Xylella fastidiosa: trovati nuovi genotipi di olivo resistenti

A renderlo noto uno studio pluriennale che ha evidenziato la presenza di caratteri di resistenza in Leccino, aprendo nuove prospettive di ricerca

da Redazione FruitJournal.com

Individuati nuovi genotipi di olivo resistenti a Xylella fastidiosa. La notizia giunge a seguito di uno studio pluriennale pubblicato su Frontiers e annunciato nella giornata di ieri sul sito ufficiale di ReachXY, il progetto affidato al Cnr volto al potenziamento delle infrastrutture di biosicurezza. 

Secondo quanto emerso, l’analisi di una popolazione di semenzali di olivo sopravvissuti a Xylella fastidiosa ha evidenziato la presenza di caratteri di resistenza in Leccino, aprendo così nuove prospettive di ricerca.

Partendo dal processo di selezione naturale dei genotipi resistenti nell’area colpita dall’epidemia di Xylella fastidiosa subs. pauca, un team di ricercatori ha condotto un’ampia indagine nell’area infetta della Puglia, dove il germoplasma olivicolo coltivato e naturale è stato sottoposto a forte pressione di inoculo per molti anni.

Le indagini effettuate nell’arco di 6 anni hanno permesso di identificare 171 genotipi di ulivo spontanei, privi di sintomi manifesti di Xylella fastidiosa subs. pauca, che sono stati quindi testati per monitorare l’insorgenza delle infezioni, la dimensione della popolazione batterica e lo sviluppo dei sintomi. Col tempo, diversi genotipi sono diventati sintomatici e sono stati esclusi da ulteriori studi e valutazioni, mentre molti altri sono rimasti asintomatici o hanno mostrato lievi fenomeni di disseccamento. È stata quindi condotta un’analisi parentale per rivelare la genealogia di questi genotipi e valutare quali cultivar hanno contribuito ai fenotipi resistenti. Su alcuni genotipi selezionati che hanno mostrato fenotipi altamente promettenti in termini di resistenza, sono state condotte indagini più approfondite, come il profilo trascrittomico e inoculazioni batteriche artificiali per riprodurre in condizioni controllate le infezioni e monitorare la risposta del genotipo a Xylella fastidiosa subs. pauca.                                                   

Come riportato, tra i 171 genotipi di olivo raccolti, 139 presentavano profili unici di microsatelliti (SSR), con le cultivar Leccino, Cellina di Nardò e Ogliarola salentina come i più frequenti candidati genitori. Tra la progenie di Leccino, il 67% ha mostrato un fenotipo altamente resistente (HR), resistente (R) o tollerante (T) all’infezione da Xylella fastidiosa. Mentre nel caso di fenotipi derivanti da Cellina di Nardò e Ogliarola salentina la percentuale è stata rispettivamente del 32% e del 49%. Accanto a questo, le analisi trascrittomiche hanno evidenziato che uno di questi genotipi (S105) era più resiliente ai cambiamenti indotti dall’infezione batterica naturale rispetto agli altri due (S215 e S234). 

xylella fastidiosa resistenza

(A) Il grafico a torta mostra la frequenza dei cultivar identificati nelle coppie parentali dei 139 semenzali (Ogliarola salentina, Cellina di Nardò e Leccino). (B) Distribuzione dei fenotipi registrati nei semenzali derivati da Leccino. (C) Distribuzione dei fenotipi registrati nei semenzali provenienti da cultivar diverse da Leccino.

Lo studio ha così consolidato le prove sulla presenza e trasmissione di tratti di resistenza a Xylella fastidiosa associati alla cultivar Leccino.

Inoltre, l’analisi dei loro profili trascrittomici ha permesso di ottenere preziosi approfondimenti, in particolare sui geni coinvolti nei meccanismi di risposta al batterio. Si tratta di informazioni importanti che aprono a nuovi sviluppi e strategie di miglioramento. E questo non solo in virtù di un contesto come quello attuale in cui – non disponendo di soluzioni curative – la resistenza genetica rappresenta la strategia a lungo termine più promettente per una gestione sostenibile. Ma anche in relazione al ricchissimo patrimonio varietale di cui dispone l’olivo, costituito da oltre 1.200 cultivar nominate, più di 3.000 cultivar minori e un numero incerto di genotipi, inclusi impollinatori, ecotipi locali e alberi centenari. 

Come sottolineato dai ricercatori, nelle aree tradizionali di coltivazione dell’olivo, come la Puglia, gran parte della grande variabilità genetica e fenotipica rappresentata dal germoplasma locale è solo parzialmente esplorata, e spesso alcune varietà tradizionali sono state innestate con poche cultivar selezionate, come avvenuto nella penisola salentina con le cultivar Ogliarola salentina e Cellina di Nardò. Per questo motivo, è importante condurre un’indagine approfondita per preservare e valutare adeguatamente la diversità attuale dell’olivo, al fine di avviare un rinnovamento della coltivazione contro le malattie emergenti e i cambiamenti climatici.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

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