Occhio di pavone: un identikit per contrastarlo

Conoscere le condizioni favorevoli alla diffusione dell’agente causale di questa malattia fungina è indispensabile per ridurre al minimo la sua presenza negli oliveti. Come gestirlo?

da f.delvecchio
occhio di pavone

L’occhio di pavone, causato dal fungo Venturia oleaginea, è la malattia fungina più diffusa negli oliveti delle regioni mediterranee. Sebbene particolarmente frequente in quest’area, la fitopatia è ormai radicata anche in altre importanti zone olivicole del mondo, come la California, il Sudafrica, il Sud America e l’Etiopia.
V. oleaginea è un fungo patogeno che penetra attivamente gli organi verdi dell’olivo, con una predilezione delle foglie. Sulla lamina superiore di queste ultime si manifestano tipiche macchie rotondeggianti di colore bruno ad anelli concentrici circondati all’esterno da un alone giallastro, un aspetto che ha dato origine al nome comune della malattia, occhio di pavone. L’azione patologica del fungo non si limita all’apparato fogliare: in condizioni favorevoli, può estendersi anche a giovani rametti e drupe, aggravando ulteriormente la sintomatologia e il potenziale impatto produttivo. Se non gestito tempestivamente, il fungo può causare una significativa defogliazione, riducendo l’efficienza fotosintetica e la capacità delle piante di sintetizzare nutrienti. Questa contrazione della superficie assimilante può raggiungere notevole intensità compromettendo la produttività della pianta nell’anno corrente e determinando altresì una riduzione nella differenziazione delle gemme a fiore e nella produzione a frutto dell’anno successivo, causando danni economici importanti per gli olivicoltori.

Riconoscere tempestivamente l’occhio di pavone e comprendere le condizioni ambientali che ne favoriscono la diffusione costituiscono la strategia più efficace per un controllo mirato e sostenibile. Una diagnosi precoce, unita a una conoscenza approfondita dei fattori predisponenti, consente infatti di limitare al minimo l’incidenza della malattia negli oliveti, preservando la produttività e la salute delle piante.

occhio di pavone

Ciclo biologico e condizioni predisponenti

La diffusione del fungo responsabile dell’occhio di pavone avviene tramite la produzione di conidiospore, spore asessuate che rappresentano il principale mezzo di propagazione del patogeno. Dopo aver colonizzato i tessuti fogliari e completato il proprio sviluppo sub-cuticolare, il fungo forma rami miceliari che si sviluppano verso l’alto, perforando la cuticola della foglia. Da questi rami conidiofori, si formano i conidi con struttura piriforme, uni- o bicellulari, in grado di staccarsi facilmente e diffondere l’infezione. Ogni conidioforo può produrre più conidi in successione, sfruttando la cicatrice lasciata dal conidio precedente come punto di formazione per il successivo. La presenza di acqua è un elemento imprescindibile per la disarticolazione dei conidi dai conidiofori e la loro successiva disseminazione. Tuttavia, la germinazione dei conidi è possibile solo per un breve periodo – pochi giorni dopo il loro distacco – e richiede condizioni ambientali specifiche: le superfici vegetali devono rimanere bagnate per un periodo prolungato, mentre l’umidità relativa deve essere prossima alla saturazione. Questi requisiti ambientali favoriscono la diffusione del patogeno, che si manifesta con maggiore intensità nelle zone inferiori della chioma.

Date le condizioni ambientali predisponenti, le infezioni di V. oleaginea si concentrano principalmente nei mesi primaverili e autunnali, quando piogge frequenti e temperature miti creano un ambiente ideale per la propagazione del fungo. Il periodo di incubazione varia in base alla stagionalità: nelle infezioni tardo-primaverili, può essere necessario un periodo di 2-3 mesi prima che i sintomi siano visibili, laddove in quelle autunnali l’incubazione è più rapida, richiedendo solo 15-20 giorni circa per la manifestazione dei primi sintomi. Durante l’estate il fungo non trova le condizonio favorevoli alle infezioni, mentre nel periodo invernale entra in uno stato di quiescenza. Tuttavia, nelle regioni del Sud Italia, caratterizzate da inverni miti e piovosi, la malattia può manifestarsi anche nei mesi invernali, rendendo il controllo di V. oleaginea una sfida costante per gli olivicoltori.

