Diffusa in diverse regioni grazie alla sua capacità di adattarsi a vari climi e condizioni di suolo, la coltivazione del peperone si concentra principalmente nelle regioni meridionali e nelle aree costiere del Centro-Nord, dove le condizioni climatiche ne favoriscono la crescita e la produzione. Tuttavia, la gestione agronomica del peperone presenta sfide significative, poiché la pianta è soggetta all’attacco di numerosi parassiti, che possono compromettere seriamente le rese produttive. In particolare, le condizioni ambientali favorevoli alla coltivazione possono anche promuovere lo sviluppo di malattie batteriche, virali e fungine, oltre alla proliferazione di insetti e nematodi. Per questo motivo, conoscere le principali problematiche fitosanitarie che colpiscono il peperone è essenziale per applicare strategie di difesa mirate.
Strategie di prevenzione contro le batteriosi del peperone
Le malattie batteriche del peperone risultano varie e complesse. Quelle più frequentemente segnalate sono: la maculatura batterica (Xanthomonas euvesicatoria), la macchiettatura fogliare batterica (Pseudomonas syringae), il marciume molle dei frutti (Pectobacterium carotovorum subsp. carotovorum), la necrosi del midollo (Pseudomonas corrugata).
La maculatura batterica risulta ampiamente diffusa in tutti i continenti. Sulle foglie cotiledonari e sulle prime foglie vere si formano tacche puntiformi che deformano il lembo fogliare. Sulle foglie, a inizio processo infettivo, si hanno macchioline idropiche, traslucide (1-2 mm di diametro) sulla pagina inferiore; in seguito le lesioni si allargano, diventano necrotiche e possono raggiungere 6-10 mm di diametro, risultando visibili anche sulla pagina superiore. Spesso si rileva un alone clorotico, mentre ampie porzioni del lembo fogliare alterato possono disseccare e cadere. Sui frutti si formano inizialmente piccole pustole leggermente rilevate, circondate da un alone biancastro; successivamente, queste si allargano e assumono un aspetto scabbioso. Le temperature ottimali di sviluppo del batterio sono di 22-27 °C.
La difesa dalle batteriosi deve essere essenzialmente preventiva. Una volta che un campo è infestato, specialmente in condizioni favorevoli alle malattie, è molto difficile ottenere l’eradicazione. È necessario analizzare il seme per eliminare in partenza qualsiasi partita infetta; occorre, inoltre, la massima igiene in vivaio e il rispetto delle rotazioni colturali in campo. Fondamentale è la scelta varietale, ponendo particolare attenzione alla selezione di quelle cultivar dotate di elevata resistenza genetica. Oggi, purtroppo, l’agricoltore riserva poca attenzione al concetto di “resistenza varietale”, commettendo così un grande errore già dal trapianto. Il rame, se ben dosato (piccole dosi dal trapianto) e alternato con altri prodotti (es. alcuni ceppi di Bacillus subtilis, Pseudomonas spp. ecc., induttori di resistenza acibenzolar-S-methyl, chitosano, ecc.), rappresenta ancora il cardine nella difesa fitosanitaria contro i batteri.
Virus emergenti: come proteggere la coltivazione del peperone
Oltre alle batteriosi, i virus rappresentano un’altra minaccia crescente per la coltura. Sulla coltura sono state segnalate nel mondo diverse entità virali: Pepper veinal mottle virus (PVMV), Chilli veinal mottle virus (ChiVMV), Potato virus Y (PVY), Tobacco etch virus (TEV), Tobacco mosaic virus (TMV), Tomato mosaic virus (ToMV), Pepper mild mottle virus (PMMoV), Pepper leaf curl virus (PepLCV), Tomato yellow leaf curl virus (TYLCV), Cucumber mosaic virus (CMV), Alfalfa mosaic virus (AMV), Tomato spotted wilt virus (TSWV), Pepper vein yellows virus (PeVYV) e Potato virus X (PVX), Tomato Brown Rugose Fruit Virus (ToBRFV), ecc.
Fra queste, di recente introduzione in Italia, è da segnalare il ToBRFV. Questa virosi causa deformazione dei frutti, con associate striature brune e tacche necrotiche, visibili molto spesso anche lungo il fusto, mentre sulle foglie si sviluppano mosaici e deformazioni lievi.
ToBRFV si diffonde essenzialmente per contatto (utensili contaminati, mani, vestiario, da pianta a pianta, materiale di propagazione) e, similmente ad altri tobamovirus del pomodoro (Tobacco mosaic virus, Tomato mosaic virus e Tomato mottle mosaic virus), la trasmissione alle plantule tramite seme contaminato è fortemente sospetta, sebbene non sia stata ancora chiaramente dimostrata. Nel caso dei virus, la prevenzione risulta fondamentale, poiché l’eliminazione una volta introdotti è complessa. È essenziale adottare pratiche preventive e, laddove disponibili, utilizzare piante geneticamente tolleranti o resistenti ai principali virus. Inoltre, il monitoraggio costante del campo e l’applicazione di tecniche colturali che riducano il contatto tra le piante sono strategie chiave per limitare la diffusione dei virus.
