Dopo una lunga estate segnata dalla siccità, l’arrivo dell’autunno ha portato instabilità e precipitazioni intense, soprattutto nelle regioni settentrionali, causando danni e allagamenti in diverse aree. Condizioni climatiche umide e piovose sono ideali per l’insorgenza di diverse malattie fungine. Tra queste, il marciume da Sclerotinia, che – causata principalmente dai funghi Sclerotinia sclerotiorum e Sclerotinia minor – è considerata tra le più aggressive per le colture ortive come pomodori, cavoli, carote e finocchi.
Ma quali sono le principali cause di diffusione del fungo?
S. sclerotiorum e Sclerotinia minor sono microrganismi che vivono nel terreno sotto forma di sclerozi, strutture tuberiformi capaci di sopravvivere per oltre 9-10 anni come corpi indipendenti dall’organismo che li ha prodotti e riattivandosi in presenza di specifiche condizioni favorevoli, come l’alternanza tra periodi secchi e umidi. In queste circostanze, infatti, gli sclerozi germinano, producendo un micelio che penetra nei tessuti delle piante ospiti. Nei casi più avanzati, il fungo forma apoteci, strutture a coppa giallo-bruna contenenti otto ascospore che, una volta mature, vengono diffuse nell’ambiente tramite correnti d’aria che ne facilitano la propagazione.
Danni causati dal marciume da Sclerotinia
I danni associati all’infestazione da sclerotinia si manifestano principalmente in piante già sviluppate, provocando lesioni brunastre alla base o lungo il fusto della pianta, seguite da un progressivo deterioramento dei tessuti. Le parti infette si coprono rapidamente di una muffa cotonosa bianca, al cui interno si sviluppano masse scleroziali nerastre di dimensioni tra gli 8 e i 10 millimetri. I frutti che si sviluppano vicino il terreno risultano particolarmente vulnerabili all’attacco del fungo sviluppando macchie bruno-nerastre che compromettono la qualità e, in molti casi, l’intera produzione.
Gestione della Sclerotinia, le buone pratiche agronomiche
Riconoscere tempestivamente i segnali di un’infezione da Sclerotinia è cruciale per limitare la diffusione del patogeno. Diverse sono le strategie di prevenzione che risultano efficaci nel contrastare la malattia. Uno dei principali alleati naturali nella lotta alla Sclerotinia è il fungo Coniothyrium minitans, capace di attaccare e distruggere gli sclerozi. Accanto a questo, altrettanto funzionali – soprattutto in fase preventiva – sono alcune specifiche pratiche agronomiche come:
- la rimozione dei residui colturali, fondamentale per eliminare i resti delle colture precedenti che potrebbero ospitare il patogeno;
- la scelta di sementi certificate, essenziale per ridurre il rischio di propagazione della malattia;
- l’adozione di rotazioni colturali lunghe così da evitare di coltivare specie suscettibili alla Sclerotinia sullo stesso terreno per anni consecutivi.
Altre pratiche utili da adottare a livello esclusivamente preventivo sono il drenaggio e la riduzione del ristagno idrico. Inoltre, l’applicazione di prodotti a base di Trichoderma e Bacillus amyloliquefaciens, se distribuiti regolarmente durante l’anno, aiutano a ridurre l’inoculo del patogeno, agendo come antagonisti naturali.
Per il contenimento dell’infezione durante il post-raccolta, particolarmente efficace risulta infine l’applicazione di sali di rame in grado di bloccare lo sviluppo del micelio e limitare la germinazione delle ascospore.
Federica Del Vecchio
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