Indice
Era già accaduto nel giugno 2024 su piante di riso. Qualche giorno fa, in Valpolicella, l’ennesimo affronto alla ricerca. Nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 febbraio, ignoti vandali hanno distrutto un esperimento viticolo d’avanguardia condotto dall’Università di Verona nel vigneto sperimentale di San Floriano in Valpolicella. L’attacco ha riguardato le viti di Chardonnay ottenute tramite Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA), messe a dimora lo scorso ottobre, segnando una grave battuta d’arresto per la ricerca. Atti vandalici, dunque, ma con un obiettivo chiaro: fermare l’innovazione.
Atti vandalici in Valpolicella: battuta d’arresto per la sperimentazione di viti TEA
Questo impianto sperimentale rappresentava il primo caso in Europa di viti TEA coltivate in campo aperto, un passo cruciale per testare sul territorio le innovazioni sviluppate dal gruppo di genetica agraria dell’ateneo scaligero. “La ricerca non si ferma distruggendo le piante” – le parole del rettore dell’Università di Verona, Pier Francesco Nocini, che ha poi espresso solidarietà ai ricercatori e alle ricercatrici coinvolti nel progetto.
Le viti TEA erano state modificate geneticamente con tecniche di evoluzione assistita per renderle resistenti alla peronospora, una delle più gravi malattie della vite. Questa sperimentazione, portata avanti dallo spin-off universitario EdiVite, era stata regolarmente autorizzata dagli enti competenti, nel rispetto delle normative vigenti. Il vigneto costituiva un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, fondamentale per verificare in campo i risultati di anni – se non decenni – di studi condotti nei laboratori di genetica e biologia molecolare.
“Si tratta di un atto vandalico estremamente grave – ha dichiarato David Bolzonella, direttore del Dipartimento di Biotecnologie dell’ateneo – e al momento non sappiamo se e quando potremo riprendere la sperimentazione”.
Le piante oggetto dell’esperimento rappresentavano un’importante innovazione nel miglioramento genetico, ottenute mediante modifiche mirate di specifiche sequenze di DNA senza alterarne l’assetto genetico né introdurre materiale esogeno. L’obiettivo era dimostrare l’efficacia delle viti TEA nel contrasto alle malattie, con un conseguente ridotto impiego di fitofarmaci, a beneficio sia della salute umana sia della sostenibilità ambientale. “Chi lavora nella ricerca è tenuto alla trasparenza. Al contrario, chi compie questi atti vandalici è portato ad agire nell’ombra, da vigliacco” – il commento a Fruit Journal del Direttore del Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia (CREA-VE) Italia, Riccardo Velasco.
Questo, d’altronde, è apparso sin da subito come l’ennesimo tentativo di ostacolare il progresso scientifico, con un’aggressione mirata contro le TEA e contro la ricerca in generale. L’episodio dei giorni scorsi non è infatti un caso isolato. Già l’estate scorsa, presso l’azienda Cascina Erbatici a Mezzana Bigli, in provincia di Pavia, un altro atto vandalico aveva portato alla distruzione di un campo sperimentale di piante di riso migliorate con le TEA. Le piante distrutte erano state sviluppate per essere più resistenti al brusone, il principale parassita fungino del riso, attraverso mutazioni in tre geni specifici. Questo progetto rappresentava il primo esperimento in Italia di questo tipo, frutto di anni di ricerca da parte dell’Università degli Studi di Milano.
- Leggi anche: Drupacee e TEA: a piccoli passi
Innovazione sotto attacco: la condanna di Confagricoltura
In risposta all’ultimo atto vandalico in Valpolicella, Confagricoltura ha espresso ferma condanna, sottolineando l’importanza delle TEA e delle sperimentazioni in campo per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e dalle fitopatie. La Confederazione ha manifestato solidarietà al gruppo di genetica agraria dell’Università di Verona e ha ribadito che la ricerca sulla genetica vegetale è una via sicura e sostenibile per potenziare la produttività dell’agricoltura italiana, tutelando al contempo l’ambiente e la salute umana. Confagricoltura ha inoltre sollecitato il Ministero dell’Ambiente a valutare l’opportunità di rendere pubblica la geolocalizzazione delle sperimentazioni in campo, alla luce del ripetersi di tali atti vandalici.
Come sottolineato a più voci, questi atti di sabotaggio rappresentano un grave ostacolo al progresso scientifico e all’innovazione in agricoltura, che mettono a rischio progetti fondamentali per lo sviluppo di colture più resilienti e sostenibili. Il danno non risiede solo nei ritardi che questi gesti comportano, ma anche sulle possibilità che il mondo della ricerca può offrire. “Episodi come questo rallentano la ricerca – ha ribadito il dott. Velasco – ma senza dubbio non ci fermeranno”.
- Leggi anche: Vite resistente a peronospora, presto in arrivo
Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com
Photo credit: depositphotos.com