Portinnesti per gli agrumi, una risorsa per la produzione

La scelta del portinnesto più adatto è fondamentale. Da essa, infatti, può dipendere il successo della produzione finale. Ma quali vantaggi può apportare? E quali sono i parametri da prendere in considerazione?

da Redazione FruitJournal.com
portinnesti agrumi

Sin dai primi del Novecento, tra i portinnesti utilizzati per gli agrumi, l’arancio amaro (Citrus aurantium L.) era quello più diffuso  nel territorio italiano. Questo, infatti, riusciva meglio ad adattarsi a quasi tutte le condizioni pedoclimatiche presentando una buona tolleranza ad alcuni funghi patogeni (Phytophthora) o viroidi (exocortite, xiloporosi, psorosi, ecc.) e una elevata affinità d’innesto con la maggior parte delle specie di agrumi presenti

Tra la fine degli anni ‘90 e gli inizi del 2000, con l’arrivo del Citrus Tristeza Virus (CTV) o virus della tristezza degli agrumi si è assistito alla riconversione varietale in tutto il territorio nazionale che, vissuta in un primo momento con uno stato di sconforto da parte degli agrumicoltori, è stata poi intesa quale opportunità per l’intero comparto. E questo per diverse ragioni:

  • tante aziende che negli anni ’70/80 riuscivano a fare reddito anche con una piccola superficie coltivata sono state costrette a riconvertire o a chiudere, innescando tuttavia un processo per cui le piccole realtà sono state acquistate da altre, con un generale incremento della superficie media aziendale
  • si è assistito, e si assiste ancora oggi, alla sostituzione di vecchie varietà non più attrattive per il consumatore e il mercato, a favore di varietà che presentano invece caratteri di colore, sapore, consistenza, permanenza sulla pianta e shelf-life che permettono agli operatori commerciali di essere maggiormente competitivi sul mercato;
  • sono stati effettuati degli studi su nuovi sistemi di impianto e coltivazione che hanno dato la possibilità di utilizzare terreni non considerati perfettamente idonei alla coltivazione di agrumi (baulature per i terreni con frequenti ristagni idrici);
  • sono stati messi a punto sistemi di irrigazione atti a migliorare l’efficienza nella distribuzione dell’acqua e il suo risparmio;
  • si sono attivati progetti di ricerca e sperimentazione volti a fornire informazioni utili alle aziende agricole che continuano a investire e interessarsi al comparto agrumicolo.

Innovazione dei portinnesti: un processo complesso

Un primo passo fatto per fronteggiare il problema Tristeza ha riguardato la scelta del portinnesto, in quanto l’arancio amaro non è resistente/tollerante al virus CTV. Tutto questo non è stato né facile né immediato e le cause sono da ricercare in molteplici aspetti: 

  • la mancanza di conoscenza diretta di altri portinnesti;
  • una certa ritrosia da parte delle aziende agricole nell’abbandonare l’arancio amaro;
  • l’impossibilità di reperire (nell’immediato) grandi quantità di materiale da innestare;
  • la mancanza di conoscenza sulle caratteristiche quali-quantitative che i nuovi portinnesti potevano dare alle varietà maggiormente presenti sul territorio italiano.
portinnesti agrumi

cv Moro su portinnesto Citrumelo

L’importanza dei portinnesti

Fatta questa introduzione, si comprende quanto la scelta del portinnesto risulti importante. I fattori di cui tener conto sono infatti diversi.

  1. Le condizioni pedoclimatiche dell’areale in cui si trova l’azienda agricola (tipo di terreno e microclima della zona), al fine di poter inserire un portinnesto che bene si adatti a tale ambiente. A tal proposito, oggi vi sono diversi portinnesti che tollerano abbastanza bene alti valori di calcare attivo, aspetto che sino a qualche decennio fa non veniva considerato, poiché l’arancio amaro ben tollerava il calcare.
  2. L’acqua di irrigazione, di cui oggi risulta importante conoscere qualità e quantità, assume sempre maggiore rilevanza. Specialmente a fronte dell’aumento del contenuto salino delle acque, provocato dai prolungati periodi di siccità degli ultimi anni, che ha compromesso la corretta assimilazione dei nutrienti da parte di alcuni portinnesti, limitandone la crescita e lo sviluppo.
  3. La scelta della varietà da innestare: non tutti i portinnesti hanno buona affinità con le varietà presenti sul mercato. Trovare la giusta combinazione tra nesto e portinnesto in alcuni casi risulta fondamentale per la buona riuscita dell’impianto perché riesce a migliorare ed esaltare le caratteristiche della cultivar stessa (migliore colorazione della buccia, miglior contenuto di antociani, ecc.).
  4. Entrata in produzione e durata delle piante: a tal proposito, sono da considerare migliori i portinnesti che favoriscono un periodo improduttivo giovanile più corto e una maggiore durata commerciale.
  5. Qualità e quantità dei frutti: la selezione di portinnesti ottimali deve garantire una buona qualità produttiva delle varietà che  vengono innestate, oltre che volumi di produzione adeguata.
  6. Resistenza o tolleranza a fattori biotici: ad oggi, escluso quanto riportato in bibliografia,  non si conoscono i veri limiti di resistenza/tolleranza dei portinnesti nei confronti dei fattori biotici che li possono interessare (es. Fusarium spp., Phytophtora spp., nematodi, ecc.)
  7. In ultimo, ma non per importanza, vanno annoverate la permanenza dei frutti sulla pianta e la shelf-life. Questi aspetti, infatti, permettono di ampliare il calendario di raccolta e commercializzazione, garantendo infine una presenza più costante e prolungata dei frutti sugli scaffali

Tutti questi fattori determinanti nella scelta del portinnesto sono stati – e lo sono ancora per certe varietà – lasciati alla discrezione delle singole aziende agricole. La mancanza di sperimentazione in Italia da parte degli enti competenti, ha fatto sì che la ricerca e la selezione di nuovi portinnesti  fosse portata avanti da altre nazioni che avevano fronteggiato in precedenza il problema del CTV. I primi portinnesti sviluppati, come Citrange troyer, Citrange carrizo e Citrumelo swingle, sono stati infatti ottenuti all’estero e, seppur in prova in alcune aziende italiane, non sono perfettamente conosciuti in tutti i principali areali vocati all’agrumicoltura nostrana. Tra quelli più noti oggi abbiamo: Citrange carrizo, Citrange troyer,  Citrumelo swingle, Citrus volkameriana, Citrus macrophylla, New Forner-Alcaide N 5, Citrange C35, Bitters (C22), Carpenter (C54).

La vasta disponibilità di portinnesti per le specie agrumicole consente oggi di poter fare delle scelte studiate sulla base di diverse variabili che possono caratterizzare un impianto di agrumi. Fatto salvo lo studio delle condizioni di terreno che caratterizzano l’agrumeto, la scelta del portinnesto può giocare un ruolo fondamentale. Se correttamente individuato, infatti, il portinnesto da un lato conferisce alla pianta una maggiore resistenza a fattori biotici e abiotici, dall’altro consente di raggiungere specifici risultati in termini agronomici (affinità di innesto) e in termini produttivi (buona produttività e qualità organolettica, elevati calibri dei frutti).

 

A cura di: Giuseppe Tornello – Agronomo dello Studio Associato CO.R.AGRO
© fruitjournal.com

Articoli Correlati