Popillia japonica, in continua espansione

Favorito dalle ottimali condizioni climatiche e dall’assenza di nemici naturali, oggi il coleottero avanza a un ritmo di 10 km ogni anno, interessando anche il nostro Paese

da uvadatavoladmin
popilia japonica

Originaria del Giappone, Popillia japonica è una specie esotica invasiva e potenzialmente molto dannosa per diverse colture. Favorito dalle ottimali condizioni climatiche e dall’assenza di nemici naturali, nel tempo il coleottero – noto come “scarabeo giapponese” – ha incrementato esponenzialmente la sua popolazione e oggi la sua diffusione avanza a un ritmo di 10 km ogni anno, interessando anche il territorio nazionale.

La Popillia japonica (Newman, 1838) è un insetto che, quando si insedia in areali diversi da quelli di origine, è potenzialmente in grado di provocare gravi danni economici e ambientali. Non a caso l’Unione Europea lo ha inserito nella lista dei 20 organismi nocivi fitosanitari prioritari, ai sensi del Regolamento delegato UE 2019/1702.

Questo coleottero giapponese è altamente polifago nutrendosi a spese di oltre 400 piante ospiti; presenta una buona plasticità ecologica, riuscendo a colonizzare differenti tipi di ambienti; è un ottimo volatore e un efficiente ‘autostoppista’. Tutti motivi per cui, una volta stabilitosi in un nuovo territorio, l’insetto diventa difficile da eradicare.

Numerose sono le attività di ricerca attivate al fine di studiare tecniche e metodi di contrasto efficaci e sostenibili. Tra queste si ricordano quelle intraprese dal Servizio Fitosanitario Nazionale (su proposta del Tavolo Tecnico scientifico Nazionale per il contrasto alla diffusione di Popillia japonica sul territorio nazionale), da alcune regioni (es. Progetto GESPO e progetto GEPJVIA) e dall’Unione Europea con il progetto Horizon ‘IPM POPILLIA’.

Diffusione di Popillia japonica nel mondo e in Italia

Popillia japonica è un insetto originario del Giappone e della Russia orientale. All’inizio del XX secolo è stato accidentalmente introdotto in Nord America, Stati Uniti e Canada e negli anni ’70 nell’isola di Terceira, nell’arcipelago delle Azzorre (Portogallo). La prima segnalazione in Italia è avvenuta nel 2014 nel Parco naturale della Valle del Ticino dove il coleottero è arrivato probabilmente attraverso il trasporto di merci e/o persone.

Da allora, malgrado il ricorso alle dovute misure fitosanitarie, la zona infestata di P. japonica ha continuato a espandersi e attualmente interessa una superficie complessiva di circa 20.000 km2, ricadente nelle Regioni Piemonte, Lombardia, Valle D’Aosta, Friuli Venezia Giulia, ed Emilia Romagna.

Favorito dalle ottimali condizioni climatiche e dall’assenza di predatori naturali, il coleottero giapponese ha incrementato esponenzialmente la sua popolazione e la sua diffusione avanza al ritmo di 10 km ogni anno. Di seguito si riporta la distribuzione mondiale di P. japonica, pubblicata sul sito dell’European and Mediterranean Plant Protection Organization (EPPO).

diffusione popilia japonica

Ciclo biologico

Alle nostre latitudini il coleottero giapponese completa il suo ciclo vitale in un anno. Gli adulti sono osservabili in natura da fine maggio/inizio giugno fino alla fine dell’estate, con un periodo di attività che varia dai 30 ai 45 giorni. Subito dopo lo sfarfallamento, la femmina si accoppia e ovidepone all’interno di gallerie scavate nel terreno, a una profondità di 5-10 cm. Il processo di ovideposizione viene effettuato in più momenti e, tra una deposizione e l’altra, la femmina esce dal terreno per alimentarsi e accoppiarsi nuovamente. Le uova sono deposte in genere in gruppetti di 4-5, per un totale di 40-60 per femmina. Dopo circa due settimane avviene la schiusa e le larve iniziano subito a nutrirsi delle radici di piante erbacee. Con l’arrivo dell’inverno, quando la temperatura del terreno scende sotto i 10 °C, le larve ormai quasi mature smettono di alimentarsi, arrestando repentinamente il loro sviluppo ed entrando in diapausa invernale. Rimangono quindi in attesa di condizioni climatiche più miti stazionando a una profondità variabile tra i 10 e i 25 cm. In primavera, quando le temperature del terreno superano nuovamente i 10 °C, le larve risalgono verso la superficie e riprendono a nutrirsi. Raggiunta la maturità, ogni larva costruisce intorno a sé una cella di terreno compattato, al cui interno si impupa per trasformarsi in adulto dopo una/tre settimane.