Strategie agronomiche per prevenire l’occhio di pavone

Una gestione corretta nella protezione dell’olivo da V. oleaginea dipende innanzitutto da una serie di pratiche agronomiche come:

  • Gestione delle densità d’impianto e della potatura: in oliveti con chiome più dense e ravvicinate, dove l’aerazione è ridotta e l’umidità viene trattenuta più facilmente, il fungo tende a diffondersi con maggiore facilità. Gli impianti intensivi o superintensivi, caratterizzati da una densità d’impianto elevata, possono quindi creare condizioni favorevoli allo sviluppo del patogeno. Al contempo, è fondamentale intervenire sulla gestione della chioma: una potatura ben eseguita permette di migliorare la circolazione dell’aria all’interno della chioma riducendo il rischio di infezione.
  • Irrigazione e concimazione: ristagni idrici e umidità elevata facilitano la propagazione del fungo, pertanto sono da evitare irrigazioni eccessive o non correttamente gestite. Allo stesso modo, una concimazione azotata eccedente può favorire una crescita vegetativa troppo vigorosa, con lo sviluppo di una chioma folta e ombreggiata che trattiene ulteriormente l’umidità.
  • Scelta varietale: il miglioramento genetico rappresenta uno degli strumenti più efficaci per ridurre l’impatto delle malattie nelle coltivazioni, contenendo l’impiego di agrofarmaci. La selezione e l’introduzione di varietà resistenti o tolleranti al fungo consentono di limitare i danni derivanti dall’occhio di pavone, ottimizzando al contempo la produttività delle colture. Nel comparto olivicolo, alcune varietà come Leccino, Cellina di Nardò, Nociara e Ogliarola salentina si distinguono per la loro minore suscettibilità a questo patogeno fungino. Altre varietà, come Cima di Melfi, Coratina, Ogliarola barese e Rotondella, mostrano una tolleranza media al patogeno, offrendo un compromesso accettabile in termini di resistenza e adattabilità. Tuttavia, varietà più sensibili come Carolea e Moraiolo risultano più vulnerabili all’occhio di pavone, richiedendo una gestione più attenta e interventi preventivi costanti.

occhio di pavone

Gestione fitosanitaria nella protezione dell’olivo da occhio di pavone

Per quanto l’adozione di pratiche preventive e sostenibili sia indispensabile per mitigare l’impatto delle malattie, il trattamento con prodotti fitosanitari si rivela spesso indispensabile per contenere l’infezione e ridurre i danni negli oliveti, specialmente in annate particolarmente predisponenti lo sviluppo e la diffusione del patogeno.
In questi contesti, il ricorso a trattamenti mirati, basati su una somministrazione razionale e coerente con i principi dell’agricoltura integrata, può fare la differenza nel controllo della malattia. Il monitoraggio dell’evoluzione biologica del patogeno rappresenta, in tale gestione fitosanitaria un’attività necessaria per impostare un corretto controllo delle infezioni.

Alla fine del periodo invernale è necessario valutare la percentuale delle foglie infette nell’oliveto, verificabile facilmente con un rilievo visivo delle foglie, in quanto le macchie dell’occhio di pavone sono bene evidenti.
In relazione alla percentuale rilevata, se inferiore al 20%, è possibile evitare interventi in tale periodo, con successivo controllo nel periodo primaverile e autunnale. In caso il rilievo ha evidenziato una percentuale superiori al 20%, è consigliato un intervento con prodotti a base di rame per determinare una cascola precoce di foglie infette e un risanamento temporaneo della pianta, in quanto, i conidi caduti al suolo con le foglie non sono più in grado di infettare la vegetazione.
Nel periodo primaverile, le infezioni vanno ad interessare le nuove foglie che si sviluppano con la crescita dei rametti. Il patogeno ha però necessità di un substrato fogliare quasi sviluppato per determinare le infezioni, per cui, è necessario attendere la formazione almeno del terzo-quarto nodo fogliare perché ciò avvenga.
In questo periodo è necessario, se le condizioni climatiche sono favorevoli alle infezioni, proteggere le nuove foglie dalle infezioni, ma anche devitalizzare ulteriori conidi presenti sulle foglie dell’annata precedente. La scelta delle sostanze attive presenti in commercio è abbastanza ampia utilizzando prodotti rameici, acuprici, microbici, strobilurine e triazoli.

occhio di pavone

Sostanze attive registrati su olivo per occhio di pavone

Il perdurare delle condizioni climatiche nel periodo primaverile, comporta una maggiore protezione dalle infezioni con la necessità di un ulteriore intervento prima della fioritura. Successivamente, nel periodo di fine primavera-estate, le infezioni sono molto limitate o assenti ma, a fine estate è possibile valutare nel nostro oliveto la diffusione e l’intensità di attacco che si è verificata nel periodo primaverile, utilizzando la diagnosi precoce delle infezioni (immersione delle foglie di olivo in una soluzione acquosa di Soda caustica al 5%, riscaldata a 40°C per 2-3 minuti), che sono ancora in una fase di incubazione e che manifesteranno, a fine estate autunno, i loro sintomi sulla pagina superiore delle foglie.

 

Donato Liberto
© fruitjournal.com

 

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