È allarme per una nuova minaccia dell’agrumicoltura siciliana. Si tratta di un acaro, non ancora identificato tassonomicamente, che sta causando gravi danni alle colture. Le principali cause dietro la proliferazione di questo nuovo aracnide sono, ancora una volta, l’aumento delle temperature e la siccità persistente.
A lanciare l’allerta, gli agricoltori delle campagne catanesi, che si stanno attivando per valutare l’entità dei danni causati e trovare soluzioni efficaci per proteggere i loro raccolti.
Identificazione del parassita: una questione ancora aperta
L’identificazione del nuovo acaro rimane ancora incerta tanto che sono diverse le scuole di pensiero che sono al lavoro per dare una risposta ai produttori del comparto agrumicolo.
Inizialmente, gli agricoltori siciliani avevano associato i sintomi evidenziati dalla pianta all’acaro della ruggine degli agrumi (Aculops pelekassi), ma le analisi preliminari non hanno confermato questa correlazione. Al contrario, il nuovo artropode sembra avere caratteristiche più simili a quelle del ragnetto rosso degli agrumi (Panonychus citri).
Dalle ipotesi avanzate da alcuni ricercatori in Spagna, intervenuti per cercare di dipanare il dibattito, l’acaro in questione potrebbe appartenere, invece, al genere Eutetranychus della famiglia dei Tetranychidae.
Stando alle prime analisi effettuate, il nuovo ospite appare di colore tendenzialmente marrone, con zampe ben sviluppate. Le uova presenti sulla superficie fogliare sono caratterizzate da una forma appiattita e si presentano di una dimensione abbastanza grande con un colore tendenzialmente più scuro prima della schiusa.
I danni causati dall’aracnide
I danni causati dal presunto acaro si manifestano con una marezzatura visibile sulle foglie, che varia in intensità a seconda del numero di individui presenti. Tra i sintomi rinvenuti, anche una pigmentazione anomala dei frutti caratterizzata da un cambiamento nel tessuto intraghiandolare, che contribuisce a confondere i produttori, i quali faticano a distinguere tra danni causati dal parassita emergente e alterazioni fisiologiche dovute alle avversità climatiche in fase di fioritura.
Il crescente timore per chi opera nel comparto agrumicolo siciliano ha portato a un aumento esponenziale dei trattamenti acaricidi svolti per presunti attacchi o a titolo preventivo, con risultati inefficaci, non necessari o addirittura dannosi non solo per l’ambiente, ma anche per le colture.
Agrumicoltura siciliana: vigilare per arginare i danni
In attesa di una conferma scientifica, gli agricoltori siciliani devono rimanere vigili. È difficile, al momento, poter pensare a soluzioni efficaci che non ledano la stagione agrumicola. Tuttavia, consultare un team di esperti per una diagnosi accurata resta l’unico modo per identificare tassonomicamente il parassita, evitare trattamenti ingiustificati e accertare l’effettiva presenza del fitofago.
Federica Del Vecchio
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