Sebbene il mandorlo sia una coltura naturalmente resistente alla siccità, una gestione idrica mirata può migliorare significativamente la produzione. Tuttavia, l’intensificarsi degli effetti dei cambiamenti climatici rende sempre più difficile garantire un apporto idrico costante, spingendo la ricerca a individuare soluzioni più sostenibili.
In questo contesto, un recente studio condotto dall’Istituto Tecnologico Agrario di Castiglia e León ha analizzato il ruolo del portinnesto nella tolleranza alla siccità, focalizzandosi su piantagioni ad alta densità coltivate con risorse idriche limitate. La ricerca ha messo a confronto la risposta morfologica e fisiologica di piante di mandorlo autoradicate con quelle innestate sul portainnesto Rootpac® 20, valutando in particolare la loro capacità di ripresa al termine del periodo di stress idrico. Aspetto fondamentale per la scelta del materiale vegetativo più adatto a condizioni di irrigazione variabili, aprendo la strada a strategie agronomiche più efficienti.
Gestione idrica dei mandorleti: la sperimentazione
L’esperimento è stato condotto su 80 piante di Prunus dulcis, trapiantate in serra nel giugno 2018. Le piante, suddivise equamente tra autoradicate e innestate su Rootpac® 20, sono state coltivate in vasi da 5 litri con un substrato composto da fibra di cocco, torba e vermiculite.
Dopo un’irrigazione quotidiana per le prime tre settimane, le piante sono state sottoposte a due distinti trattamenti idrici per un totale di 55 giorni: un gruppo ha continuato a ricevere acqua regolarmente, mentre un altro è stato sottoposto a una sospensione dell’irrigazione per 20 giorni, seguita da una fase di recupero di 35 giorni con irrigazione regolare.
Le piante sono state così suddivise in quattro gruppi sperimentali:
- AS (autoradicate in condizioni di siccità)
- AR (autoradicate con irrigazione regolare)
- RpS (innestate su Rootpac® 20 in siccità)
- RpR (innestate su Rootpac® 20 con irrigazione regolare).
Per garantire l’affidabilità dei risultati, sono state inoltre monitorate attraverso indicatori chiave come il peso secco di foglie, fusto e radici, il consumo idrico giornaliero e la superficie fogliare. L’analisi statistica dei dati è stata effettuata mediante analisi della varianza (ANOVA) con il test di Duncan, utile a verificare la significatività delle differenze tra i gruppi sperimentali.
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Differenze tra piante autoradicate e innestate: i risultati
Lo studio ha prodotto risultati sorprendenti sulle differenze tra le piante di mandorlo autoradicate e quelle innestate su Rootpac® 20 in condizioni di siccità. I dati mostrano che le piante innestate hanno subito una riduzione più marcata della superficie fogliare rispetto alle autoradicate, segno di una minore capacità di adattamento alla scarsità d’acqua.
L’impatto del deficit idrico sulla crescita complessiva è stato rilevante: sebbene la biomassa aerea si sia ridotta in tutte e due le piante sottoposte a stress, l’apparato radicale ha risentito meno della carenza d’acqua, soprattutto nelle autoradicate. Queste ultime hanno evidenziato un aumento del rapporto radice/germoglio, un fattore che potrebbe agevolare il trapianto e migliorare l’attecchimento in campo.
Inoltre, le analisi sul potenziale idrico del fusto e sul contenuto idrico relativo delle foglie hanno confermato livelli di stress più elevati nelle piante innestate. Tuttavia, le autoradicate, pur crescendo meno, hanno mostrato una capacità di recupero più rapida una volta ripristinata l’irrigazione.
Implicazioni per la gestione idrica dei mandorleti
In un contesto di cambiamenti climatici e crescente scarsità d’acqua, questa ricerca offre spunti significativi per la gestione idrica dei mandorleti in condizioni di irrigazione limitata con l’obiettivo di garantire rese produttive più stabili nel lungo periodo. Lo studio ha infatti evidenziato come la scelta del materiale vegetale sia cruciale per ottimizzare l’uso delle risorse idriche nei mandorleti ad alta densità.
Il prossimo passo? Approfondire le analisi sul campo per sviluppare strategie di irrigazione più sostenibili e migliorare la resilienza dei mandorleti nei climi mediterranei.
Federica Del Vecchio
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