Il G7 Agricoltura ha chiuso i battenti da qualche giorno e sull’Isola di Ortigia, a Siracusa, è tornata di nuovo la tranquillità. I ministri delle sette potenze economiche mondiali (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America) hanno sottoscritto un documento finale, che prova a non scontentare nessuno e che – tra le altre cose – cerca di offrire una visione d’insieme al futuro del settore agricolo. Sostenibilità agroalimentare, innovazione tecnologica, rafforzamento delle politiche agricole nell’ottica di un sistema commerciale il più equo possibile; questi e tanti altri sono stati i punti affrontati durante il summit siciliano.
Alla base del documento, pubblicato a conclusione del G7 Agricoltura, la necessità di fornire sviluppo al settore primario, affinché tutti i Paesi possano soddisfare appieno il diritto all’accesso al cibo sicuro, accessibile e di qualità.
Gli agricoltori, in tal senso, sono inquadrati come i principali attori nell’affrontare le sfide di questi decenni, che non sono soltanto economiche, ma anche sociali, ambientali e climatiche. Da parte delle potenze mondiali, inoltre, è arrivato unanime il sostegno alla cooperazione internazionale per una riduzione dei rischi sulla salute del suolo e in particolare delle colture, sotto attacco da parassiti alieni. Una questione fondamentale per l’Italia, visti gli ultimi casi di micro o macro organismi estranei al nostro ambiente che hanno colpito il settore, tra cui Xylella fastidiosa, il batterio tristemente famoso in Puglia per aver decimato milioni di ulivi, e la cimice asiatica.
Tra le sfide del futuro dell’agricoltura affrontate durante il summit la sostenibilità ambientale e il rapporto tra scienza e innovazione.
I sette ministri dell’agricoltura hanno sottolineato l’importanza di attuare politiche specifiche, che prevedano una transizione verde ed energetica a tutela delle risorse naturali, oltre al ripristino degli ecosistemi e della biodiversità. Sono due le soluzioni proposte: da una parte, un miglior accesso all’uso dei fertilizzanti – un settore, quest’ultimo, in grave crisi a seguito dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina – e dall’altra una gestione più attenta delle risorse idriche.
Centrale nel documento finale è il rapporto tra agricoltura, scienza e innovazione. Lo scambio di dati e conoscenze sarà necessario per fornire agli operatori del settore le buone pratiche da mettere in campo per un miglior adattamento alle condizioni climatiche estreme. Non può essere trascurata, inoltre, l’importanza che l’intelligenza artificiale (IA) avrà nei prossimi anni sui sistemi agricoli e sui processi relativi. Per questo ne è stata data importanza durante il summit, con l’obiettivo di mostrarsi preparati alla sua rapida evoluzione, valutandone i rischi e gli impatti positivi nel campo agricolo.
Tra le necessità accennate durante l’incontro in Sicilia l’aumento della competitività. Un fattore ritenuto centrale per il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida:“Crediamo che i mercati debbano essere regolati affinché ci sia equità, non ci sia concorrenza sleale e si mettano in condizione i nostri imprenditori dell’agricoltura di raggiungere gli obiettivi che ci diamo”.
L’impegno definito durante gli incontri dev’essere quello di rafforzare un sistema commerciale multilaterale che sia basato su regole, ma anche sull’equità e la trasparenza.
Su questo punto è tornato, durante i tre giorni di convegno, il vicepresidente di Confagricoltura, Luca Brondelli di Brondello. “Garantire la sostenibilità economica delle aziende agricole è la prima cosa da fare. Dobbiamo tenere presente che gli agricoltori si trovano ad affrontare un contesto globale molto complicato, con terreni coltivabili in costante diminuzione, così come il numero delle imprese agricole”.
Ampio spazio viene dato alle nuove generazioni, sottolineandone il ruolo di agenti di cambiamento funzionali al futuro dell’agricoltura, un settore che deve tornare ad essere trainante per l’economia e apparire agli occhi dei giovani come redditizio e attraente. Per questo motivo le nuove risorse dovranno necessariamente interfacciarsi con le pratiche tradizionali, e al tempo stesso da queste ultime far nascere idee e soluzioni innovative. Alla base dev’esserci l’impegno a correggere gli squilibri di genere per facilitare l’accesso ai servizi, alla terra e ai processi decisionali.
Infine, durante il G7 Agricoltura, è stata ribadita l’importanza della cooperazione con i Paesi africani, per cercare di rafforzare le sinergie e trovare soluzioni per migliorare la resilienza dell’agricoltura africana alle variazioni climatiche a cui è sottoposta. In tal senso, non è un caso lo stanziamento di 10 milioni di euro a favore delle organizzazioni internazionali per la certificazione delle sementi. Una mossa che è stata ritenuta necessaria da Eugenio Tassinari, presidente di Assosementi. “Facilitare l’uso di sementi di qualità – ha confermato – permetterà da un lato di aumentare la produttività agricola e il reddito derivante dalle coltivazioni, dall’altro di offrire cibo nutriente sufficiente per soddisfare il fabbisogno della popolazione”.
Il documento finale presentato alla fine del G7 a Siracusa, così denso di temi ma al tempo stesso poco pragmatico, servirà da promemoria per le eventuali politiche mondiali ed europee, anche per la tanto discussa riforma della politica agricola comune europea. In ogni caso, però, è stata confermata la volontà internazionale di trovare delle soluzioni a dei problemi che potrebbero, come stanno già facendo, compromettere il settore primario.
Silvio Detoma
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