Di seguito si riporta uno schema che ne esemplifica il ciclo biologico più frequentemente osservato nei focolai italiani, l’immagine è tratta dal sito del progetto Horizon IPM POPILLIA (www.popillia.eu).

ciclo biologico popilia japonica

Morfologia

  • Le uova di P.japonica sono inizialmente bianche e di forma ellittica, con una lunghezza di circa 1,5 mm. Durante lo sviluppo, con l’aumento del volume, l’uovo assume una forma sferica.
  • La larva ha un colore biancastro con capo e zampe bruno chiare. Il corpo è incurvato a formare una “c” ed è fittamente ricoperto di peli, soprattutto nella parte distale dove la colorazione tende a scurirsi a causa degli accumuli fecali. Il lato ventrale del decimo segmento addominale presenta due file mediali di setole disposte in una caratteristica forma a V.
  • Complessivamente il ciclo vitale comprende tre stadi larvali, con una lunghezza che  passa da circa 0,7-1,5 mm iniziali a 25-32 mm quando giunge a maturità.
  • La pupa ha una dimensione di circa 14 mm di lunghezza per 7 mm di larghezza, e il loro colore varia dall’ocra al metallizzato man mano che maturano.
  • L’adulto è lungo 8-12 mm, ha un corpo robusto di forma ovale, caratterizzato da riflessi metallici che variano dal verde al bronzo. Il capo, il protorace e i primi segmenti delle zampe sono verdi. Le ali anteriori (elitre) variano la loro colorazione dal bronzo/rame nella parte centrale al verde metallico sui bordi. L’addome, non completamente coperto dalle elitre, presenta cinque ciuffi di peli bianchi per lato e due, più folti, all’estremità posteriore. Questo carattere macroscopico permette di riconoscere facilmente gli adulti di P. japonica rispetto ad altri scarabeidi presenti nella nostra fauna. Il dimorfismo sessuale è poco pronunciato: la femmina è in genere un po’ più grande del maschio, ma per un sicuro riconoscimento è necessario analizzare tibie e tarsi delle zampe anteriori.

Danni provocati da Popillia japonica

Questo insetto provoca danni sia allo stadio larvale, che a quello adulto. Le larve danneggiano il cotico erboso alimentandosi delle radici delle piante, portando al disseccamento. Si ricordi ad esempio che durante l’estate del 2021, all’ippodromo di San Siro a Milano, danni al manto erboso provocati dalle larve di Popillia japonica furono talmente ingenti da determinare la temporanea sospensione delle corse.

danni popilia japonica

I danni al cotico possono essere anche indiretti e cioè legati all’attività di scavo di animali come cinghiali, talpe e corvidi che si nutrono delle larve del coleottero giapponese.

Gli adulti, invece, provocano danni all’apparato fogliare delle piante ospiti, così come a fiori, infiorescenze e frutti. Le foglie vengono praticamente scheletrizzate, in quanto l’attività trofica si concentra sulle parti tenere della lamina fogliare, lasciando intatte le nervature. Sui frutti vengono invece erosi l’epidermide e la polpa in maniera anche molto estesa.

Il comportamento gregario degli adulti di Popillia japonica fa sì che uno stesso ospite vegetale possa essere frequentato da migliaia di adulti contemporaneamente.

Piante ospiti preferite

Colture agrarie: vite, nocciolo, mirtillo, lampone, mora, ribes, fragola, aronia, ciliegio, pesco, susino, melo, kaki, actinidia, mais, soia, melanzana, basilico, fagiolo, fagiolino.

Piante ornamentali e spontanee: rosa, altea, ibisco, glicine, tiglio, betulla, carpino, acero palmato, melo da fiore, salicone, olmo, ontano, castagno, biancospino, azzeruolo, rovo, vite canadese, enotera, iperico, romice, salcerella, ortica, luppolo, iperico, poligono giapponese.

Piante poco attrattive

Colture agrarie: girasole, frumento, orzo, sorgo, riso, triticale, pomodoro, peperone e zucchina.

Piante ornamentali e spontanee: conifere, magnolia, liriodendron e liquidambar, quercia, noce, robinia, pioppo.

Metodi di lotta

Contro le larve: per tappeti erbosi di giardini e campi sportivi, a fine estate possono essere distribuiti prodotti contenenti nematodi entomopatogeni come Heterorhabditis bacteriophora oppure, nella prima metà di luglio, si possono utilizzare insetticidi contenenti clorantraniliprole. Per difendere le colture agrarie possono essere ritardate le semine dato che le larve completano il loro sviluppo entro fine aprile e smettono di nutrirsi.

Contro gli insetti adulti: l’attività trofica degli adulti in genere non compromette la vitalità delle piante che normalmente perdono le foglie scheletrizzate e riprendono a vegetare. Nel caso di colture agrarie e in particolare della vite, però, le modalità con cui queste defogliazioni incidono sulla quantità e qualità della produzione dei frutti è ancora in fase di studio. Gli interventi fitosanitari pianificati per il controllo di Scaphoideus titanus, vettore della Flavescenza dorata, risultano efficaci anche contro Popillia japonica.