Funghi e Oomiceti: prevenzione e controllo
Molte sono le patologie fungine e da Oomiceti che interessano la coltivazione del peperone. Fra quelle più frequenti e dannose sono sicuramente da segnalare la cancrena pedale (Phytophthora capsici), le tracheomicosi (Verticillium spp., Fusarium spp.) e l’oidio (Leveillula taurica).
Gli attacchi di Phytophthora capsici si manifestano in campo con marciumi localizzati all’apparato radicale e al colletto delle piante, formando aree depresse di colore dapprima verdastro-violaceo e poi bruno-nerastro che interessano inizialmente i tessuti corticali e successivamente quelli vascolari del legno. L’imbrunimento dei tessuti e la modalità di sviluppo del patogeno nelle piante è analogo a quello del Verticillium spp. Nel caso di Phytophthora la parte aerea della pianta avvizzisce piuttosto repentinamente, più rapidamente che nel caso di infezioni tracheomicotiche. Altro aspetto che distingue questa malattia dalla tracheoverticilliosi è la mancanza di imbrunimenti vascolari nella parte epigea.
Come sulle altre principali Solanacee, anche su peperone sembra comune la tracheomicosi da Verticillium dahliae, sebbene in questa coltura risulta meno dannosa che su melanzana. I sintomi della malattia sono generalmente rappresentati da fenomeni di nanismo, avvizzimento lento e caduta delle foglie, con un progredire del quadro patologico più lento di quanto avviene nella cancrena pedale. La difesa è essenzialmente basata su pratiche preventive di rotazioni, gestione delle irrigazioni e utilizzo di cultivar resistenti. Risultano interessanti anche la solarizzazione, l’impiego di particolari ceppi di Trichoderma e di Stremtomyces griseoviridis. Su Phytophthora risultano registrate diverse sostanze attive quali Metalaxil, Propamocarb, rame, fosetyl-Al, ecc.
In ultimo, tra le fitopatologie fungine, l’oidio può risultare particolarmente pericoloso per le colture in serra. La sintomatologia è tipica sulle foglie che vengono invase sulla pagina inferiore dall’ infezione fungina farinosa di colore bianco o gialliccio, con ingiallimento della corrispondente porzione della pagina fogliare superiore. Le infezioni sono favorite da un andamento climatico caldo-umido, con temperature ottimali per la germinazione dei conidi intorno ai 20-24°C.
Insetti, acari e nematodi: minacce costanti
L’entomofauna della coltura è particolarmente complessa. In particolare, risultano sempre presenti afidi, tripidi, aleurodidi (Trialeurodes e Bemisia) e minatori fogliari (Liriomyza spp.). Frequenti sono anche i danni da nematodi (Meloidogyne spp.) e acari. Fra questi ultimi è da segnalare un particolare Tarsonemide (Polyphagotarsonemus latus) che può risultare dannoso specialmente per la coltura in serra. Le punture effettuate da P. latus sono causa di deformazioni fogliari piuttosto marcate ed evidenti; particolarmente deformate sono le gemme e le foglie giovani. I sintomi ricordano quelli causati dagli erbicidi di tipo ormonale e, in misura minore, quelli di alcune malattie virali. Le foglie delle piante interessate dall’infestazione possono arricciarsi in maniera importante, presentandosi anche rugose, più spesse e rigide. A volte assumono una colorazione che va dal bronzato al bruno e la loro parte inferiore ha riflessi metallici. Aree di tessuto brunastro e suberizzato compaiono sotto le foglie e sui piccioli. Alcune piante, attaccate precocemente, possono anche andare incontro a un blocco della loro crescita. Le infiorescenze possono diventare marroni, assumere una sfumatura bronzea o addirittura cadere. I frutti sono suberosi superficialmente e talvolta mostrano micro screpolature. Il controllo degli insetti e nematodi richiede strategie mirate che combinino pratiche agronomiche con l’uso di prodotti selettivi, preservando la biodiversità del campo.
In conclusione, la gestione di patogeni e parassiti nella coltivazione del peperone richiede un approccio integrato e sostenibile. L’uso esclusivo di prodotti fitosanitari può portare allo sviluppo di resistenze difficili da contrastare nel lungo periodo. È fondamentale, quindi, aumentare la complessità degli agroecosistemi attraverso tecniche agronomiche che favoriscano la biodiversità e riducano la pressione selettiva sugli organismi nocivi. L’adozione di prodotti selettivi, combinata a una strategia di difesa che non miri necessariamente all’eradicazione completa dei patogeni, permette di mantenere un equilibrio tra la produttività e la salvaguardia dell’ambiente, garantendo al contempo una maggiore resilienza delle colture.
A cura di: Silverio Pachioli
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