l’uomo, ma si nutre esclusivamente di polline e nettare. Il risultato atteso da questa pratica non è tanto la diffusione più capillare degli insetti antagonisti, quanto l’abbattimento delle popolazioni di cimici asiatiche, con l’obiettivo ultimo di favorire il ristabilirsi di un equilibrio ecologico e ridurre i danni provocati alle coltivazioni, riducendo l’impiego dei fitofarmaci.

cimice asiatica

Esemplare femmina di Trissolcus japonicus (Fonte: Research Gate)

Il tutto è possibile grazie al particolare modo di riprodursi della vespa, la quale depone le sue uova all’interno di quelle della cimice asiatica, parassitizzandole. 

Stando a quanto descritto nel decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Alimentare, la strategia per atturare la lotta biologica comporta una serie di lanci di un numero adeguato di vespe samurai nei luoghi in cui si riproduce la cimice asiatica, escludendo quindi i frutteti, i boschi o i parchi posti nelle zone limitrofe alle aree coltivate. La pratica non è però propriamente economica e neppure breve. Tutto ha inizio dal monitoraggio e dalla raccolta delle cimici asiatiche durante la stagione invernale, per poi passare al loro allevamento in laboratorio. Durante il periodo di riproduzione della cimice fa il suo ingresso in scena la vespa samurai, la quale rilascia le sue uova all’interno di quelle della cimice. Soltanto alla fine c’è il rilascio della vespa nei siti selezionati. Stando al decreto,  i lanci devono essere effettuati soltanto nei siti in cui c’è già stato un rilascio negli anni precedenti, in quantità proporzionali tra esemplari maschi e femmine.

cimice asiatica

(Fonte: Regione Emilia-Romagna)

A partire dall’inizio dello scorso mese la Regione Lazio ha intrapreso la prima campagna di lotta biologica nei confronti della cimice asiatica, mentre è partita per il terzo anno consecutivo quella della Regione Toscana.

In Piemonte in cinque anni dall’inizio della lotta alla cimice, come riferito da Coldiretti Cuneo, c’è stata una crescita esponenziale degli insetti predatori della cimice (+810%), mentre la percentuale di nocciole colpite dalla cimice è scesa dell’86%. In alcuni areali, in cui nell’annata produttiva 2018-2019 si raggiungevano picchi del 90% di attacchi da parte delle cimici asiatiche, si è vista una grande riduzione, tanto che gli stessi sono scesi al 4%

I primi risultati della lotta biologica

Lo scorso maggio la Regione Emilia-Romagna ha stilato un bilancio dei primi quattro anni di lotta biologica alla cimice asiatica negli areali. Il progetto, partito nel 2020, della durata triennale e poi prorogato per un altro anno, sta coinvolgendo diverse regioni dell’Italia settentrionale. Sono stati rilasciati circa 176mila individui di vespa samurai nei quattro anni di progetto per un totale di 1600 lanci eseguiti.

Dai primi dati a disposizione del progetto è emerso che alle popolazioni delle altre specie di parassitoidi autoctoni come Anastatus bifasciatus o Trissolcus mitsukurii, giusto qualche anno fa prevalenti nei nostri territori, si è affiancata la presenza più massicia delle vespe samurai. Trissolcus japonicus ha mostrato un costante incremento nel tempo e il suo ritrovamento è stato rilevato anche in siti distanti più di 1,5 km dai siti di rilascio. La percentuale di parassitizzazione, in alcuni siti, è stata persino superiore al 45%, mentre è stato verificato un effetto quasi nullo dell’insetto antagonista sulle altre specie autoctone di cimice. 

La sfida alla cimice asiatica non si può di certo dire conclusa, anche se dai primi risultati sembrano esserci degli spiragli. Essenziali saranno i prossimi anni per capire l’andamento della lotta biologica, con la speranza di trovare in maniera definitiva un vero equilibrio biologico.

Silvio Detoma
©fruitjournal.com

Articoli Correlati