Una delle tecniche più conosciute per il controllo di P. japonica è il Mass-Trapping, l’utilizzo cioè di numerose trappole innescate con il doppio attrattivo (sessuale e floreale) utile a catturare individui di entrambi i sessi. Quando le popolazioni del coleottero sono alte, la gestione delle trappole diventa impegnativa in quanto ogni trappola dovrebbe essere svuotata frequentemente al fine di mantenere inalterata l’efficacia attrattiva e di cattura.

Per ovviare a queste problematiche, in Italia, da anni vengono studiate delle tecniche a basso impatto ambientale come l’utilizzo di reti a lento rilascio di insetticida montate in dispositivi Attract & Kill, che attirano cioè gli insetti target con l’ausilio del feromone sessuale e floreale e li portano a camminare sulla rete impregnata di deltametrina provocandone prima la paralisi e poi la morte.

Nelle prime fasi di insediamento sul territorio, al fine di ridurre la popolazione dell’insetto, una delle tecniche perseguibili è la raccolta manuale degli adulti direttamente dalle piante infestate. Questa pratica viene effettuata nelle prime ore del mattino, quando gli insetti sono poco attivi, scuotendo le fronde delle piante.

Un accorgimento da applicare soprattutto nei giardini pubblici/privati e – se possibile – nei prati/campi è poi la limitazione dell’irrigazione nel periodo di ovideposizione (uova e primi stadi larvali non sopravvivono in terreni asciutti).

Per quanto concerne altri agenti di controllo biologico contro gli adulti, si ricordano:

  • Funghi entomopatogeni

L’utilizzo di bioinsetticidi a base di funghi entomopatogeni, principalmente della specie Metarhizium brunneum, è stato anch’esso studiato a lungo in vari programmi di lotta; questi agenti di controllo biologico sembrano essere performanti contro gli adulti, mentre mostrano minore successo contro le larve di P. japonica. La verifica dell’efficacia di specie e ceppi diversi è alla base di recenti linee di ricerca.

  • Insetti parassiti

Tra gli insetti antagonisti utilizzati negli Stati Uniti per la lotta contro P. japonica vi sono – tra gli altri – due imenotteri di origine asiatica: Tiphia vernalis e Tiphia popilliavora, due “vespe” che parassitizzano le larve di P. japonica portandole alla morte. Un altro insetto che è stato utilizzato con buoni esiti è Istocheta aldrichi, un dittero Tachinidae la cui femmina depone le uova sul torace degli adulti di Popillia japonica, causando la morte dell’insetto ospite a seguito dell’azione delle larve.

Normativa

La normativa che stabilisce le misure atte a prevenire l’insediamento e la diffusione di Popillia japonica include il Regolamento di esecuzione (UE) 2023/1584 e il Piano di emergenza nazionale, adottato con Decreto ministeriale n. 154311 del 3 aprile 2024. Le norme prevedono che le autorità competenti, rappresentate dai servizi fitosanitari regionali, eseguano indagini annuali nelle aree di propria competenza con particolare attenzione ai luoghi ad alto rischio di presenza del coleottero come  porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, parcheggi, aree di sosta autostradali, vivai, frutteti, vigneti e giardini privati. Le indagini sono svolte annualmente attraverso ispezioni visive della vegetazione ospite e con l’installazione di trappole entomologiche attivate da  attrattivi specifici, che vengono posizionate durante la stagione di volo degli adulti (da giugno a settembre).

È importante che né gli operatori professionali, quali vivaisti o agricoltori, né la popolazione si sostituiscano alle autorità competenti nelle azioni di controllo dell’insetto: se non coordinate, il rischio è di favorire la diffusione dell’insetto – invece che limitarla – aumentando la possibilità di sviluppare popolazioni stabili sul territorio.

Per contrastare la presenza di Popillia japonica è fondamentale segnalare tempestivamente ogni rinvenimento o presunta presenza al Servizio Fitosanitario regionale territorialmente competente, il quale – una volta confermata la presenza del coleottero scarabeide – attua tutte le misure di contenimento previste dalla normativa.

Segnalazioni

Vista la capacità di diffusione e di proliferazione a spese di molte specie di piante dell’insetto adulto, è importante rilevarne prontamente la presenza per poter intervenire con efficacia. Per questo – oltre all’attività dei Servizi Fitosanitari regionali, coadiuvati dall’attività dell’Istituto Nazionale di Riferimento per la Protezione delle Piante (CREA-DC) – è importante anche la sorveglianza svolta da ogni cittadino.

Le segnalazioni si possono effettuare tramite il sistema MORGANA segnalazioni, disponibile sul sito del Servizio Fitosanitario Nazionale. Ogni Regione dispone poi di modalità di segnalazione specifiche, consultabili sui siti istituzionali nelle pagine dedicate a Popillia japonica.

Inoltre, nell’ambito del progetto IPM Popillia (Integrated Pest Management of Popillia japonica) è stata sviluppata l’App IPM dove possono essere segnalati gli avvistamenti del coleottero.

 

A cura di: Dalia Del Nista*, Monica Guastini*, Leonardo Marianelli**
*Servizio Fitosanitario Regione Toscana
**CREA DC– Centro di Ricerca Difesa e Certificazione

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